Dare linfa all'offensiva costituzionale che ne sanzioni la incandidabilità per lui e il suo partito
di F. Q. | 19 Dicembre 2019
Nave Gregoretti, Salvini indagato per sequestro di persona. Di Maio: “Da noi sì all’autorizzazione a procedere contro di lui”
di F. Q. | 18 Dicembre 2019
- Per il caso Diciotti (precedente e molto simile a quello della Gregoretti), M5stelle aveva sottratto Salvini al giudizio della magistratura, anche grazie al voto online sulla piattaforma Rousseau, che aveva sancito il no a procedere anche da parte del Movimento 5 stelle. Oggi però, con il Carroccio all’opposizione e il M5s al governo col Pd, gli equilibri sono cambiati. “Quando bloccammo la Diciotti era perché non si ridistribuivano i migranti – ha detto Di Maio a Porta a porta – Il blocco della Gregoretti non fu un’azione decisa dal governo perché allora la redistribuzione era stata decisa: fu un’azione personale del ministro degli Interni”. Da qui la decisione del capo politico del Movimento: “Voteremo sì alla richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini”. Di Maio, poi, ha precisato ancora meglio la sua posizione: “Il caso Diciotti fu un atto di governo perché l’Ue non rispondeva e servì ad avere una reazione, che poi arrivò. Quello della Gregoretti, dopo un anno, fu invece un atto di propaganda, perché il meccanismo di redistribuzione era già rodato e i migranti venivano redistribuiti in altri Paesi Ue. È questa la differenza enorme tra i due casi, la differenza enorme tra la realtà e la bugia”.
- La posizione della Procura Catania: “Accertata riconducibilità decisione Salvini” – Il 21 settembre scorso la procura della Repubblica di Catania aveva chiesto l’archiviazione per Salvini così come aveva fatto per il caso Diciotti.
La motivazione del procuratore capo Carmelo Zuccaro era stata molto
chiara, ma non è comunque servita a convincere il tribunale dei ministri
ad accoglierla. Nel suo scritto, Zuccaro è partito da
un dato di fatto: “La riconducibilità al Ministro dell’Interno Salvini
della decisione di trattenere i migranti su nave Gregoretti per il
periodo in contestazione, e quantomeno sino al 30 luglio – si legge –
può ritenersi accertata al di là di ogni ragionevole dubbio, e ciò in
primo luogo sulla base delle stesse pubbliche esternazioni dell’interessato,
che possono ritenersi fatto notorio per l’ampio risalto mediatico
voluto dallo stesso, che ha rivendicato la paternità di tali scelte
riconducendole alla strategia politica nella veste istituzionale di vice Presidente del Consiglio dei Ministri e di Ministro dell’Interno,
iscrivendo tale problematica tra i punti principali dell’agenda
politica di governo”. Non la pensa così il tribunale dei ministri di
Catania, anche in virtù di quanto scritto da Palazzo Chigi, secondo cui
della Gregoretti non si è mai parlato in consiglio dei
ministri. Ha scritto ancora Zuccaro: “E del resto, la veridicità di tale
rivendicazione risulta confermata sia dalle dichiarazioni testimoniali provenienti dal vice-prefetto Filippo Romano sia da quanto già emerso nell’ambito del procedimento del cosiddetto caso ‘Diciotti’ e riportato nella decisione del Tribunale dei Ministri di Catania del 7.12.2018″.Zuccaro e il paragone con il caso Diciotti – “Dal complesso di tali dichiarazioni e dalle acquisizioni anche documentali – si legge ancora nella richiesta di archiviazione della Procura di Catania – emerge che dall’insediamento al vertice del Ministero dell’Interno
del Senatore Salvini era intervenuta nella cosiddetta fase Sar, prima
tappa del procedimento di accoglienza dei migranti, una sostanziale
modifica. Come si evince anche dagli atti del precedente procedimento
relativo al cosiddetto caso “Diciotti” ed iscritto per il delitto di sequestro di persona
a carico del Ministro dell’Interno Salvini in relazione a fatti
analoghi a quelli in trattazione – è spiegato – proprio nel secondo
tempo della fase SAR è intervenuto il mutamento dell’iter procedurale
introdotto dal Ministro Salvini, mutamento che ha comportato che il Capo
del Dipartimento dell’Immigrazione, prima di assegnare il POS, tenendo
conto degli elementi di valutazione indicati nella predetta direttiva, investa della questione della questione il capo di Gabinetto
del Ministro, che a sua volta opera da collegamento con il Ministro
stesso – ed è il punto centrale della vicenda – che ha inteso riservare a
sé la decisione finale circa il rilascio del benestare allo sbarco in
un porto italiano”. Obiettivo? “Al fine di verificare preventivamente – ha scritto Zuccaro – la possibilità di condividere con gli altri Paesi dell’Unione europea l’onere dell’accoglienza dei numerosi migranti provenienti da Paesi extracomunitari e soccorsi in situazioni di pericolo.
Attualmente, pertanto, solo dopo il benestare del Ministro
dell’Interno, comunicato dal suo capo di Gabinetto, il capo del
Dipartimento dell’Immigrazione provvede ad assegnare formalmente il POS
e, quindi, a consentire l’inizio della procedura di sbarco”.
“Viminale voleva far attraccare in tempi brevi la nave” – Per la Procura di Catania, si legge ancora, “va ancora sottolineato che dalle dichiarazioni rese dallo stesso vice-Prefetto Romano emergeva che sin dall’inizio, ovvero dal 28 luglio 2019, il Ministero dell’Interno aveva la volontà di assegnare il POS e di farlo in tempi brevi, giustificando l’allungamento dei tempi di tale fase amministrativa con la volontà del Ministro Salvini di ottenere una redistribuzione dei migranti in sede europea. In quei giorni, ovvero tra il 28 ed il 30 luglio – è la ricostruzione del procuratore Zuccaro – mi sono sentito più volte con i diversi uffici ministeriali coinvolti al fine di avere indicazioni sulla destinazione dei migranti una volta sbarcati. Dal Ministero mi dissero più dirigenti che certamente lo sbarco sarebbe stato autorizzato a breve e che l’attesa era dovuta al tentativo del Ministro dell’Interno di ottenere il ricollocamento dei migranti tra gli altri partner europei, come peraltro emergeva di tutti gli organi di stampa e mass media…”.
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