Adesso
i topi di fogna fascisti non hanno più bisogno di travestirsi da
movimenti pseudo sociali: ora possono tranquillamente presentarsi per
quello che sono, senza paura di essere respinti perché fuori legge,
visto che, al comma uno della dodicesima norma finale del testo, la
Carta costituzionale della Repubblica Italiana recita che «è vietata la
riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito
fascista».
Se ancora non bastasse
questo ad impedire a certe formazioni di presentarsi, esiste anche la
Legge 25 giugno 1993 numero 205, conosciuta con il nome del suo
relatore, il senatore democristiano Nicola Mancino, che sancisce: «è
vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra
i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per
motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».
Soggiunge
inoltre: «chi partecipa a tali organizzazioni, associazioni, movimenti o
gruppi, o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo
fatto della partecipazione o dell’assistenza, con la reclusione da sei
mesi a quattro anni. Coloro che promuovono o dirigono tali
organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi sono puniti, per ciò
solo, con la reclusione da uno a sei anni».
Pertanto
a questi nipotini del Puzzone non solo va impedito di entrare nelle
assemblee elettive, ma va comminata una sanzione penale la più alta tra
quelle previste dal nostro ordinamento: lo stesso metro di giudizio,
ovviamente, va adottato per coloro i quali, sedendo negli organi
preposti a dare attuazione alle Leggi dello Stato borghese, non hanno
mosso un dito per impedire questo vero e proprio reato.
Bosio (Al), 14 giugno 2017
Stefano Ghio - Proletari Comunisti Alessandria/Genova
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