lunedì 4 marzo 2019

pc 4 marzo - Algeria - ultime notizie - il regime morente di Bouteflika sfida le proteste studentesche e popolari

Algeria: scontri tra studenti e manifestanti davanti a sede Consiglio costituzionale
Sono in corso nuovi scontri ad Algeri tra le forze dell'ordine e un gruppo di studenti che tentava di dirigersi verso la sede del Consiglio costituzionale. I disordini fanno seguito a quelli registrati negli ultimi giorni in diverse zone dell'Algeria, dove sono in corso proteste di massa contro l'ipotesi di un quinto mandato per il capo dello Stato Abdelaziz Bouteflika. Quest'ultimo, ricoverato da domenica scorsa nell'Ospedale universitario di Ginevra, era chiamato proprio oggi a presentare ufficialmente la propria candidatura al Consiglio costituzionale per le elezioni presidenziali in programma il prossimo 18 aprile..le forze del regime hanno dispiegato un imponente servizio d'ordine a protezione delle sedi istituzionali della capitale. Tutte le strade che conducono al Consiglio costituzionale, che si trova nel distretto di Ben Aknoun, sono state chiuse al traffico. Questa mattina centinaia di studenti provenienti da diverse scuole e facoltà della capitale sono scesi in strada per manifestare... un gruppo di dimostranti ha cercato di circondare la sede del Consiglio costituzionale per impedire che i documenti a sostegno della candidatura di Bouteflika vengano fisicamente consegnati. Secondo la stampa algerina, sono in corso manifestazioni di protesta anche in altre città del paese.La polizia ha  usato i gas lacrimogeni e ci sono stati alcuni scontri che hanno provocato, secondo l’agenzia di stampa statale APS, 182 feriti.
Elezioni Algeria, le proteste non fermano gli uomini Bouteflika: il presidente ricandidato nonostante crisi e mancate riforme



giornata convulsa e per certi versi drammatica per la politica algerina, Bouteflika ha lasciato Ginevra per fare ritorno ad Algeri per presentare la candidatura per le elezioni presidenziali. Il presidente algerino dovrebbe ha posto la sua firma sul rimpasto di governo Nei giorni scorsi ad Algeri e in altre città del paese si sono tenute imponenti manifestazioni di protesta contro l'ipotesi di
un quinto mandato al potere per il presidente uscente. Venerdì primo marzo nella capitale si sono verificati anche scontri con le forze di polizia, intervenute per evitare che i dimostranti si dirigessero verso la sede della presidenza e quella dell'Assemblea popolare nazionale (Apn). Nei disordini, come annunciato dal ministro dell'Interno Noureddine Bedoui, ha perso la vita un manifestante: si tratta del figlio del primo premier dell'Algeria indipendente Benyoucef Benkhedda, Hassan.
Stando alla ricostruzione del ministro, Benkhedda, che aveva più di 50 anni, sarebbe rimasto ucciso in uno scontro tra agenti di polizia e "banditi senza alcun legame con le manifestazioni in corso". Si tratta tuttavia di una spiegazione che non convince la famiglia della vittima. Su Facebook il fratello di Hassan, Salim Benkhedda, ha puntato il dito contro "il clan al potere e i suoi scagnozzi”. Nelle stesse ore al Palazzo presidenziale di Algeri è stato convocato un vertice tra le più influenti personalità dell’Algeria con l’eccezione di Bouteflika. Alla riunione hanno partecipato, tra gli altri, il capo dei servizi segreti, Bachir Tartag; il capo di Stato maggiore dell’Esercito nazionale popolare e viceministro della Difesa Ahmed Gaid Salah; il fratello e consigliere del capo dello Stato Said Bouteflika; il presidente del Consiglio costituzionale Tayeb Belaiz; il presidente del Consiglio della Nazione Abdelkader Bensalah. Al centro del vertice vi sarebbero stati i complessi sviluppi politici delle ultime ore. Nel frattempo due delle principali forze politiche dell'opposizione, il Movimento della società per la pace (Msp, d'ispirazione islamista) e il Partito dei lavoratori, hanno annunciato che boicotteranno le elezioni presidenziali
.Il petrolio e la crisi economica – A far impennare lo scontento,  è anche la crisi economica, provocata anche dal crollo del prezzo di petrolio e gas in un paese dove l’estrazione di idrocarburi resta la maggior fonte di sostentamento del paese. Le riserve nelle casse statali si sono assottigliate ponendo a forte rischio i programmi di welfare che assistevano le fasce più svantaggiata del paese. “

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