Noi parliamo di difesa dei prigionieri politici rivoluzionari, perchè noi difendiamo i nostri. Noi parliamo del 41bis sui prigionieri politici, non dell'applicazione in generale di questa misura; perchè noi siamo di una classe.
La campagna in corso per Nadia Lioce è interna alla battaglia per la difesa delle condizioni di vita e per la libertà per tutti i prigionieri politici.
Questa battaglia, fatta dal Mfpr, per Nadia Lioce è anche poi qualcosa in più,perchè nel movimento delle donne difendere Nadia Lioce, una prigioniera politica di un'organizzazione armata, è scalfire quella concezione di "nonviolenza" delle donne, abbastanza comune nel movimento femminista.
Questa campagna non era un terreno scontato. Certo noi facciamo già le campagne contro la repressione, in difesa dei prigionieri politici, ma in questo caso abbiamo dovuto contrastare posizioni sia da destra, opportuniste, che da sinistra, falsamente e stupidamente più "rivoluzionarie".
Altri ci volevano dissuadere, riportando riserve da parte degli stessi prigionieri politici.
Noi invece l'abbiamo fatta. Abbiamo guardato non all'albero ma alla foresta. Noi dovevamo, al di là della stessa Nadia Lioce, farla questa campagna, perchè è giusta, perchè rivendica il senso giusto rivoluzionario della storia delle organizzazioni armate nel nostro paese, della necessità della battaglia rivoluzionaria.
Non facendoci deviare o scoraggiare stiamo ottenendo risultati, stiamo riuscendo a costruire un fronte ampio che va dall'avvocato democratico, al rivoluzionario, agli operai, da tantissime donne, ai detenuti, ad intellettuali, democratici.
Facendo questo vogliamo portare un elemento di trasformazione. Perchè è chiaro. Noi siamo i primi a dire che alcuni atteggiamenti, posizioni in carcere dei prigionieri politici non vanno bene, non aiutano perchè in generale stanno in silenzio.
La campagna per Nadia, insieme alla campagna "pagine contro la tortura" vogliono, rompendo il silenzio. E i prigionieri politici non devono solo ricevere solidarietà, ma devono continuare la lotta contro lo Stato, contro una posizione apparentemente estremista ma impotente, che sostanzialmente dice “io questo Stato non lo riconosco”, (figurarsi se lo riconosciamo noi), e quindi non lotto quotidianamente contro, non rivendico la libertà, la difesa delle condizioni di vita dei prigionieri politici. E' una posizione impotente perchè vuol dire che semplicemente lo Stato viene lasciato in pace.
La lotta contro il 41bis ai prigionieri politici, per difesa delle loro condizioni di vita, per la loro liberazione è parte invece della battaglia rivoluzionaria, serve a schierare i fronti tra le masse.
E', quindi, una battaglia importante, su cui probabilmente la borghesia non se ne starà zitta.
La repressione verso i compagni, le compagne che lottano, i processi che vengono portati avanti, è da un lato un fatto di persone, perchè lo Stato colpisce quelle compagne, quei compagni che incarnano con la loro azione, la loro denuncia, la lotta necessaria e sono riconosciuti dalle masse (e la stessa borghesia li riconosce); d'altra parte non è un fatto di persone, perchè sono parte dell'azione dello Stato che usa sia la politica di normalizzazione/controllo di massa attraverso soprattutto le leggi, sia l'azione repressiva per tagliare le punte d'avanguardia.
Per questo contro la repressione dei rivoluzionari, dei movimenti di lotta, dobbiamo guardare prima di tutto alle masse; nello stesso tempo appoggiamo, ci leghiamo ad ogni altra posizione che serva questa battaglia.
Per questo contro la repressione dei rivoluzionari, dei movimenti di lotta, dobbiamo guardare prima di tutto alle masse; nello stesso tempo appoggiamo, ci leghiamo ad ogni altra posizione che serva questa battaglia.
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