venerdì 15 maggio 2020

pc 15 maggio - Speciale Coronavirus 2 Proletari Comunisti - ANALISI DI CLASSE NO BANALITA' - SUL DOPPIO COMPITO DEI COMUNISTI

Ribadiamo l'analisi di fondo: la pandemia è il prodotto del sistema imperialista nel suo stadio di crisi, putrefazione. Essa non è una manovra - come stupidamente anche in settori che si dicono comunisti rivoluzionari viene affermato, con la conseguenza non di elevare la denuncia e la lotta ma di normalizzarla - non è un pretesto, un complotto per scaricare sui proletari e le masse la crisi economica – questo lo facevano già e lo fanno e la borghesia non ha bisogno di utilizzare pretesti. La pandemia è frutto del modo di produzione capitalista che per il suo profitto, lo sfruttamento e la distruzione delle forze produttive, della natura non può che produrre pandemie permanenti che poi non è in grado di risolvere e il capitale stesso e il suo sistema politico e statale si trova imbrigliato nelle sue stesse contraddizioni e chiaramente cerca di uscirne scaricando ancora di più sui proletari e le masse.

Ma tutto questo è la dimostrazione che non c'è alternativa: o socialismo o barbarie, perchè alla ciclicità delle crisi economiche si intrecceranno in maniera più ravvicinata i cicli di pandemie che a loro volta allargheranno, come in questo periodo, la crisi economica.
L'azione distruttiva che i diversi governi hanno portato nel campo della sanità per il profitto, la speculazione dei privati e l'attuazione di logiche uguali anche nelle strutture pubbliche hanno trasformato la pandemia in strage.
Ma è estremamente riduttivo e indica solo gli effetti e non le cause vedere questa emergenza
soprattutto come crisi sanitaria, quando essa invece dimostra in maniera più evidente che il sistema capitalista/imperialista produce crisi, guerre, devastazioni, pandemie e che solo il suo rovesciamento può ”salvarci”.
I comunisti non sono catastrofisti e non devono strillare più delle masse, ma far vivere la scienza del proletariato: da sempre il capitalismo agisce così, e nella sua fase suprema, l'imperialismo, distrugge le stesse forze produttive che ha sviluppato; ma la “forza produttiva principale” che ha sviluppato, il proletariato, la classe operaia è e resta il suo “becchino”.

Il governo, al servizio, sensibile ai padroni, stretto tra i pressanti diktat della Confindustria, dei grandi padroni e dell'arco di classi e ceti ad essi alleati, in primis i commercianti, ecc, e l'”opposizione” di destra interna (Renzi e suoi ministri e M5S) e l'opposizione esterna fascio-populista, produce provvedimenti e decreti che sempre più danno sostegno, soldi a fondo perduto, sgravi, libertà ai padroni (che però pretendono di più) e poco o niente ai lavoratori e alle masse popolari, a cui invece si aggiungono vessazioni, confusioni, burocrazia anche nelle poche cose previste (vedi ritardi per la Cigd), repressione se lottano, protestano; intanto va avanti e ha effetto la pressione delle Regioni che vogliono piena libertà per commercianti, artigiani che ingrossano la base sociale della destra fascio-populista-razzista alla Salvini-Meloni (su questo noi siamo per il centralismo e non per l'autonomia regionale, che è ora come ora sempre più a destra. Noi non siamo d'accordo che in nome degli interessi dei commercianti il governo apra tutto, quando ancora la dinamica della pandemia, dei contagiati, dei morti non si è fermata).
Le soluzioni alternative a questo governo si presentano con ipotesi di governi ancora più allineati ai desideri dei padroni grandi e medi; soluzioni che andrebbero o verso i cosiddetti “governi tecnici (si fa il nome di Draghi, o della task force all'interno di questo stesso governo) o verso le elezioni con la vittoria ancora sempre possibile dei fascio-populisti - con Salvini e Meloni al potere avremmo una gestione dell'emergenza più simile a quella di Trump, Bolsonaro.

Il problema nel nostro campo è quello nell'immediato di lavorare per far crescere un movimento di massa a direzione proletaria in grado di contrastare le misure del governo, di far pagare il massimo del “conto” per la situazione creata (vedi i morti in Lombardia), ed imporre con la lotta soluzioni che rispondano meglio alle esigenze dei proletari e delle masse popolari su sanità, salario, lavoro, sicurezza, case, ecc. Più a lungo termine, di lavorare perchè la classe operaia, le fabbriche scendano forti in campo; in questo senso non siamo per perpetuare il “restare a casa” per i lavoratori, ma perchè prendano il loro posto centrale sul fronte della lotta.
Per la posizione di cogestione con i padroni dei sindacati confederali e la debolezza delle organizzazioni sindacali di base, al di là dell'autopropaganda a cui sono inclini, le fabbriche non sono ancora al centro dello scontro reale. Ma questa situazione è temporanea, perchè l'effetto profondo della crisi economica e della recessione è proprio sul fronte delle chiusure, ristrutturazioni di fabbriche, riduzione del costo del lavoro, attacco ai posti di lavoro, che troverà la sua manifestazione più importante e sarà l'inevitabile base oggettiva per lo sviluppo della difesa/resistenza delle lotte operaie.

Il capitale si riprende dalla crisi, solo il suo rovesciamento con la rivoluzione proletaria può fermarlo. Il capitale fa dell'uscita della crisi un'occasione per nuove fonti di profitto e di estorsione del plusvalore, la sanità ora diventerà il nuovo “eldorado” in cui varie aziende si ricicleranno non certo per dare le risposte che servono alla sanità ma per la loro ripresa; ma certamente il periodo che si avvicina dall'autunno in poi è quello del dispiegarsi della crisi e dello scaricamento sui lavoratori. Anche perchè, essendo dentro una crisi mondiale, agiscono i rapporti di forza tra i diversi paesi imperialisti e l'Italia tra i grandi paesi imperialisti è e resta un anello debole.
Le misure decise a livello europeo, a cui l'imperialismo italiano non può certo sottrarsi perchè più sovranismo vuol dire più crisi non certo più fondi, saranno inferiori alle necessità perchè rispecchiano la diversa forza dei paesi imperialisti.
Se per noi il centro resta la classe operaia dobbiamo chiaramente partecipare, organizzare, sostenere la lotta di tutti i settori proletari più colpiti.
Dobbiamo operare nella lotta di classe quotidiana, per il radicamento sociale che ha a che fare con la lotta agli effetti concreti dell'azione dei padroni e del governo sui lavoratori e le masse popolari, sostenendo le forme di organizzazione che hanno una capacità di combattimento, senza voler mettere le “braghe al mondo”. Facendo questo, contrastare anche idee sbagliate tra le masse o di paura impotente o illusorie/fiduciose sull'azione del governo, o di “ritorno alla normalità” che significa solo tornare, in peggio, a tutti i gravi problemi di prima.
L'Italia, tra i paesi colpiti dal coronavirus e dalle misure dei governi e Stati, è stato un paese d'esempio per gli scioperi, le proteste, per le manifestazioni di piazza che hanno sfidato i divieti inutili e solo repressivi.
Questo incoraggia il lavoro tra i lavoratori e le masse.
Nello stesso tempo vogliamo lavorare per costruire gli strumenti per la rivoluzione: il Partito, il Fronte unito e la forza combattente. La prima questione è la costruzione del Partito perchè senza il suo partito la classe operaia non ha possibilità di influenzare il fronte unito e questo viene inevitabilmente influenzato ed egemonizzato dalla piccola borghesia.
Per la costruzione del Partito importante in questa fase tra le avanguardie è la propaganda rivoluzionaria e il lavoro teorico. Non abbiamo bisogno e non è possibile un grande Partito, c'è bisogno di un piccolo Partito ma formato dagli elementi più coscienti della classe, che sappiano parlare alle masse, essere riconosciuti, capaci di organizzare le masse.

I comunisti devono approfittare di questo momento per rafforzare il loro lavoro strategico e per farsi riconoscere dalle masse, battendo pessimismo e opportunismo/economicismo.
Hanno come dire un “doppio compito”

Nessun commento:

Posta un commento