«Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste o quelle classi, essi in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle illusioni».
(da Tre fonti e tre parti integranti del marxismo, marzo 1913)
Sul nesso tra libertà e distruzione del Capitale:
«Gli operai possono ottenere una maggiore o minore libertà politica per lottare per la propria emancipazione economica, ma nessuna libertà li strapperà alla miseria, alla disoccupazione e all'oppressione, fino a che il potere del capitale non sarà stato abbattuto».
(da Socialismo e religione, 3 dicembre 1905)
Sul compito del partito rivoluzionario:
«La teoria di Marx ha chiarito il vero compito di un partito socialista rivoluzionario: non elaborazione di piani per riorganizzare la società, non prediche ai capitalisti ed ai loro reggicoda sul modo di migliorare la situazione degli operai, non organizzazione di congiure, ma organizzazione della lotta di classe del proletariato e direzione di questa lotta, il cui scopo finale è la conquista del potere politico da parte del proletariato e l'organizzazione della società socialista». (da Lettera al gruppo dei redattori, 1899)11
«La teoria di Marx ha chiarito il vero compito di un partito socialista rivoluzionario: non elaborazione di piani per riorganizzare la società, non prediche ai capitalisti ed ai loro reggicoda sul modo di migliorare la situazione degli operai, non organizzazione di congiure, ma organizzazione della lotta di classe del proletariato e direzione di questa lotta, il cui scopo finale è la conquista del potere politico da parte del proletariato e l'organizzazione della società socialista». (da Lettera al gruppo dei redattori, 1899)11
Sul difficile rapporto tra spontaneità delle masse e
coscienza rivoluzionaria:
«la questione del rapporto tra coscienza e spontaneità presenta un interesse generale immenso ed esige uno studio particolareggiato. […] vi è spontaneità e spontaneità. […] in fondo l'“elemento
spontaneo” non è che la forma embrionale della coscienza. Anche le rivolte primitive esprimevano già un certo risveglio di coscienza: gli operai perdevano la loro fede secolare nella solidità assoluta del regime che li schiacciava; cominciavano... non dirò a comprendere, ma a sentire la necessità di una resistenza collettiva e rompevano risolutamente con la sottomissione servile all'autorità. E tuttavia questa era ben più una manifestazione di disperazione e di vendetta che una lotta. […] Mentre prima si trattava semplicemente di una rivolta di gente oppressa, gli scioperi sistematici rappresentavano già degli embrioni - ma soltanto degli embrioni - di lotta di classe. Presi in sé, questi scioperi costituivano una lotta tradunionista, ma non ancora socialdemocratica; annunciavano il risveglio dell'antagonismo fra operai e padroni; ma gli operai non avevano e non potevano ancora avere la coscienza dell'irriducibile antagonismo fra i loro interessi e tutto l'ordinamento politico e sociale contemporaneo, cioè la coscienza socialdemocratica. […] Abbiamo detto che gli operai non potevano ancora possedere una coscienza socialdemocratica. Essa poteva essere loro apportata soltanto dall'esterno. La storia di tutti i paesi attesta che la classe operaia colle sue sole forze è in grado di elaborare soltanto una coscienza tradunionista, cioè la convinzione della necessità di unirsi in sindacati, di condurre la lotta contro i padroni, di reclamare dal governo questa o quella legge necessaria agli operai, ecc. La dottrina del socialismo è sorta da quelle teorie filosofiche, storiche, economiche che furono elaborate dai rappresentanti colti delle classi possidenti, gli intellettuali. Per la loro posizione sociale, gli stessi fondatori del socialismo scientifico contemporaneo, Marx ed Engels, erano degli intellettuali borghesi. Anche in Russia la dottrina teorica della socialdemocrazia sorse del tutto indipendentemente dallo sviluppo spontaneo del movimento operaio; sorse come risultato naturale e inevitabile dello sviluppo del pensiero fra gli intellettuali socialisti rivoluzionari. […] È chiaro che non è affatto nelle nostre intenzioni di rimproverare ai militanti di quel tempo la loro impreparazione; ma per trarre profitto dall'esperienza del movimento e ricavarne delle lezioni pratiche bisogna rendersi ben conto delle cause e del significato di questa o quella deficienza. […] L'esperienza rivoluzionaria e la capacità organizzativa sono cose che si acquistano. Basta voler sviluppare in sé le qualità necessarie! Basta aver coscienza dei propri errori, coscienza che, nelle questioni rivoluzionarie, equivale già ad una mezza correzione! Ma il mezzo male diventa un male effettivo quando questa coscienza comincia ad oscurarsi […], quando c'è della gente […] che è pronta a presentare le deficienze come virtù e persino a tentar di giustificare teoricamente la propria sottomissione servile alla spontaneità».
(dal Che Fare?)
«la questione del rapporto tra coscienza e spontaneità presenta un interesse generale immenso ed esige uno studio particolareggiato. […] vi è spontaneità e spontaneità. […] in fondo l'“elemento
spontaneo” non è che la forma embrionale della coscienza. Anche le rivolte primitive esprimevano già un certo risveglio di coscienza: gli operai perdevano la loro fede secolare nella solidità assoluta del regime che li schiacciava; cominciavano... non dirò a comprendere, ma a sentire la necessità di una resistenza collettiva e rompevano risolutamente con la sottomissione servile all'autorità. E tuttavia questa era ben più una manifestazione di disperazione e di vendetta che una lotta. […] Mentre prima si trattava semplicemente di una rivolta di gente oppressa, gli scioperi sistematici rappresentavano già degli embrioni - ma soltanto degli embrioni - di lotta di classe. Presi in sé, questi scioperi costituivano una lotta tradunionista, ma non ancora socialdemocratica; annunciavano il risveglio dell'antagonismo fra operai e padroni; ma gli operai non avevano e non potevano ancora avere la coscienza dell'irriducibile antagonismo fra i loro interessi e tutto l'ordinamento politico e sociale contemporaneo, cioè la coscienza socialdemocratica. […] Abbiamo detto che gli operai non potevano ancora possedere una coscienza socialdemocratica. Essa poteva essere loro apportata soltanto dall'esterno. La storia di tutti i paesi attesta che la classe operaia colle sue sole forze è in grado di elaborare soltanto una coscienza tradunionista, cioè la convinzione della necessità di unirsi in sindacati, di condurre la lotta contro i padroni, di reclamare dal governo questa o quella legge necessaria agli operai, ecc. La dottrina del socialismo è sorta da quelle teorie filosofiche, storiche, economiche che furono elaborate dai rappresentanti colti delle classi possidenti, gli intellettuali. Per la loro posizione sociale, gli stessi fondatori del socialismo scientifico contemporaneo, Marx ed Engels, erano degli intellettuali borghesi. Anche in Russia la dottrina teorica della socialdemocrazia sorse del tutto indipendentemente dallo sviluppo spontaneo del movimento operaio; sorse come risultato naturale e inevitabile dello sviluppo del pensiero fra gli intellettuali socialisti rivoluzionari. […] È chiaro che non è affatto nelle nostre intenzioni di rimproverare ai militanti di quel tempo la loro impreparazione; ma per trarre profitto dall'esperienza del movimento e ricavarne delle lezioni pratiche bisogna rendersi ben conto delle cause e del significato di questa o quella deficienza. […] L'esperienza rivoluzionaria e la capacità organizzativa sono cose che si acquistano. Basta voler sviluppare in sé le qualità necessarie! Basta aver coscienza dei propri errori, coscienza che, nelle questioni rivoluzionarie, equivale già ad una mezza correzione! Ma il mezzo male diventa un male effettivo quando questa coscienza comincia ad oscurarsi […], quando c'è della gente […] che è pronta a presentare le deficienze come virtù e persino a tentar di giustificare teoricamente la propria sottomissione servile alla spontaneità».
(dal Che Fare?)
Nessun commento:
Posta un commento