sabato 11 novembre 2017

pc 11 novembre - "Nel processo Ilva occorre che parti civili, lavoratori, cittadini siano presenti" - Intervento dell'Avv. Gianluca Vitale nell'incontro con le parti civili dello Slai cobas sc

Il processo Ambiente Svenduto è piuttosto “strano”, difficile da interpretare. Faccio l’esempio dell’udienza di oggi. Abbiamo formalmente iniziato intorno alle 10 e subito è iniziato il “lavoro” degli avvocati difensori degli imputati: una richiesta di rinvio dell’udienza perché l'avvocato dei Riva, Annicchiarico, stava male ed era assente, poi altre richieste di rivedere tutta una serie di decisioni che la Corte aveva già preso, e così via. A questo punto la Corte si ritira per due volte in Camera di Consiglio e passano ore. L'udienza inizia effettivamente dopo le 15,30. Poco dopo le 17 i testi dovevano andar via e quindi alla fine abbiamo fatto un’ora e mezza di processo. L’udienza è durata dalle 10 alle 17, ma il processo è effettivamente andato avanti solo per un’ora e mezza.
Perchè questo? Perché l’obiettivo sempre più evidente dei difensori degli imputati non è difendersi sui fatti, contestare dati e responsabilità, ma allungare il più possibile i tempi. E ci stanno riuscendo. Per motivi che sono in parte processuali, ma anche non processuali.

Processuali perché quando un avvocato degli imputati si alza e pone la sua eccezione,
Corte se ne va, si ritira in camera di consiglio per un’ora e più, alla fine gli dà torto ma nel frattempo è passata un’ora. Finora saranno state fatte 20, forse 30 udienze ma al netto delle eccezioni e relative decisioni, i tempi effettivi di processo equivalgono forse a 3 o 4 udienze; senza contare il fatto che il processo è iniziato dopo un anno e mezzo, poi si è nuovamente interrotto ed è stato fatto ripartire da zero.
Non processuali perché non c’è nessun tipo di pressione reale, forte su questo processo. In effetti anche i giudici, non sentendosi addosso questa pressione, se la prendono comoda, non hanno un’urgenza.

Adesso siamo entrati in una fase processuale leggermente diversa, dove stiamo ascoltando chi riferisce fatti, ma pur sempre cose già accertate: quali sono gli agenti inquinanti, quali sono le fonti, i parchi minerali, i funi, le canne fumarie, ecc.
Tra un po’ toccherà a noi, che dovremo tentare sia di accelerare il processo, sia di dimostrare qualcosa che finora non è stato dimostrato: dalle condizioni dei lavoratori cimiteriali, ad alcune cose che accadevano in Ilva, a Tamburi, tutte cose che solo in parte sono già state affrontate processualmente e che noi dobbiamo cercare di sottolineare, evidenziare ancora di più.
Anche noi dovremo difenderci dagli attacchi, dai tentativi di perdere tempo che dall’altra parte sicuramente continueranno, non perché sono particolarmente “cattivi” ma perché è il loro “lavoro”, un lavoro per cui sono pagati abbastanza bene e hanno il “diritto”, in questo sistema, di fare.

Però, continuo a penare che tanto più forte è la pressione, anche sul processo, tanto più difficile diventa per loro ottenere il loro scopo. Perché forse una Corte d’Assise che si sente spinta, quasi assediata dai lavoratori e dalla cittadinanza, potrebbe pensare di dover fare in fretta, di dover portare avanti il processo e chiuderlo con una sentenza per dare una risposta a cittadini e lavoratori che hanno ogni giorno davanti e chiedono giustizia.

Va tenuto conto di una cosa, che è assolutamente tipica di questo genere di processi, connaturata. ll fatto che viviamo in uno Stato capitalista, dove la Giustizia fa parte dell’apparato dello Stato e corrisponde alle leggi di funzionamento del sistema; e secondo questo funzionamento,la realtà viene rovesciata: siamo noi, chi sta intorno al processo e vuole giustizia, i veri imputati. Quando ci avviciniamo a quell’aula, la polizia guarda male noi, non gli avvocati di Riva e soci, che fino a prova contraria sono gli imputati. Guardano male gli avvocati di parte civile, sono preoccupati del pubblico che viene ad assistere. Questo perché, ripeto siamo sotto uno Stato, in cui i padroni sono interni del sistema, fanno parte del meccanismo di questo Stato e società capitalisti. Certo, sfruttano la situazione, inquinano, fanno qualcosa che anche in uno Stato capitalista non è del tutto lecito e per questo vanno processati, ma sono comunque all’interno del sistema.
Noi invece siamo antagonisti, siamo quelli che vogliono fare la rivoluzione contro lo Stato capitalista e quindo siamo molto più pericolosi. Magari non nell’ottica dei giudici della Corte d’Assise ma sicuramente nell’ottica della polizia, che è quella che controlla anche il processo. Per loro gli operai e i cittadini che si incazzano sono molto più pericolosi di un imprenditore che facendo il suo lavoro inquina, ammazza la gente. Lui sta facendo il suo lavoro, “normale” per il sistema, gli altri rischiano di metterlo in discussione. Per questo, “guardano male” le poche persone, le parti civili presenti e me che le rappresento quando faccio i miei interventi contestando l’azione dei difensori di Riva.
Ma se fossimo in tanti, sia noi avvocati di parte civile sia lavoratori e cittadini tra il pubblico, le cose in parte andrebbero diversamente.

Questo vale anche per noi avvocati, effettivamente questa è una nostra mancanza, non siamo riusciti a essere significativamente presenti in ogni udienza. Per me personalmente e per gli altri colleghi di Torino ovviamente non è semplice venire qui ad ogni udienza, ma anche altri colleghi del posto che per cui sarebbe molto più facile essere più presenti, spesso non partecipano alle udienze, non per cattiva disposizione ma anche perché il processo ancora non è decollato, non ha ancora avuto quella rilevanza che un processo del genere dovrebbe avere.
Questo è il processo per reati ambientali più grosso che sia mai stato celebrato in Italia, il più grosso processo al sistema capitalista fabbrica, inquinamento, eppure se ne parla molto meno del processo Thyssen, molto meno del processo Eternit e di molti alti processi per reati ambientali celebrati in Italia. Anche per questo possiamo dire che gli imputati e i loro difensori stanno “lavorando bene”, la loro tattica sta funzionando.
Se invece fossimo tanti ogni volta, sia noi avvocati sia i cittadini, lavoratori che vanno lì e rivendicano giustizia, questo potrebbe cambiare la situazione. Lo so che per chi non lo fa per lavoro non è facile presentarsi in aula alle 9, aspettare fino alle 10 e mezzo che si concluda l’appello, stare a guardare fino alle 16 che non succede niente, se non assistere agli avvocati che si parlano da una parte all’altra, ai giudici che ogni tanto vanno su retro e dopo un’ora tornano e leggono un'ennesima ordinanza, e in tutta quella giornata si sente, e solo in parte, uno solo dei testi convocati, ma ogni tanto occorre fare questo sforzo di essere al processo.
Il presidente della Corte, che regola tempi e modi del processo, tanto meno si sente pressato, tanto meno si impone perché il processo vada avanti spedito.
Se in un processo di questa dimensione ci sono solo 10 persone tra il pubblico, vene da pensare: ma allora non interessa a nessuno, allora non è successo nulla, non è vero che ci sono stati tanti morti e disastri, perché se fosse vero ci andrebbero in tanti!

Loro, gli avvocati degli imputati, si sentono così tranquilli, padroni della situazione che anche un semplice interventi di opposizione alle loro eccezioni, li fa molto arrabbiare ma anche li mette in difficoltà. Stamattina hanno reagito in modo anche offensivo quando io ho contestato l'intervento di uno di loro, si sono rivoltati in massa e mi hanno inveito contro, e la cosa è continuata per un pò. Sono convinto che se fossimo stati di più dalla nostra parte e ci fossimo anche solo avvicinati, non avrebbero sbraitato tanto.
Io non mi scandalizzo per questo. Ripeto, loro stanno facendo il loro lavoro, per cui sono pagati, anche abbastanza profumatamente, e non discuto che lo possano e debbano tentare fare tutto e il contrario di tutto; ma noi siamo dall’altra parte e dobbiamo tentare di lavorare diversamente, cercare di tenere in carreggiata il processo. Il presidente della Corte d’Assise oggi forse perché ha sentito, per la prima volta da qualche udienza in qua, qualcuno che dalle parti civili si è alzato e ha detto che non era d’accordo, per la prima volta ha scritto nero su bianco che venivano fatte delle richieste da parte degli avvocati degli imputati solo per perdere tempo! Ha scritto che si trattava di richieste pretestuose e di un abuso del diritto alla difesa. Se questo fosse stato già fatto una, due tre volte, se ci fossero stati i giornalisti, le cose andrebbero differentemente.
I giornalisti, credo, non vengono perché già sanno che succede poco o niente in termini processuali e soprattutto perché non vedono che c’è interesse, vedono poca gente.
Non credo sia necessario che succeda qualcosa di eclatante, basta che sentono che c’è una pressione, che ci si sta arrabbiando e ci si sta arrabbiando anche perché in un anno finora il processo ancora non è affatto decollato.

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