Più di 5000 persone hanno partecipato a Milano la sera del 12 dicembre al corteo più grosso e partecipativo che vi è stato in questa città nel 50° anniversario della strage di piazza Fontana, tra esse anche centinaia di giovani, studenti, che hanno reso slogan di allora non vecchi ma rinnovati e attuali. I compagni e le compagne di proletari comunisti - PCm Italia, venuti anche da altre città per il Convegno sull'Autunno caldo del 69 operaio, hanno voluto arrivare il giorno prima a Milano, appunto per partecipare a questa centrale manifestazione (oltre le iniziative fatte nelle proprie sedi), e hanno portato uno striscione: “1969-2019
lo Stato borghese si abbatte e non si cambia”. Tanti altri striscioni e gli slogan hanno messo in
relazione quella strage con la realtà attuale dello Stato, del
governo, del capitale. Un compagno dal palco alla fine diceva: “50
anni sono un anniversario particolare, è l'anno in cui si passa dal
ricordo all'oblio, e se tu dopo 50 anni non sei in grado di
trasformare il ricordo in nuova storia o impedire che ci sia un
oblio, evidentemente i morti innocenti, strappati brutalmente alla
vita, alle famiglie, persone comuni nel senso migliore della parola,
che erano andati in una banca e sono state fatte in mille pezzi, sarebbero morti invano.
Un problema, però, c'era nella
manifestazione. La forza con cui venivano lanciati gli slogan
per dire che la strage era di Stato, operata dai fascisti comandata
dai padroni, così come per denunciare che il vero terrorismo è stata un'arma esplicita dello Stato borghese, dei capitalisti per colpire il grande movimento di massa, ecc., tutti questi slogan nel loro insieme davano
però l'impressione che si stava parlando di una “cattiveria”
dello Stato, lo Stato che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini -
ma che noi compagni, militanti comunisti, operai con coscienza di
classe sappiamo bene che non lo è,
ma è, come dice Lenin, il comitato d'affari della borghesia. Quello che veniva oscurato era che
questa strage non fu a caso, che aveva a che fare con il più
gigantesco movimento rivoluzionario che ha attraversato il nostro
paese dopo la Resistenza.
E' per parlare invece dell'altra faccia del 69, dell'autunno caldo, che dal giorno dopo e per tre giorni si è tenuto l'importante Convegno, che nelle sue parole d'ordine è la più giusta risposta anche alla strage di Stato: "Uscire dal lungo inverno per un nuovo autunno caldo", "la rivoluzione ha perso Viva la rivoluzione!"
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