Nel giorno dei morti, si era scomodato
dalla sua villa lombarda per venire in Sicilia e dare una mano al suo candidato
presidente della coalizione di centrodestra, Musumeci, il “fascista perbene”, considerato
in difficoltà e invece si è ritrovato ancora una volta indagato, insieme all’inseparabile
Marcello Dell’Utri, per le stragi mafiose del 1993! Ma così le “difficoltà” di
questa campagna elettorale aumentano! E per lui, capo indiscusso di Forza
Italia, primo partito della coalizione, è davvero troppo!
Nel bel mezzo di una
campagna elettorale si ripresenta con suo grande dispiacere una inchiesta della
magistratura chiamata “Trattativa Stato-Mafia”! E si parla di stragi di cui lui
sarebbe il mandante! Tanto che si lamenta come sempre che si tratta di indagini
“a orologeria”…
Quale ulteriore
disgrazia per Berlusconi (ma anche per gli altri, visto che quasi nessuno, in
questa campagna elettorale aveva tirato in ballo il tema della mafia!).
Come si fa a parlare
dei temi della campagna elettorale in queste condizioni, si sarà detto! Ma lui
lo ha fatto lo stesso in un teatro pieno della sua gente… ne parliamo in un prossimo
articolo…
Trattativa Stato-mafia
Mafia e stragi del '93, Berlusconi indagato
stata male interpretata
ROMA. Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri sono nuovamente
indagati nell'inchiesta sui mandanti occulti delle stragi mafiose del 1993, che
colpirono Firenze, Roma e Milano. La procura di Firenze ha già ottenuto dal
giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo, archiviato nel
2011, e ha delegato nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia.
Obiettivo, passare al setaccio le parole pronunciate in carcere dal boss
Giuseppe Graviano, intercettato dai pubblici ministeri palermitani del processo
'Trattativa Stato-mafia' mentre parlava dell'ex presidente del Consiglio e
dall'ex senatore di Forza Italia in carcere per scontare una condanna a sette
anni per concorso esterno in associazione mafiosa. "Berlusconi mi ha
chiesto questa cortesia, per questo c'è stata l'urgenza", diceva Graviano,
il padrino condannato per le stragi, al suo compagno dell'ora d'aria, il
camorrista Umberto Adinolfi. Era il 10 aprile dell'anno scorso, le telecamere
della Dia spiavano il braccio del 41 bis del penitenziario di Ascoli Piceno.
"Lui voleva scendere, però in quel periodo c'erano i
vecchi - insisteva Graviano, che è in carcere dal 1994 - lui mi ha detto: ci
vorrebbe una bella cosa". E ancora: "Trent'anni fa, venticinque anni
fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa
una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi,
perché ti rimangono i soldi...". Parole che il legale di Berlusconi,
l'avvocato Nicolò Ghedini, ha bollato come "illazioni e notizie infamanti
prima del voto, non avendo mai avuto alcun contatto il presidente Berlusconi né
diretto né indiretto con il signor Graviano".
La Repubblica
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