Lo scandalo dovrebbe essere questo.. invece da mesi si assiste a un assedio ai PM autori dell'inchiesta:
interrogazioni parlamentari, cortei con il porco deputato Gasparri, prese di posizione di Berlusconi, Verdini e altri che aizzano una ' opinione pubblica' cioè quella fetta di popolazioni che ad Aulla intrisa da umori razzisti e reazionari.
I fatti li abbiamo denunciati nei post allegati
pc 21 giugno - Aulla/Lunigiana - le bestie feroci fascio-razziste in divisa - pagherete caro, pagherete tutto!
AULLA, LE “CIMICI” INCHIODANO I MILITARI: «UN NEGRO È SCAPPATO: L’HO PRESO E MASSACRATO»
La Spezia - «Guarda che bel taglio che c’ho fatto, tac da sopra eh». Alessandro Fiorentino è divertito mentre mostra al collega di pattuglia, Gianluca Varone, il modo in cui aveva appena squarciato le gomme di una Alfa 146 posteggiata alle porte dell’abitato di Aulla. Dalla carte dell’inchiesta, che ha travolto i comandi delle stazioni carabinieri della Lunigiana, spuntano particolari che tratteggiano i profili di persone dedite al malaffare, persone che nascondendosi dietro una divisa facevano il bello e cattivo tempo da quelle parti.Il 12 febbraio scorso una cimice nascosta nell’auto di servizio registra la conversazione tra i due carabinieri e il cittadino inglese proprietario della vettura a cui avevano appena bucato le gomme: Varone e Fiorentino fingono di non sapere chi avesse commesso il reato, poi quando la vittima si
allontana commentano il fatto. Varone: «Anche te no, a un bravo cristo hai bucato le gomme».
Fiorentino: «Ma che cazzo ne sapevo io che ere quello lì». Varone: «Ride». Fiorentino: «Io quando ho fatto, io ero convinto fosse, fosse l’albanese, era quell’altra macchina». Il 9 dicembre 2015 l’accoppiata Fiorentino e Varone si sarebbe resa responsabile del reato di peculato per essersi appropriata di alcuni «cd-dvd dal contenuto musicale e pornografico» sequestrati a un ambulante marocchino per la violazione dei diritti d’autore. Nella stessa occasione i carabinieri avrebbero preso, senza averne alcun diritto, «un giocattolo erotico (un fallo di gomma, ndr)».
«A un certo punto, mentre stavano sequestrando tutto, esce Gianluca e mi fa, guarda che cosa ho trovato? Un cazzo di gomma così». Nell’ordinanza il gip parla anche «odio razziale» e lo fa dopo riportando alcune intercettazioni inquietanti. Il 17 febbraio scorso alle tre del mattino, Luca Granata, oggi agli arresti domiciliari, parla con un collega, Francesco Rosignoli, e gli racconta di come ha picchiato «un negro».
Granata: «C’è un negro che mi voleva de, un negro che è scappato, gli sono andato dietro ed è picchiato con il muro, è cascato l’ho tirato su e ho detto mettiti là…l’ho smostrato…poi gli ho messo la pistola in bocca, ho detto se devo andare in galera ci vado per qualcosa». Tra le conversazioni più rilevanti, annotate dagli investigatori, ce n’è una del 13 novembre 2016 quando Ian Nobile, oggi ai domiciliari, confessa a Fiorentino di avere un taser (storditore elettronico).
Nobile: «L’altro giorno mi sono incazzato con Gianluca, sai che c’ho il taser, no?». Fiorentino: «Ah sì me l’avevi detto». Nobile: «Ma tu sai che è una cosa che non dovrei tenere. E inizia a fare la spada con il laser, ma dico non toccare una roba che non è tua soprattutto in presenza di un superiore (che in quel momento si trovava in caserma, ndr)». Indagando a lungo sui carabinieri della Lunigiana, i pm Aldo Giubilaro e Alessia Iacopini hanno fatto venire a galla altre questioni spinose. Uno dei marescialli, il cui non è finito sul registro degli indagati, è accusato anche di maltrattamenti in famiglia nei confronti della moglie. Sono state ricostruiti episodi di percosse, il militare sarebbe solito offendere la donna chiamandola: «Malata, rincoglionita e matta».
pc 8 ottobre - I carabinieri della lunigiana razzisti e peggiori dei peggiori delinquenti - pagherete caro, pagherete tutto! proletari comunisti/PCm Italia
Il loro onore si chiama vigliaccheria! Ora si leggono le carte
Ricordate i valorosi carabinieri di Aulla? Ma sì, quel paesino tranquillo della Lunigiana dove non avveniva mai nessun reato di rilievo, a meno che i carabinieri non si mettessero a farne qualcuno di davvero importante…
Alcuni di loro erano stati arrestati, altri solo indagati, tutti comunque pienamente coinvolti
in una gestione dell’”ordine pubblico” che somigliava maledettamente al controllo mafioso del territorio.
Ora si sta per arrivare al processo, vengono depositate le carte contenenti le prove per il rinvio a giudizio e dunque diventano pubbliche anche le intercettazioni – sia telefoniche che ambientali – che hanno registrato il modus operandi di questi militi cui gli ignari cittadini affidavano la propria “sicurezza”.
Il quadro “culturale” che ne esce fuori è semplicemente agghiacciante. «Basterebbe prenderli e invece di portarli in caserma farli sparire, come fanno i cinesi, un solo colpo alla nuca, nella fossa, calce, tappi tutto ed è l’unico modo per levarli di mezzo». Un trattamento da riservare ai migranti, considerati poco più che spazzatura da buttar via da qualche altra parte.
«Capiscono solo le legnate», si dicevano tra di loro ridendo. E quando ne hanno fermato qualcuno cercavano di essere davvero chiari: «Ti stacco la testa se ti rivedo», «Ti butto nel fiume», ecc.
Uno di loro, che sopravviveva facendo – come tanti in giro per l’Italia – il parcheggiatore abusivo, è dovuto fuggire dal paese fino ad obbligare un cittadino marocchino, parcheggiatore-aiutante davanti a un supermecato perché continuamente preso a calci e pugni dai “caramba”.
Non mancano particolari più crudi e dettagliati. Un altro è stato sbattuto più volte contro il citofono della caserma; altri sono stati presi a manganellate sulle mani appoggiate alle portiere delle auto; non sono mancate neanche le torture vere e proprie, come le scariche elettriche prodotte da due storditori; né le sevizie sessuali su un giovane marocchino.
Ma quando degli uomini armati cominciano a sentirsi “al di sopra della legge” tendono a strafare anche nelle piccole cose che nulla c’entrano con la “prevenzione dei reati” e la mitica “sicurezza” del signor Minniti. E dunque: gomme della bici tagliate a un ambulante (“così non gira tanto”), ruote bucate a un’auto perché senza assicurazione. Contro stranieri e italiani, ma con una larga preferenza per i primi, tanto da convincere gli inquirenti a rilevare la finalità «di discriminazione e odio razziale».
Quando uomini armati fanno quel che vogliono in caserma o per strada, è inevitabile che comincino a fare lo stesso anche in casa. Ad un carabiniere è stato contestato anche il maltrattamento della moglie: ingiurie, percosse, lesioni, sputi in faccia e schiaffi in pubblico, fino a scaraventarla fuori dall’auto.
Dopo tutto questo sembra quasi un gioco innocente il riconoscersi reciprocamente ore di servizio straordinarie, per gonfiarsi gli stipendi.
E magari qualcuno potrebbe magari ritenere questo l’unico reato da contestare loro, come un “vitalizio”…
Alcuni di loro erano stati arrestati, altri solo indagati, tutti comunque pienamente coinvolti
in una gestione dell’”ordine pubblico” che somigliava maledettamente al controllo mafioso del territorio.
Ora si sta per arrivare al processo, vengono depositate le carte contenenti le prove per il rinvio a giudizio e dunque diventano pubbliche anche le intercettazioni – sia telefoniche che ambientali – che hanno registrato il modus operandi di questi militi cui gli ignari cittadini affidavano la propria “sicurezza”.
Il quadro “culturale” che ne esce fuori è semplicemente agghiacciante. «Basterebbe prenderli e invece di portarli in caserma farli sparire, come fanno i cinesi, un solo colpo alla nuca, nella fossa, calce, tappi tutto ed è l’unico modo per levarli di mezzo». Un trattamento da riservare ai migranti, considerati poco più che spazzatura da buttar via da qualche altra parte.
«Capiscono solo le legnate», si dicevano tra di loro ridendo. E quando ne hanno fermato qualcuno cercavano di essere davvero chiari: «Ti stacco la testa se ti rivedo», «Ti butto nel fiume», ecc.
Uno di loro, che sopravviveva facendo – come tanti in giro per l’Italia – il parcheggiatore abusivo, è dovuto fuggire dal paese fino ad obbligare un cittadino marocchino, parcheggiatore-aiutante davanti a un supermecato perché continuamente preso a calci e pugni dai “caramba”.
Non mancano particolari più crudi e dettagliati. Un altro è stato sbattuto più volte contro il citofono della caserma; altri sono stati presi a manganellate sulle mani appoggiate alle portiere delle auto; non sono mancate neanche le torture vere e proprie, come le scariche elettriche prodotte da due storditori; né le sevizie sessuali su un giovane marocchino.
Ma quando degli uomini armati cominciano a sentirsi “al di sopra della legge” tendono a strafare anche nelle piccole cose che nulla c’entrano con la “prevenzione dei reati” e la mitica “sicurezza” del signor Minniti. E dunque: gomme della bici tagliate a un ambulante (“così non gira tanto”), ruote bucate a un’auto perché senza assicurazione. Contro stranieri e italiani, ma con una larga preferenza per i primi, tanto da convincere gli inquirenti a rilevare la finalità «di discriminazione e odio razziale».
Quando uomini armati fanno quel che vogliono in caserma o per strada, è inevitabile che comincino a fare lo stesso anche in casa. Ad un carabiniere è stato contestato anche il maltrattamento della moglie: ingiurie, percosse, lesioni, sputi in faccia e schiaffi in pubblico, fino a scaraventarla fuori dall’auto.
Dopo tutto questo sembra quasi un gioco innocente il riconoscersi reciprocamente ore di servizio straordinarie, per gonfiarsi gli stipendi.
E magari qualcuno potrebbe magari ritenere questo l’unico reato da contestare loro, come un “vitalizio”…
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