lunedì 4 marzo 2019

pc 4 marzo - DALLE LAVORATRICI ARTISTE: PARLATE ANCHE DI NOI L'8 MARZO .... SFRUTTATE, SOTTOPAGATE, DISCRIMINATE...

Care compagne,

ho letto il file di inchiesta e vorrei portare alla vostra attenzione il mio punto di vista, che poi è anche quello di tutte le artiste nella mia stessa situazione.

In Italia il lavoro di artista non è regolamentato se non moltoooooooo marginalmente, non ha ferie, maternità, malattia o contributi. In pratica, secondo la legge il mio lavoro di visual artist professionista non essendo regolamentato è uno di quei lavori che si possono fare senza uno specifico titolo di studio. Esempi di professioni NON regolamentate: quelle della pubblicità, della comunicazione, dei vari settori artistici e musicali (es. arredatore, attore, ballerino/a, cantante, compositore, direttore d’orchestra, musicista - strumentista, designer, stilista di moda, pittore, regista, scenografo, scultore, ecc.), della mediazione linguistica (interpreti e traduttori), del marketing, e molte altre ancora. Se vuoi essere in regola e venire preso sul serio come professionista ti devi inventare il modo: molti tentano di apparire come liberi professionisti, ma la partita iva ha un costo e
considerando che un artista riceve una commissione una volta ogni tot tempo, è più la spesa che l'impresa. Noi non siamo rappresentati da nessuno, l'asnai è praticamente inutile e nel corso degli anni non ha fatto assolutamente nulla per migliorare la condizione di centinaia di migliaia di persone che hanno deciso di prendere i titoli di studio e lasciare amici e famiglia per andare all'estero. L'asnai ha talmente tanta rilevanza che la maggior parte di chi è nel settore nemmeno l'ha sentita mai nominare, anche se ci sarebbe tantissimo bisogno: ci si chiede di lavorare gratis sfruttando la situazione di disagio e ci viene prospettata solo la visibilità. Io sono dovuta emigrare per lavorare nel mio settore nonostante tutti gli anni di esperienza, progetti eccetera. Ho perfino lavorato come operatrice di camera per la republica.it/palermo e non solo non ho mai avuto nessun tipo di contratto, ma i miei lavori sono stati pubblicati dalla pubblicista Licia Raimondi senza che mi venisse corrisposto nemmeno un euro per ripagarmi la benzina. Ci sono a livello internazionale articoli che dibattono su domande come "un artista dovrebbe essere pagato per il suo lavoro?" e cose del genere che sono veramente imbarazzanti. Noi produciamo cultura e bellezza e ci viene risposto che, a differenza di chi -per esempio- produce armi, non dobbiamo aspettarci un pagamento in cambio. Siamo artisti e abbiamo anche noi le spese di casa. Spesso lavoriamo per comprare colori e materiali, tagliando dalla spesa cibo e altre cose essenziali (chiedete a qualsiasi studente dell'accademia che non abbia la famiglia imbottita di soldi). Vorrei che conosceste il disagio che proviamo noi donne del settore artistico che, se non ci occupiamo di acquerelli ma ci proponiamo per progetti più complessi, ci arrivano risposte come (storia vera) "per questo lavoro ci vuole un uomo, è pesante" senza sapere che a scuola ci facevano scolpire il marmo con i martelletti pneumatici. Studiare una vita per poi ritrovarsi a fare la cameriera e a coltivare ciò che hai studiato una vita come hobby è deprimente, alienante, ha effetti sull'autostima e sull'equilibrio mentale di tutti noi.

Per favore, spendete un attimo su questo argomento

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