venerdì 17 novembre 2017

pc 17 novembre - Massima informazione e sostegno alla marcia dei migranti Cona-Venezia, una iniziativa da generalizzare

Un migrante ivoriano Salif Traoré, è stato investito ed è morto mentre cercava di raggiungere a piedi il presidio a Codevigo. "Noi andiamo avanti anche per chi è rimasto indietro”, dicono i migranti che hanno ripreso la marcia anche per tutti quelli che sono rimasti nel campo. 


Ore 18.30. Dall’incontro col prefetto, la trattativa è andata avanti colpo su colpo, in piedi, sulla strada sterrata dell’argine del Bacchiglione.
Ma sono continui i tentativi della prefettura di riportare i migranti a Cona, dove dovrebbero continuare ad aspettare le “soluzioni”, sempre troppo lente ad arrivare.
Dal patriarca di Venezia, anche stanotte, arriva la disponibilità a tamponare la mancanza di assunzione di responsabilità dello Stato.
Questa notte i migranti non torneranno a Cona e verranno ospitati in diverse parrocchie della provincia di Venezia.
Domani sarà un altro giorno, una delegazione incontrerà la prefettura e continuerà il dialogo per arrivare a definire soluzioni dignitose per i migranti in marcia in questi giorni, ma anche per quelli rimasti nell’ex base militare di Cona.
Ore 14.00La polizia ha tentato di bloccare la marcia per dignità dei richiedenti asilo sul ponte che collega l’argine alla strada provinciale che porta a Mira. La richiesta formale è quella di abbandonare la marcia e ritornare a Cona in attesa di riprendere le fila del dialogo con la prefettura che ieri ha proposto un incontro fra 5 giorni.
I migranti rispondono un “no” all’unisono. “L’obiettivo non è solo Mira, ma è Venezia per denunciare le nostre condizioni disumane alla prefettura al governo italiano, aĺl’UE, all’ONU, al Vaticano alle associazioni per i diritti umani. Vogliamo dignità e integrazione, non siamo violenti.”
Ma poi parlano anche dei motivi per cui sono arrivati in Italia, quelli che i media nn ricordano mai perché parlano delle colpe dei nostri governi impegnati in guerre e occupazioni dei loro territori.
Ricordano Sandrine Bakayoko, morta a Cona lo scorso gennaio. Parlano di Salif Traoré, morto ieri mentre raggiungeva i compagni i lotta. Parlano di Abd el Salam, morto in un picchetto sindacale mentre richiedeva diritti per tutti. Parlano di un ospite ferito a colpi d’arma da fuoco ieri a Napoli da un “operatore”. Parlano dei tendoni di Cona che secondo il governo italiano sarebbero strutture di prima accoglienza adatte a degli esseri umani.
E la rabbia cresce. E dicono no! Nessuna mediazione che riguardi il ritorno a Cona. Ora che le catene di Cona si sono spezzate non si vuole solo respirare l’aria, ma si vuole ciò che serve: casa, diritti, dignità! Per ora quindi si aspetta di sapere la controproposta delle istituzioni, e il percorso che porti alla soluzione dei problemi e non alla dimenticanza delle emergenze sociali.
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Dopo due notti e due giorni continua la marcia per la dignità dei richiedenti asilo di Cona (VE) da mesi parcheggiati nell'ex base in condizioni di estrema precarietà. Dopo aver passato la notte accampati nella chiesa di Codevigo, questa mattina i migranti hanno ripreso la marcia al grido “Cona stop” e “basta Cona”.
Rivendicano il loro diritto a una vita dignitosa, e il diritto all'integrazione senza politiche della paura e della xenofobia. Ma condannano anche le condizioni del campo di Cona che non sono strutture di accoglienza ma un vero e proprio cimitero!
Intanto il gruppo di ieri si è rinfoltito di altri richiedenti che ieri hanno preso coraggio e si sono uniti ai compagni che per primo hanno lasciato la base di Cona con la determinazione di non volerci tornare
Una presa di posizione netta che non ha bisogno di commenti.
Oggi la marcia dei 300 riprende quindi verso Mira, a pochi chilometri da Venezia, dove si sta organizzando un presidio di solidarietà e accoglienza per la notte.
#marciaperladignità
#conastop

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