mercoledì 1 novembre 2017

pc 1 novembre - Gentiloni: “segnali incoraggianti per la crescita, gli investimenti, l’occupazione”… Ma quando mai! Gli unici “segnali” veri sono quelli del “Lavoro frammentato e povero”

L’attuale allegrone presidente del consiglio dei ministri, Gentiloni, ogni tanto si lascia andare a frasi che vorrebbero ispirare “fiducia” (la parola più sprecata negli ultimi anni!), come in occasione del rating a “BBB/A-2 da BBB-/A-3 con prospettive stabili” (il cui inutile significato è comprensibile, si fa per dire, sono agli "addetti ai lavori") emesso dall’agenzia Standard&Poor’s, dopo il quale ha appunto affermato che si tratta di segnali incoraggianti. Ma, forse ricordandosi che non tutti sono stupidi in questo paese, ha aggiunto, pensando anche di fare lo spiritoso, che, certo, “Con il rating di Standard&Poor’s non si mangia”…
E infatti, a smentire la sua “fiducia” arriva puntualissima l’analisi di un ex ministro, un altro borghese del suo rango, che dice:
“Secondo i dati Istat della contabilità nazionale, negli ultimi mesi siamo ancora a 300 mila posti di lavoro in meno rispetto al picco di aprile 2008.” E già questa è una notizia: “Ma in termini di unità di lavoro con orari standard (diciamo 8 ore), siamo 1,2 milioni sotto il dato di 9 anni fa.”
Altro che fiducia, a questo punto Gentiloni dovrebbe come minimo smentire di corsa l’analista! “Questo vuol dire che molto lavoro - al di là del fatto che sia a tempo indeterminato, a tutele crescenti oppure temporaneo - riguarda attività molto frammentate e quindi è povero. Nasce da qui il senso di insoddisfazione di molti italiani per la ripresa in corso». (Affari&Finanza 30 ottobre ’17)
Il giornalista economico ci dice chi è questo “signore”: “…Enrico Giovannini, docente di statistica economica all'Università Tor Vergata di Roma, ex presidente dell'Istituto nazionale di statistica, ex ministro del Lavoro e attuale portavoce dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS).” Insomma per la borghesia questo tizio non è uno qualunque, e continua: “In sostanza, secondo Giovannini, i numeri dell'Istat non mentono, però bisogna leggerli bene. Ma sono in pochi a farlo. Quindi, fa notare il portavoce di ASviS, chi parla di crisi del lavoro superata sbaglia perché le ore lavorate (e la massa salariale connessa) sono complessivamente meno rispetto al periodo pre-crisi. E non di poco.”

E infine la conferma che deriva da tutto questo: “Parallelamente, rispetto al periodo ante crisi, è peggiorata la distribuzione del reddito. Il 20% più ricco della popolazione ora guadagna 5,6 volte quello che guadagna il 20% più povero. Prima della crisi questo rapporto era attorno a 5 volte».

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