"...la sostanza di questa trattativa è
costruire una condizione ancor più favorevole per ArcelorMittal e
una penalizzazione ancora più pesante, in termini di lavoro,
condizioni di lavoro, salute e sicurezza, per gli operai; insieme,
chiaramente alla delusione di ambientalisti e settori popolari che si
battono per la chiusura della fabbrica...
la sostanza è: sì alla pretestuosa immunità penale per
ArcelorMittal, sì al blocco delle inchieste giudiziarie che possono
produrre il fermo degli impianti, a partire dall'Afo2, sì alla
riduzione dell'importo dell'affitto, sì all'intervento finanziario
dello Stato per alleviare ai padroni le spese di ambientalizzazione e
per sostenerli nella crisi mondiale dell'acciaio in corso.
Ma soprattutto, sì ad un nuovo piano
di massiccia riduzione dei lavoratori che corrisponda al taglio
effettivo della produzione che Mittal intende fare per fronteggiare
la crisi di sovrapproduzione
dell'acciaio - non saranno 5mila, ma
probabilmente la metà, che si aggiungono ai 2600 già buttati fuori
che non torneranno mai più in fabbrica; sì alla logica del taglio
del 40% degli operai dell'appalto. E' inutile dire che fermo restando
gli attuali impianti, questo significa meno lavoratori per più
lavoro, più flessibilità e meno diritti, e in questi impianti
attuali, e per tutto il periodo di un eventuale ambientalizzazione,
pericolosi, tutto questo vuol dire un ulteriore attacco alla
sicurezza e alla salute dei lavoratori.
All'arcipelago che è all'esterno della
fabbrica e che preme su di essa, il governo risponde con soldi e
investimenti in altri settori, offerti in cambio degli esuberi e del "fumo" su ambientalizzazione e bonifiche, ma
che producono vantaggi, aiuti e profitti futuri solo per i padroni e
padroncini locali, come anche per tutta la genia di aspiranti
tecnici, progettisti di matrice industrialista o ambientalista che
siano che potranno mangiare alla greppia del lavoro finto e di pura
immagine, su cui in città si parla tanto. Mentre per i lavoratori
questi ancora generici e parziali piani fanno da alibi ad una
cassintegrazione massiccia, a sedicenti piani di formazione e
qualificazione che o non producono nessun posto di lavoro o se lo
producono portano al fatto che operai ArcelorMittal verrebbero
utilizzati per togliere lavori alle migliaia di lavoratori precari,
in nero, disoccupati che da sempre chiedono e hanno diritto al lavoro
vero, un lavoro industriale o nei settori di potenziale sviluppo
della città..."
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