domenica 11 giugno 2017

pc 11 giugno - Docenti “deportati” e legge 107, il de profundis per la scuola pubblica



A due anni dall’approvazione della riforma della #BuonaScuola un numero considerevole di docenti resta ancora “deportato” a centinaia di chilometri da casa e il ruolo, ottenuto a queste condizioni, non può sicuramente ripagare queste vite spezzate e queste famiglie divise.
Usciamo da un anno importante, che ha visto i docenti italiani mobilitati con diverse giornate di sciopero non solo contro le Deleghe della legge 107 ma anche contro la
chiamata diretta e gli incarichi triennali decisi dai presidi, il bonus premiale, la carta del docente, il precariato, l’organico Ata inadeguato, l’alternanza scuola-lavoro, le prove Invalsi, le assemblee sindacali consentite solo ai sindacati rappresentativi.
Niente di quello che il governo Renzi aveva promesso, per rimediare ai danni derivanti da un piano assunzionale basato “sulla disparità di trattamento e sulla mancanza di trasparenza”, è stato fatto.
Avevamo chiesto soprattutto la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto, l’attivazione del tempo pieno al sud (e sappiamo benissimo quanto sarebbe utile per risolvere la piaga della dispersione scolastica!) e lo sdoppiamento delle classi pollaio ma abbiamo compreso ormai che di meridione ci si riempie solo e sempre la bocca tutte le volte mentre nei fatti lo si lascia puntualmente sprofondare. Senza dimenticare i precari lasciati a marcire nelle graduatorie ad esaurimento.
Con l’approvazione delle deleghe della legge 107 si è sancito il DE PROFUNDIS della scuola pubblica: la libertà di insegnamento, la stessa unità della scuola pubblica stanno lentamente morendo sotto i colpi del bonus di merito e della chiamata diretta “clientelare”.
All’ex Premier Matteo Renzi, che con le assunzioni nella scuola ha semplicemente ottemperato a una sentenza della Corte di Giustizia Europea sui contratti reiterati e che non ha “regalato” nulla a nessuno, continua ad andare tutto il nostro disappunto. Ultimo e non ultimo inutile e ridicolo proclama è quello della Ministra Fedeli che vorrebbe tenere aperte le scuole tutto l’anno, anche d’estate, per venire incontro ai genitori, secondo quanto riporta il quotidiano La Stampa.
Intanto, il Rapporto sullo Stato sociale 2017, curato dalla Facoltà di Economia della Sapienza di Roma, ci ha fatto sapere che, nel 2014, in Italia, la spesa per l’istruzione è scesa al 4,1% del Pil, di fronte a una media europea del 5,3% mentre, per la prima volta, il Miur ha diffuso i dati sull’edilizia scolastica e si è venuti a conoscenza del fatto che le strutture sicure costituiscono l’eccezione e non la regola.
Come “Coordinamento Nazionale Docenti Fase C” non possiamo che ribadire che il governo Renzi, che vede la sua continuazione in Gentiloni, merita ampiamente di sprofondare nell’oblio della storia per quello che ha fatto e sta continuando a fare alla Scuola Pubblica Italiana e che non saremo mai coi sindacati confederali che hanno totalmente contribuito ad avallare lo scempio.

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