Scontro
frontale. Da una parte le tute blu della Innse. Lavoratori che portano
sul petto una medaglia simbolica: quella conquistata nel 2009 nello
scontro frontale con la vecchia proprietà per il salvataggio
dell’azienda. Con tanto di protesta su un carroponte. Dall’altra il
sindacato guidato da Maurizio Landini. Oggi il proprietario dell’Innse è
il gruppo Camozzi, salutato nel 2009 come «salvatore» dell’azienda. Ora
l’idillio si è spezzato. Tanto che le tute blu della Innse hanno
bocciato senza appello l’accordo per il rilancio della produzione.
Nonostante l’intesa preveda anche una deroga sul Jobs Act per i nuovi
assunti.
I
lavoratori Innse (oggi 27) sono tornati sulle barricate. Ma stavolta la
Fiom (milanese e nazionale) ha preso le distanze. Con una lettera del 6
dicembre. Nei giorni scorsi è arrivata la risposta dei dipendenti
Innse. Eccone un passaggio: «Ci è giunta inaspettata e inopportuna la
vostra lettera aperta in una fase in cui la controparte padronale ci
perseguita con provvedimenti disciplinari, denunce, guardie giurate che
ci sorvegliano a vista mentre ci rechiamo a fare assemblea nella sala
della Rsu, telecamere fuori e dentro l’officina. Voi, che dovreste
difendere la nostra agibilità sindacale e la nostra incolumità di
lavoratori iscritti da decenni alla Fiom, condannate le nostre
iniziative sindacali, i nostri scioperi e le nostre assemblee dando di
fatto, senza ombra di dubbio, il via libera e la copertura alle azioni
disciplinari che l’azienda sta adottando nei nostri confronti. Una
macchia nera nella storia della Fiom che nessuno potrà più cancellare».
La conclusione è inevitabile: «Con o senza il vostro permesso
continueremo a svolgere assemblee e scioperi per aprire una vera
trattativa».
di Rita Querzè dal Corriere della sera
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