Di
Maio va in Egitto, da male assoluto a partner speciale
Chiederà
giustizia per Giulio Regeni, ma (come scriveva lui su Facebook nel
febbraio 2016) ancora una volta si rischia di preferire gli interessi
economici
Dal
male assoluto a partner speciale. Missione egiziana per Luigi di
Maio, alla corte del Faraone Al Sisi. Affari (9 miliardi di euro in
ballo), migranti (accordo bilaterale di contenimento) e Libia
(sostegno alla cabina di regia italiana) sono i tre dossier
fondamentali che porta il vice premier e ministro dello Sviluppo
Economico, Luigi Di Maio, al Cairo per la sua prima missione
governativa all'estero. "Nelle ultime settimane" c'è stato
"un balzo senza precedenti" nelle relazioni tra Italia ed
Egitto e questo "rapporto speciale tra il Cairo e Roma" è
dimostrato dalle visite in Egitto "in un mese di tre ministri
italiani" rimarca il sito del quotidiano egiziano Youm
7,
commentando l'arrivo oggi in visita ufficiale nella capitale egiziana
di Di Maio, terzo in pochi mesi dopo il ministro
dell'Interno Matteo Salvini e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Il clou della visita Di Maio - che in tarda serata incontrerà la comunità italiana a Il Cairo presso la sede dell'ambasciata italiana - sarà mercoledì con l'atteso colloquio con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. "Al centro dei colloqui - sottolinea una nota del Mise - ci saranno i temi relativi ad un lento e graduale rafforzamento della cooperazione bilaterale nei settori dell'energia, delle infrastrutture, economico e commerciale", ma "anche i fatti legati all'omicidio di Giulio Regeni, alla collaborazione tra le nostre Procure e che vedono il Governo italiano determinato nella ricerca della verità". Tema, quest'ultimo, alquanto scottante tanto da non essere stato neanche sfiorato dai media egiziani che hanno dato conto della visita.
Riferendo del colloquio avuto ieri con
Di Maio, l'ambasciatore egiziano in Italia, Hisham Badr, ha
sottolineato che il vice premier "è consapevole del ruolo di
primo piano dell'Egitto nel Mediterraneo sotto la leadership di
al-Sisi" e ha evidenziato come abbia scelto Il Cairo per la
prima visita all'estero da quando si è insediato. Quanto alla
vicenda Regeni, l'ambasciatore egiziano preferisce glissare. Sul caso
del giovane ricercatore friulano - scomparso il 25 gennaio 2016 al
Cairo, e trovato morto otto giorni dopo (il 3 febbraio), barbaramente
ucciso dopo essere stato torturato - esiste una sensibilità dei 5
Stelle ben diversa da quella dell'altro contraente del "Contratto
di governo", Matteo Salvini. "Vogliamo ricostruire buoni
rapporti con l'Egitto – dichiarò il ministro dell'Interno e
vicepremier leghista al Corriere
della Sera
dopo il viaggio al Cairo - Io comprendo bene la richiesta di
giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, per l'Italia,
è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come
l'Egitto". Quanto al caso Regeni, il titolare del Viminale
aggiunse seccamente ad al
Jazeera:
"Mi fido del Cairo". D'altro canto, esiste anche una
distanza tra il M5S di Governo e quello, ben più duro sul tema, dei
tempi, anche ravvicinati, di opposizione. Di Maio ha provato a
cercare una sintesi, non potendo sacrificare la memoria alla ragion
di Stato, anche perché, dall'opposizione, il M5S tuonò pesantemente
contro i precedenti governo.dell'Interno Matteo Salvini e il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Il clou della visita Di Maio - che in tarda serata incontrerà la comunità italiana a Il Cairo presso la sede dell'ambasciata italiana - sarà mercoledì con l'atteso colloquio con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. "Al centro dei colloqui - sottolinea una nota del Mise - ci saranno i temi relativi ad un lento e graduale rafforzamento della cooperazione bilaterale nei settori dell'energia, delle infrastrutture, economico e commerciale", ma "anche i fatti legati all'omicidio di Giulio Regeni, alla collaborazione tra le nostre Procure e che vedono il Governo italiano determinato nella ricerca della verità". Tema, quest'ultimo, alquanto scottante tanto da non essere stato neanche sfiorato dai media egiziani che hanno dato conto della visita.
Ecco
cosa scriveva Di Maio su Facebook il 6 febbraio 2016: "Con
questo Governo, la verità sulla vicenda di Giulio Regeni farà la
fine dei Marò. In India il Governo italiano preferì le commesse di
elicotteri Finmeccanica piuttosto che pretendere il rimpatrio dei
nostri fucilieri di marina. A giudicare dalle passerelle dei nostri
ministri e dalle timide dichiarazioni del premier, anche in questa
vicenda, ancora una volta si rischia di preferire gli interessi
economici. In Egitto l'Eni ha interessi stratosferici ed Edison,
Intesa Sanpaolo, Pirelli, Italcementi, Ansaldo, Tecnimont, Danieli,
Techint, Cementir stanno piantando tende. Alcuni di questi gruppi
hanno Renzi al guinzaglio e non gli permetteranno mai di fare la voce
grossa con il dittatore al Sisi per ottenere la verità sui
responsabili della morte di Giulio. L'Egitto ci prende in giro. Ci
avevano detto che Giulio fosse morto in un incidente d'auto, ma dopo
l'autopsia in Italia scopriamo che la vera causa è stata la frattura
della vertebra cervicale dopo un colpo alla testa. Sul corpo ci sono
segni di un violento pestaggio. Ora come ora, se al Sisi si ostinerà
a nascondere la verità, il Governo dovrebbe minacciare e
eventualmente avviare ritorsioni economiche verso l'Egitto. Giulio
era ed è uno dei nostri orgogli nel mondo. Una di quelle persone da
cui prendere ispirazione, un ricercatore che era in Egitto per
intervistare attivisti per i diritti dei lavoratori, per la sua
ricerca. È scomparso la notte del 25 gennaio al Cairo in Egitto ed è
stato ritrovato morto nove giorni dopo. Dall'Egitto ci hanno fatto
sapere che era per un incidente d'auto". Ma l'autopsia eseguita
dai medici italiani dimostra che sia "morto per frattura della
vertebra cervicale dopo un colpo alla testa. Sul corpo segni di un
violento pestaggio... C'è puzza di bruciato e il Governo Italiano
deve andare fino in fondo. Lo faccia una volta tanto".
Oltre
all'Eni, circa 130 aziende italiane operano in Egitto e producono
circa 2,5 miliardi di dollari. C'è Edison (con investimenti per due
miliardi) e Intesa San Paolo, poi Italcementi, Pirelli, Italgen,
Danieli Techint, Gruppo Caltagirone, e molti altri. Imprese di
servizi, impiantistica, trasporti e logistica. L'Egitto fa gola. Ha
lanciato grandi progetti infrastrutturali, il governo egiziano conta
di investire tantissimo con i soldi promessi in gran parte dalle
monarchie del Golfo, e le imprese di tutto il mondo sperano di
partecipare alla festa. I diritti umani sono importanti, ma c'è la
ragion di Stato. Per il Di Maio di lotta contavano, e non poco. Per
quello di governo, vedremo.
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