martedì 17 dicembre 2019

pc 17 dicembre - India: migliaia di studenti protestano contro la legge sulla cittadinanza che discrimina i musulmani e contro la violenza poliziesca scatenata dal fascista Modi


Il regime fascista in India vanta "ottimi" rapporti con la borghesia imperialista italiana, la "cooperazione con l'Italia è fondamentale".
Il ministro degli Eteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, che qualche giorno fa ha incontrato il ministro Di Maio a Roma e alcuni giornalisti a margine dei Med Dialoguese, ha affermato: "vogliamo implementare ulteriormente le nostre relazioni". 

Valigia Blu

Aggiornamento 16 dicembre 2019: Migliaia di studenti universitari stanno protestando in tutta l'India contro la violenza delle forze dell’ordine durante gli scontri e una legge che garantisce la cittadinanza ai migranti irregolari arrivati nel paese da Pakistan, Bangladesh e Afghanistan prima del 2015, ma non ai musulmani. Gli attivisti affermano che la legge va contro la storia di pluralismo secolare dell'India.

Domenica scorsa la polizia è entrata nel campus della Jamia Millia Islamia University (JMI) e ha arrestato più di 100 studenti, picchiando attivisti per strada e sparando lacrimogeni. Il campus, le scuole e gli uffici vicini oggi sono rimasti chiusi dopo che alcuni autobus sono stati incendiati durante le proteste.

La polizia antisommossa ha anche attaccato gli studenti che stavano partecipando alla marcia dell'Università di Aligarh nell'Uttar Pradesh. Secondo quanto riferito dai presenti, le forze dell’ordine hanno sparato gas lacrimogeni e arrestato decine di persone. Internet è stato bloccato nell’area ieri e oggi nel tentativo di reprimere i disordini, scrive il Guardian.

Iman Usmani, uno studente universitario di 18 anni della JMI, ha detto che la polizia ha «sparato gas lacrimogeni» e non ha «nemmeno risparmiato le ragazze. Ho subito diverse ferite principalmente a causa dei pestaggi della polizia. Sono rimasto incosciente. Alcuni studenti più grandi mi hanno portato in un ospedale dove ho ricevuto cure mediche». La polizia ha negato l'uso della violenza contro le manifestanti.

I manifestanti hanno usato i social per pubblicare filmati degli attacchi. I video degli studenti terrorizzati che si difendono dai gas lacrimogeni in una biblioteca e rompono le finestre per cercare di ventilare la stanza sono stati poi trasmessi dalla TV nazionale, scrive Michael Safi sul Guardian.

La polizia ha spiegato che l’intervento è stato una risposta al lancio di pietre e alla violenza da parte dei manifestanti, accusati di aver bruciato degli autobus e aver fatto altri danni durante le proteste.

Il vice-cancelliere della JMI University ha annunciato che l'università presenterà un First Information Report (FIR) contro la polizia di Delhi per essere entrata nel campus universitario senza permesso e aver picchiato studenti e personale. La Corte Suprema ha accettato di ascoltare le petizioni presentate a nome degli studenti dell'Università, riporta India Today.

Le proteste degli studenti si sono estese in altri campus, tra cui l'Istituto indiano di tecnologia di Mumbai e il Tata Institute of Social Sciences, l'Università di Bombay, a Bangalore e Calcutta. A Lucknow gli studenti hanno colpito la polizia con pietre dopo aver sparato lacrimogeni contro i manifestanti.

«La violenza contro gli studenti che protestano pacificamente non può in alcun caso essere giustificata. Bisogna indagare sulle violenze della polizia denunciate dagli studenti», ha dichiarato Amnesty India.

In India è stata approvata una legge (Citizen Amendment Bill, Cab) – proposta dal partito nazionalista hindu Bharatiya Janata Party (Bjp) – che garantisce la cittadinanza ai migranti irregolari arrivati nel paese da Pakistan, Bangladesh e Afghanistan prima del 2015. Da questa misura sono stati però esclusi i musulmani. Per essere effettivo, il provvedimento dovrà essere ora firmato dal presidente indiano.

La norma ha ricevuto diverse critiche e ha scatenato violente proteste in diverse zone del Paese. La Commissione americana per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) si è detta "turbata" perché la legge "è una svolta pericolosa che va nella direzione sbagliata" ed "è in contrasto con la ricca storia indiana del pluralismo secolare e con la Costituzione indiana, che garantisce l'uguaglianza davanti alla legge indipendentemente dalla propria fede". Secondo gruppi islamici, di opposizione e per i diritti umani si tratta di una misura che fa parte di un'agenda politica nazionalista hindu volta a emarginare e discriminare i 200 milioni di musulmani presenti in India, scrive il Guardian.

Nel nord-est dell'India, le autorità hanno schierato l'esercito, bloccato Internet in diversi distretti e imposto il coprifuoco – non rispettato –, mentre i manifestanti bruciavano pneumatici nelle strade e bloccavano autostrade e binari, riporta NPR. Nei disordini due persone sono morte a Guwahati, in Assam, e altre sono state trasportate in ospedale con ferite da proiettile, hanno dichiarato fonti mediche locali.

In questo caso le critiche sono di altra natura e riguardano non la denunciata discriminazione nei confronti dei musulmani ma la concessione della cittadinanza a un gran numero di immigrati irregolari. Il timore espresso è la possibile competizione nel lavoro e l'impatto sulla propria cultura come conseguenze della norma, ad esempio. Patricia Mukhim, direttrice di The Shillong Times, quotidiano in lingua inglese della regione, ha affermato che "il nord-est è (come) un paese separato, ha così tante razze, gruppi religiosi, culture, circa (200) gruppi etnici e stiamo ancora avendo difficoltà a vivere insieme. Temiamo di diventare una minoranza demografica".

Dal canto suo, il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha respinto le accuse di voler emarginare la minoranza musulmana e celebrato la legge affermando che la sua approvazione rappresenta "un giorno importante per l'India e per l'etica della compassione e della fratellanza della nostra nazione. Questo disegno di legge allevierà la sofferenza di molti che per anni hanno subito persecuzioni".

Sul Manifesto, il giornalista Matteo Miavaldi, per anni corrispondente dall'India, spiega che "il pericolo" del Cab non può essere compreso pienamente "se non inserito nel grande schema politico del secondo mandato di Modi, sempre più all’insegna del suprematismo hindu e, soprattutto, se non accoppiato con un’altra proposta di legge cara alla maggioranza di governo che vorrebbe estendere al resto dell’India l’esperimento del registro nazionale dei cittadini (National Register of Citizens) condotto nello stato nord-orientale dell’Assam: un censimento a tappeto in cui ogni residente è chiamato a produrre la documentazione necessaria a provare di essere entrato in Assam prima dell’indipendenza del Bangladesh del 1971".

Miavaldi spiega così che per il partito del primo ministro si tratta di "uno strumento per stanare gli «immigrati musulmani illegali» nello stato ed espellerli": "L’iniziativa pilota si è ovviamente scontrata col limite oggettivo del reperimento di documentazione valida – cartacea – da parte dei residenti assamesi: certificati andati persi, distrutti o mai ricevuti che hanno finito per inserire nelle liste di espulsione migliaia e migliaia di cittadini indifesi, non solo di fede musulmana. E qui entrerebbe in gioco il Cab. Qualora un residente appartenente a una delle religioni «accettate» non potesse produrre i documenti necessari, potrebbe avvalersi delle facilitazioni del Cab e ottenere la cittadinanza. Per tutti i musulmani finiti nella rete del registro, invece, non rimarrebbe che la deportazione coatta".

La Lega Musulmana dell'Unione Indiana ha presentato una petizione alla Corte suprema indiana contro la legge perché si tratterebbe di un provvedimento incostituzionale in contrastato col principio dell’uguaglianza di fronte alla legge e discriminate su basi religiose.

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