venerdì 20 dicembre 2019

pc 20 dicembre - Resoconto sul Convegno di Milano sull'Autunno Caldo 69 - seconda parte

Seconda parte

Nel secondo giorno è stato affermato che dobbiamo andare più a fondo nella dinamica del ruolo delle formazioni rivoluzionarie sul campo in quegli anni, perchè è da qui che dobbiamo trarre le ultime lezioni di cui abbiamo bisogno. Le masse hanno prodotto un così vasto movimento e lezioni ce ne hanno date tante. Non ci si stancherebbe mai di raccontare le lotte perchè in ognuna di esse, dalle fabbriche importanti a quelle minori, dalle fabbriche della nocività e della morte ai territori del mondo degli edili, dei braccianti del sud, non c'è stato un giorno che non ci abbia consegnato, oltre che la lotta, qualche elemento strategico, tattico significativo della battaglia che il proletariato deve fare. Le masse in un certo senso la loro parte l'hanno fatta fin troppo in quegli anni. Il resto era nel rapporto tra masse e avanguardie. Noi continuiamo a ritenere che questo rapporto ha un solo sbocco, che è il partito della rivoluzione, e questo evidentemente non si è dato in quegli anni.
Il nostro obiettivo è esplicito, intendiamo portare le lezioni dell'Autunno caldo sin da subito, ad esempio all'Ilva/ArcelorMittal di Taranto. Dobbiamo intrecciare questa memoria con la vita quotidiana dei proletari e dei compagni che sono qui e che giornalmente sono nel fuoco della lotta di classe, nella situazione difficile che comunque il movimento attraversa, da qualsiasi lato lo si veda.
UN altro elemento importante del convegno è stato il racconto e la discussione sul ruolo delle donne, in primis delle donne proletarie. Questo anche perchè proletari comunisti conta molto sul protagonismo delle compagne e sulla struttura organizzata del movimento femminista proletario rivoluzionario che combatte una battaglia di minoranza ma corpo a corpo dentro il movimento più generale delle donne, e oggi Nonunadimeno. La base del mfpr è quasi esclusivamente di donne proletarie che vengono dalla lotta sociale e che spesso non hanno mai fatto parte di collettivi femministi o di altre realtà organizzate.
Il Prof. Di Marco ha messo in rilievo che dentro questa dinamica ci sono molti degli elementi da
discutere, facendo riferimento alla teoria marxista sulla questione del genere, tenendo conto che dietro la questione del genere non c'è solo il problema delle donne ma importanti problemi teorici e di analisi che vanno alla radice della contraddizione genere/classe e stanno dentro il dibattito apertosi nel convegno sulle teorie e posizioni presenti nell'autunno caldo.
Vi è stata, quindi, molta “carne a cuocere” in questo convegno, e pensiamo che non siano state dette cose banali – che spesso sono la “banalità del male”: le denunce, i lamenti su come siamo messi male, sia come condizione che come lotte. Però c'è anche la “banalità del bene”, quelli che hanno le ricette già pronte, che sembrano che non abbiano imparato granchè dal contesto di quel movimento e pensano già di aver trovato la chiave, quando se l'avessero trovata la vedremmo, perchè le chiavi non si trovano nella testa, esistono se si incarnano nel reale.
Nel convegno è stato affermato che il valore delle tendenze rivoluzionarie degli anni 70 non sta tanto in quello che dicevano di essere, bensì, per quanto riguarda le teorie operaiste e l'impianto di applicazione del marxismo-leninismo-maoismo, negli elementi di verifica storica che esse hanno avuto, in quale maniera si sono impattate nella realtà della classe e dei suoi movimenti, e quanto di esse è stato verificato o non è stato verificato. E nel marxismo ciò che non è verificato è chiacchiera.
Gli Atti del Convegno andranno letti secondo una logica che va oltre i compagni presenti al convegno stesso. Essi vanno socializzati perchè servano a servire meglio la classe e le masse e mettere nelle mani dei proletari quello che elaboriamo, per effetto del rapporto che abbiamo con le masse e non solo con le masse di oggi, ma con le lotte delle masse cristallizzate nella storia delle rivoluzioni e del loro pensiero.
Bisognerà prendere i “verbali” degli interventi di questi giorni, rileggerli, lavorarci sopra e anche confutarli, in rapporto con le dinamiche quotidiane dei compagni e delle organizzazioni.
La pubblicazione degli interventi va riconsegnata in forma militante. Ci dobbiamo ritrovare, da qui ad un mese e mezzo, su scala nazionale e locale, sia con le realtà presenti, sia con quelle che hanno inviato documenti sia con quelle che non sono venute ma hanno dichiarato interesse per questo convegno, per andare a fondo nelle cose dette e scritte.
Nello stesso tempo, è nostro scopo che le scintille dell'autunno caldo vivano nelle lotte di oggi, all'Ilva di Taranto o alla Dalmine di Bergamo, nelle lotte della Logistica, come tra le donne in lotta nelle cooperative di Palermo, ecc.
E' stato messo in rilievo al convegno il lavoro fatto dai compagni di 'Panetteria occupata' di Milano, non solo perchè ha ospitato questo convegno, e per cui ringraziamo, ma quanto perchè sono intervenuti e hanno portato nel corpo del convegno il lavoro parallelo che hanno fatto sui temi dell'autunno caldo. Molte cose discusse nei quattro appuntamenti organizzati dai compagni di Panetteria sono diventate parte anche del nostro convegno, concordando su alcune e dissentendo su altre.
Ora sarà bene “non mollare la presa”. Non ce lo possiamo permettere. Rispondere all'esigenza di incontrarci, cooperare, per superare la frammentazione delle “teste” che è ancora peggiore della frammentazione organizzativa che noi ci troviamo a vivere.
Ci serve il distillato della discussione del convegno per la trasformazione del movimento esistente. Perchè ci sono i punti con cui insieme possiamo uscire dal “lungo inverno” e costruire quel nuovo autunno caldo che per noi è molto di più che la riproposizione di un gigantesco movimento di lotta.
Quando abbiamo cominciato questo lavoro abbiamo detto: nell'esame di questa esperienza l'errore principale sarebbe “buttare il bambino con l'acqua sporca”; è facile spesso vedere l'acqua sporca ma è estremamente superficiale. Quando parliamo di “bambino” è all'infanzia e genesi di un movimento che pensiamo, che Lenin ha ben descritto in alcuni suoi testi. Il “bambino” siamo noi che abbiamo attraversato quegli anni e attraversiamo questi. Questi “bambini” poi sono cresciuti, la maggior parte male, ma noi non possiamo guardare a questi, ma dobbiamo salvaguardare, come un tesoro, un patrimonio, quella parte che è cresciuta bene. E, guardando ai mlm, diremmo brutalmente: i mlm hanno una caratteristica in sede di bilancio critico e autocritico. Sono compagni che hanno fatto le cose buone, male, e le cose cattive, bene. E' questa dialettica che dobbiamo rovesciare, trasformando le cose buone in reale prospettiva di rivoluzione e le cose male considerarle veramente scorie del passato da cui liberarsi con orgoglio proletario e netta distinzione che ci viene dal carattere di parte della scienza che ritenevamo di praticare e che riteniamo di praticare ancora che si chiama marxismo.leninismo-maoismo.
Al Convegno sono stati presentati documenti che solo in parte sono stato letti e saranno contenuti nella raccolta finale degli Atti, in essi saranno inseriti documenti e interventi di altre organizzazioni presenti.
Al Convegno è stato annunciato che volutamente esso aveva tenuto fuori la lotta armata realizzatasi negli anni 70, ma per farne oggetto di una seconda tappa del lavoro di riflessione teorica e bilancio da farsi nel prossimo anno, che è anche l'anniversario della nascita delle Brigate rosse. Su questo sono state dette già alcune cose di indirizzo, che si trovano negli Atti

15 dicembre 2019

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