giovedì 21 gennaio 2016

pc 21 gennaio - FORMAZIONE OPERAIA: Il padrone per aumentare il profitto deve diminuire il salario? Risposta sulla compravendita della forza-lavoro nel Capitale di Marx

Prima  di iniziare il nuovo ciclo 2016 sulla Formazione Operaia che è centrato su L'Imperialismo di Lenin e che avvieremo, con una presentazione, il prossimo giovedì, 28 gennaio, rispondiamo a una delle varie domande sul ciclo de Il Capitale, che ci sono arrivate. 
Ad altre risponderemo in seguito. 
Queste domande sono molto importanti perchè permettono di approfondire e chiarire. Per questo sollecitiamo i lavoratori, le lavoratrici, i giovani, chi segue la FO, ad intervenire sul ciclo appena concluso con domande, note, interventi, commenti, ecc. 


Domanda pervenuta da un giovane proletario sul salario

Ho capito ancora più cose in merito al valore della forza lavoro, non capisco, però, perché è sbagliato dire che diminuendo il salario dell'operaio, aumenta il profitto del padrone.
Mi spiego meglio, perché la matematica mi dice tutt'altro.
Se un operaio lavora 8 ore e il padrone non ha bisogno di aumentare la produzione, perché il mercato non richiede tutta questa merce X, ma il padrone automaticamente vuole aumentare un po’ il profitto e arricchirsi di più. Lasciamo perdere quali siano i vari metodi per cercare di diminuire il costo di lavoro. Il padrone paga 50 al giorno per 8 ore l'operaio e quindi gli paga 4 ore e le altre 4 le fa gratis, ma se lo paga 35 automaticamente l'operaio lavora 3 per lui e 5 per il padrone quindi il plusvalore aumenta di un’ora in più per il padrone, per 200 operai = 200 ore al giorno in più.
Riepilogando: Produzione - Salario = Plusvalore (profitto), e questa espressione matematica ci dice che il
salario è inversamente proporzionale al profitto. Diminuendo il salario, aumenta il profitto o viceversa.
Questa cosa di certo non si mette davanti al fatto concreto ed evidente che aumentando le ore di lavoro il profitto aumenta perché si produce di più. E che confermo come già è stato chiarito dal compagno/a che il padrone cerca sempre di far lavorare di più l'operaio per aumentare il profitto.
L'espressione da me citata sopra non dice che si produca di più in quel caso ma che aumenti solo il plusvalore a causa del fatto che il salario diminuisca. Infatti al contrario possiamo dire che la produzione è direttamente proporzionale al profitto aumentando uno, aumenta anche l'altro.
Tutto quello che è stato detto dal compagno/a è chiaro, e il lavoro dei compagni è qualcosa di formidabile e mi complimento sempre di più con essi per lo sforzo enorme che viene fatto. Può essere che il mio ragionamento sia sbagliato e per questo chiedo ulteriori chiarimenti a fin che tale idea si cancelli dalla mente, perché fin ora non ritengo esatto, che è sbagliato dire: il padrone per aumentare il profitto cerca di diminuire il salario (ma ovviamente e soprattutto anche far lavorare più ore possibili l'operaio). Tutto qua.
Salvatore, Palermo

RISPOSTA

Premettiamo che stiamo parlando non del plusvalore assoluto e cioè dell’allungamento in qualsiasi modo della giornata lavorativa oltre quel limite della giornata che riproduce il salario, ma parliamo del plusvalore relativo e cioè della necessità del capitalista, quando la giornata di lavoro diventa fissa per legge, di ottenere comunque un aumento del plusvalore restringendo la parte della giornata che tocca al salario.
In questo senso non è sbagliato dire che “il padrone per aumentare il profitto cerca di diminuire il salario” in generale, e questa può essere anche una sensazione comune. Ma questa affermazione può portare alla conclusione sbagliata che ciò avvenga per volontà del capitalista.
Perciò, dato che non è così, bisogna precisare che la domanda così come è posta introduce diversi argomenti e prevede almeno due risposte: la prima risposta ci dice che certamente la volontà del capitalista è quella di abbassare sempre il salario e usa “i vari metodi per cercare di diminuire il costo di lavoro” come dice pure tu. Ma non è certo la volontà del capitalista quella che conta in questo sistema sociale. Infatti, Marx, dato che deve spiegare il movimento reale della società capitalistica, non può trattare della volontà del padrone o di quella del salariato, deve invece spiegare i meccanismi di fondo, per così dire automatici, che ne sono la base vitale. Quindi per ciò che riguarda il salario il presupposto è che il padrone paga il “giusto”, cioè nella compra-vendita della forza-lavoro il padrone paga quanto stabilito (quindi non può abbassare da 50 a 35 il salario come fai tu nell’esempio). E nel corso della sua spiegazione Marx, dopo aver fatto un esempio in cui il padrone abbassa il salario al di sotto del suo valore, mettendo in pericolo la capacità del lavoratore di tenersi in salute per continuare a lavorare, dice: “Malgrado che questo metodo rappresenti una parte importante nel movimento reale del salario, esso qui viene escluso per il presupposto che le merci, e quindi anche la forza-lavoro, vengano comprate e vendute al loro pieno valore.”
E allora se il padrone paga il “giusto” in quale altro modo si abbassa il salario?
Ecco il “meccanismo” che descrive questo processo: il capitalista ha bisogno di abbassare i costi di produzione, ma visto che non può abbassare il costo dei mezzi di produzione (macchinari, materie prime… cioè il capitale costante) allora prova ad abbassare i costi del capitale variabile, cioè della forza lavoro. E quali sono i costi della forza lavoro? Sono i costi dei suoi mezzi di sostentamento (alimenti, abbigliamento…). Quindi questi mezzi devono costare di meno, si devono trovare sul mercato ad un prezzo più basso, il loro valore deve diminuire, affinché sia sufficiente meno salario per comprarli, ogni merce presa singolarmente deve contenere cioè meno lavoro vivo. Quindi, ancora una volta, se diminuisce il valore dei mezzi di sostentamento diminuisce anche il salario. E a questo mira il capitalista. Come? Per diminuire il valore della singola merce il capitalista deve produrne molto di più, in modo che il valore complessivo si distribuisca su questo numero di merci aumentate.
E come fa a produrne di più? Aumentando la produttività! È questa una caratteristica fondamentale della produzione capitalistica. La produttività, quindi, è il fattore centrale, dovuta come dice Marx dice, ad una costante “rivoluzione nelle condizioni di produzione”.
Infine un’altra precisazione. La frase “Produzione - Salario = Plusvalore (profitto)” si deve intendere così: la parte della produzione che resta dopo aver tolto il salario deve essere a sua volta divisa in tante parti: per reintegrare i mezzi di produzione consumati, per pagare eventuali interessi, rendite ecc. e una parte infine rimane al capitalista.

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