Mentre gli avvocati dei popoli indigeni (avvocati essi stessi) presentano una nuova denuncia
contro il presidente brasiliano alla Corte penale internazionale, per crimini
contro l'umanità ed ecocidio, “Bolsonaro si prepara già a emulare Trump alle
prossime elezioni, iniziando con gli attacchi al sistema elettorale e con
l’offensiva per l’introduzione del voto cartaceo” dice il manifesto di ieri
che riproduciamo “a fronte dei reali problemi che affliggono la popolazione,
alle prese non solo con la pandemia, ma anche con l’alto tasso di
disoccupazione e con l’aumento del prezzo degli alimenti…
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Bolsonaro rigetta il Brasile nell’incubo: carri armati nella
capitale
Brasile. Parata militare nel cuore dello Stato, non era mai successo dai tempi della dittatura. Bocciata (per ora) la riforma costituzionale con cui il presidente vuole influenzare le elezioni del 2022
Non poteva apparire più sinistra la parata militare che
martedì mattina, a Brasilia, ha attraversato la Praça dos Três Poderes – quella
che ospita il Planalto (la sede della presidenza), il Congresso e la Corte
suprema – per consegnare al presidente Bolsonaro e al ministro della Difesa
Braga Netto l’invito a prendere parte, il prossimo 16 agosto, all’annuale
esercitazione militare nota come Operação Formosa.
Non era mai successo, dalla fine della dittatura, che i carri armati sfilassero lungo la spianata dei ministeri, con l’ovvia eccezione della festa dell’indipendenza del 7 settembre.
«Per consegnare un invito bastava prendere l’ascensore e
salire al terzo piano del Planalto, non servivano i carri armati», ha
commentato l’ex-ministro degli Esteri del governo Lula Celso Amorim parlando di
«minaccia golpista».
E ancora più grave è che l’inedita dimostrazione di forza da
parte di quello che il presidente chiama «il mio esercito» sia avvenuta proprio
nel giorno della votazione alla Camera dei deputati della Pec (proposta di
emendamento costituzionale) sul voto cartaceo, la grande battaglia in cui si è
lanciato Bolsonaro in vista delle presidenziali del 2022.
Il tutto in un momento di forti tensioni tra il governo e
gli altri poteri dello Stato, culminate sia nella decisione del Tribunale
superiore elettorale di indagare Bolsonaro per «abuso di potere politico ed
economico» in seguito ai suoi ripetuti attacchi al sistema elettorale, sia in
quella del giudice della Corte suprema Alexandre de Moraes di includere il nome
di Bolsonaro nell’inchiesta sulle fake news, ritenendo infondate le sue denunce
sulle presunte frodi elettorali legate al voto elettronico.
«De Moraes ha aperto un’inchiesta basata sulla menzogna
accusandomi di essere un bugiardo», ha reagito il presidente, aggiungendo in
tono minaccioso: «Questo tipo di indagine è prevista dalla Costituzione? No.
Quindi anche l’antidoto non si trova tra le quattro righe della Costituzione».
In questo quadro, che la parata militare sia stata un atto
di intimidazione appare persino ovvio, benché tra i parlamentari qualcuno abbia
parlato solo di un’altra delle bravate del presidente o, ancor peggio, come ha
affermato il presidente della Camera Arthur Lira, di «una tragica coincidenza».
Di casuale, tuttavia, non ci sarebbe stato proprio nulla, se
è vero che – contrariamente a quanto affermato dalla Marina, secondo cui la
data della parata militare sarebbe stata decisa in tempi non sospetti –
l’ordine di far sfilare i carri armati a Brasilia sarebbe partito direttamente
da Bolsonaro e solo venerdì scorso, come riporta il giornale Estado de S.
Paulo.
Ma, in ogni caso, su quali siano le intenzioni del
presidente non esistono margini di dubbio. Con la popolarità in calo e il
rischio concreto che Lula, in testa nei sondaggi, lo sconfigga nel 2022,
Bolsonaro si prepara già a emulare Trump alle prossime elezioni, iniziando con
gli attacchi al sistema elettorale e con l’offensiva per l’introduzione del
voto cartaceo.
Offensiva, peraltro, inopportuna a fronte dei reali problemi
che affliggono la popolazione, alle prese non solo con la pandemia, ma anche
con l’alto tasso di disoccupazione e con l’aumento del prezzo degli alimenti.
La manovra, in ogni caso, è almeno per ora fallita, dal
momento che la Pec sul voto cartaceo, già bocciata per 23 voti a 11 dalla
commissione speciale della Camera, è stata respinta anche dalla plenaria:
soltanto 229 i voti a favore (con 218 contrari) rispetto ai 308 richiesti per
l’approvazione di qualsiasi proposta di emendamento costituzionale.
Ma per Bolsonaro – che nel 1993 si batteva per il voto
elettronico denunciando i brogli legati a quello cartaceo e che ora afferma
ripetutamente che non ci saranno elezioni finché non verrà modificato l’attuale
sistema di voto – quel che conta è agitare le acque e tenere la base mobilitata
e pronta a intervenire. Per poi non accettare altro risultato, nel 2022, che
quello della sua – al momento improbabile – rielezione.
https://ilmanifesto.it/bolsonaro-rigetta-il-brasile-nellincubo-carri-armati-nella-capitale/
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