Sabato ventuno ottobre in Repubblica Ceca si
tengono le elezioni politiche: anche qui a vincerle è la destra che, come nella
disgraziatissima Italia, è rappresentata da un padrone delle ferriere, tale
Andrej Babis, capo del partito di maggioranza relativa Azione dei Cittadini
Scontenti – Akce Nespokojených
Občanů (Ano).
Il nuovo premier della Repubblica Ceca, che
raccatta il 29,64 per cento dei voti e 78 seggi, ha formato il nuovo governo con
altri partiti di estrema destra: il Partito Democratico Civico – Občanská
Demokratická Strana (Ods), che ottiene l’11,32 per cento e 25 parlamentari, e
Libertà e Democrazia Diretta – Svobodu a Přímou
Demokracii (Spd), che raccoglie il 10,64 per cento e 22 eletti.
E’ l’ennesimo Paese il cui sistema politico si
sposta pesantemente a destra, ma qui – a differenza di altrove – il Partito
Comunista di Boemia e Moravia – Komunistická Strana Čech a Moravy (Kscm) non
solo mantiene le proprie posizioni, conquistando il 7,76 per cento pari a 15
seggi, ma sopravanza il Partito Socialdemocratico Ceco – Česká Strana Sociálně
Demokratická (Čssd) che conquista lo stesso numero di seggi ma con il 7,27 per
cento, perdendo quasi la metà dei suffragi ottenuti quattro anni fa.
Insomma, come già in Francia, è la
socialdemocrazia, e non la così detta “sinistra radicale” – a subire – sempre
naturalmente che i dati, che chi scrive prende dal sito di Rai News 24,
siano quelli reali – una clamorosa débâcle; infine segnalo il fatto che Tiziana
Di Giovannandrea, che firma il pezzo in questione, definisce il Kscm «comunisti
non riformati»: mi piacerebbe capire cosa intende la pennivendola con questa
locuzione che ha il vago fetore di insulto.
Bosio (Al), 13 novembre 2017
Stefano Ghio - Proletari Comunisti
Alessandria/Genova
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