Il prossimo giovedì due novembre, presso la Corte
d’Appello del Tribunale di Milano, si terrà l’udienza di secondo grado del
processo al compagno Eros Barone – eminente figura di marxista-leninista, nonché
militante del Circolo Culturale Proletario di Genova – in merito all’accusa di
“diffamazione a mezzo stampa”.
La vicenda riguarda un epiodio di “caccia
all’albanese”, avvenuto a Varese nel 2006, ed orchestrato da militanti leghisti
e fascisti, in risposta ad un episodio delittuoso che aveva coinvolto uno di
loro.
Commentando l’accaduto sul quotidiano locale
Varese News, il compagno aveva apostrofato gli autori del pogrom come
“nazifascisti”, suscitando la reazione scomposta di tale Vanessa Prat, del
Movimento Giovanile Padano; costei – su istigazione del gruppo dirigente – lo
querelò, pretendendo
la pazzesca cifra di Euro 50.000,00 (cinquantamila/00) di risarcimento danni morali.
la pazzesca cifra di Euro 50.000,00 (cinquantamila/00) di risarcimento danni morali.
Nel 2014 si è addivenuti alla sentenza di primo
grado, nella quale Barone è stato riconosciuto non colpevole – per fortuna in
Italia c’è ancora una qualche forma di “diritto di critica” – di quanto
sostenuto dai suoi avversari politici, ma l’accanimento giudiziario nei suoi
confronti non si è esaurito: ora siamo alla sentenza di appello in un processo
che definire “farsesco” è un complimento.
Nel frattempo, al compagno – che comunque ha
dovuto sostenere ingenti spese per difendersi da un’accusa inverosimile – si è
sviluppata una malattia cardiaca che è certamente correlata con questa vicenda:
e qui bisogna dire che buona parte di quanto accadutogli deve essere attribuito
al comportamento di chi dovrebbe essere più vicino a lui politicamente, ma lo
scansa per la sua coerenza marxista-leninista.
Il riferimento è, naturalmente, alle forze della
“sinistra” – Rifondazione e l’allora Partito dei Comunisti Italiani – che non
hanno mosso un dito per prendere le difese (quanto meno verbalmente) di un
compagno, mentre la Federazione Lavoratori della Conoscenza, della Cgil, si è
limitata ad un timidissimo sostegno, nonostante il compagno fosse loro
iscritto.
Queste sono le vicende; ancora una volta si può
ben vedere quale sia il vero volto di personaggi che di solito, almeno a parole,
offrono il proprio appoggio alle battaglie dei loro iscritti o comunque di chi
ritengono vicini a loro: in questo caso l’essere un coerente marxista-leninista
ha portato Barone ad essere isolato da chi, non fosse altro che per “dovere
istituzionale”, si sarebbe dovuto occupare della sua situazione.
Genova, 31 ottobre 2017
Stefano Ghio - Proletari Comunisti
Alessandria/Genova
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