martedì 12 maggio 2020

pc 12 maggio - Mentre i fascio populisti interni ed esterni al governo bloccano ogni provvedimento di sanatoria per gli immigrati... sviluppare la lotta autorganizzata dei migranti

La posizione dello Slai cobas per il sindacato di classe
Mettiamo in campo una mobilitazione nazionale effettiva
contro la falsa "regolarizzazione" che il Governo sta per varare, ma soprattutto perché tutte le esperienze precedenti dimostrano che tutti i provvedimenti a favore dei migranti sono stati conquistati non grazie a campagne di opinione ma attraverso le dure e difficili lotte, proteste, in cui i migranti sono stati protagonisti in prima persona.
Sviluppiamo in ogni territorio l'autorganizzazione dei braccianti migranti a partire da tutte quelle realtà dai braccianti bloccati nelle baraccopoli.
Siamo per la sanatoria incondizionata per tutti i presenti in Italia, che sia proporzionata all'emergenza del coronavirus, la cui salute e la stessa vita è messa in grave rischio dalla condizione di non lavoro, dalla mancanza di reddito e/o di alloggi. Per tutti occorre rivendicare documenti, permesso di soggiorno, reddito, case, diritto d'asilo, contratti di lavoro, chiusura dei CPR, blocco delle espulsioni e riapertura dei porti.

L'appello di Campagne in lotta
Dai ghetti delle campagne ai tempi del COVID:
l'immigrazione non è un crimine, la solidarietà non è un reato!
Lavorare sfruttati e senza contratti, vivere senza documenti e abitare in ghetti sovraffollati senza acqua corrente o assistenza medica, non sono una novità nelle campagne italiane. E allora perché in questi giorni, proprio quando si parla solo di COVID, si sono riaccesi i riflettori sui ghetti ed i braccianti immigrati?
Se da una parte è chiaro che le condizioni di vita dei lavoratori delle campagne importano solo quando potrebbero mettere a rischio anche noialtri, dall’altro il più grande motivo di preoccupazione, per chi ora va in televisione a improvvisarsi salvatore dei braccianti, rimane la mancanza di forza
lavoro per l'agricoltura. Se oggi ci parlano dell'effetto del COVID nelle campagne è soprattutto perché il settore agricolo in Italia, così come in molti altri paesi europei, rischia di essere messo in ginocchio dall’assenza di manodopera a disposizione.
D'improvviso, gli scaffali nei supermercati restano vuoti e ogni alternativa per risolvere questo deficit di manodopera si conferma irrealizzabile. Ed ecco allora che chi finora è rimasto zitto e contrariato davanti alle lotte che rivendicavano documenti per tutti, grida al miracolo della sanatoria, come se offrire qualche debole permesso di soggiorno temporaneo, senza mettere in discussione la dinamica della ricattabilità, rappresentasse altro che una stampella necessaria alla prosecuzione dello stesso sfruttamento. Si parla di regolarizzazione... ma solo per chi dimostra di poter ottenere un contratto di lavoro, solo per chi si dimostra indispensabile per il settore agricolo. In poche parole i diritti di una persona acquisiscono valore se e solo se l'economia non può farne a meno, mentre tutte le lotte portate avanti negli ultimi anni vengono dimenticate, e chi vi ha preso parte schiacciato e represso.
E così, mentre il COVID getta luce su problemi tutt'altro che nuovi, le istituzioni reagiscono con sanatorie e altri espedienti emergenziali e temporanei, un approccio che si riconferma razzista e contraddittorio. Si impone il rispetto delle norme igieniche, negando però l'accesso all'acqua corrente; si impone alle persone di non uscire di casa, salvo poi minacciare lo sgombero degli insediamenti in cui vivono e affibbiare dei daspo; si necessitano stagionali che garantiscano l'approvvigionamento di prodotti ortofrutticoli, salvo poi multarli per il mancato rispetto della distanza minima all'interno del furgone in cui vanno a lavoro.

Contro la violenta gestione delle loro vite da parte delle istituzioni, da anni i lavoratori e le lavoratrici delle campagne portano avanti, nonostante l'indifferenza dei media, una lotta tenace e serrata per rivendicare la propria necessità di autodeterminarsi e di ottenere documenti, case e contratti. A questa lotta, le risposte preferite sono sempre le stesse, briciole e repressione. Allo Stato seguono associazioni e sindacati, troppo impegnati a distribuire qualche simbolico pacco di pasta (ma solo se c'è qualche telecamera a riprendere) per ascoltare le reali rivendicazioni di chi vive nei ghetti.
E a questo si aggiungono le varie forme di repressione, controllo e segregazione cui i lavoratori sono sottoposti, e con loro le e i solidali che da anni sostengono le loro lotte. Già, perché in questi tempi difficili in cui tanti servizi vengono sospesi a causa dell'emergenza, la polizia non ha problemi a notificare denunce e fogli di via, denunce, decreti penali, limitazioni della libertà di movimento.
Se in questi tempi difficili la paralisi e l'isolamento sembrano inevitabili, noi non possiamo permetterceli. La solidarietà ha tante forme, le maniere per organizzarci altrettante. Intanto, per chi può, per aiutarci ad affrontare le ingenti spese legali, c’è la possibilità di dare un contributo direttamente sul nostro sito campagneinlotta.org, attraverso il pulsante DONAZIONE. Inoltre, la Cassa di Solidarietà La Lima da anni supporta (non solo economicamente) chi lotta, ma anche chi vivendo ai margini viene colpito dalla repressione. Sosteniamoci a vicenda sin da ora. Oggi più che mai, le lotte delle campagne non possono passare sotto silenzio, oggi più che mai non possiamo voltare le spalle a chi soffre nella stretta della repressione. L’emergenza la viviamo tutti, perché a pagare devono essere sempre le stesse persone?
L'immigrazione non è un crimine, la solidarietà non è un reato!

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