Venerdì scorso, in un buon clima militante si è svolto
l'incontro di solidarietà internazionalista con la lotta degli operai
dell'India.
In particolare è stato raccolto l'appello degli operai della Maruti
Suzuki dell'area industriale di Gurgaon-Bawal che hanno intrapreso una dura
lotta contro i padroni che hanno reagito con migliaia di licenziamenti e contro
la repressione poliziesca del governo Modi che ha portato in carcere 147
operai.
L'incontro si è tenuto presso la camera del lavoro autorganizzata a Roma,
nel quartiere proletario del Quarticciolo, organizzato da USI (Unione sindacale italiana) e dallo SLAI COBAS per il sindacato di classe. I lavoratori presenti
hanno partecipato con interesse, prendendo i materiali informativi e il dossier
preparato per l'iniziativa, intervenendo con proprie riflessioni e facendo
domande, a conferma che sempre più i lavoratori vogliono stringere i legami
internazionalisti tra i lavoratori dei diversi paesi, questione invece
cancellata dai sindacati confederali complici per legare i lavoratori agli
interessi e compatibilità padronali.
Nell'informare i lavoratori i promotori sono partiti dalla
situazione economica e politica in India, dal suo “spettacolare
sviluppo” che ha prodotto ricchezza per pochi e miseria per i lavoratori
e la popolazione, della giovane classe operaia che è protagonista nella scena
sociale e politica dell'India, prendendo il posto dei contadini; le politiche
di privatizzazione, di sviluppo "selvaggio" del capitalismo (anche se
il termine è improprio perchè il capitalismo si può sviluppare solo in maniera
"selvaggia"), di svendita totale delle risorse naturali a vantaggio
delle multinazionali imperialiste, dei vari governi, in ultimo quello di Modi,
che fanno gli interessi dei padroni del subcontinente e degli imperialisti; il
Jobs act all'indiana; la repressione, la guerra contro il proprio popolo Green
Hunt.
In questo contesto è esplosa la rivolta degli operai della
Maruti, un vero spartiacque nella lotta operaia del gigante asiatico, che ha
unito operai a tempo indeterminato e precari degli appalti contro licenziamenti, la
repressione e la militarizzazione del governo. La loro autorganizzazione ha portato alla formazione del loro sindacato M.S.W.U. (MARUTI SUZUKI WORKERS
UNION), l'autonomia operaia, l'esercizio della forza/violenza ha messo in
discussione il comando padronale in fabbrica, dove i miglioramenti degli
accordi non erano più sufficienti, ma è il lavoro salariato la catena da
spezzare; l'atmosfera liberata in fabbrica, i forti legami tra lavoratori con
contratti diversi.
E' stato ricordata la giornata internazionalista del 29
gennaio nel nostro paese: a Bergamo tra gli operai Dalmine e gli operai della
logistica, a Palermo tra gli operai della Fincantieri, a Taranto tra gli operai
Ilva.
I
lavoratori presenti sono intervenuti chiedendo di conoscere la composizione
numerica della classe operaia indiana e dove è dislocata nel subcontinente; un
altro intervento è stato sullo sviluppo dei paesi BRICS dove la crescita
inasprisce la lotta di classe; altri sono intervenuti vedendo analogie storiche
con l'Italia degli anni '60 o con le esperienze operaie autorganizzate negli
USA. I lavoratori vogliono continuare questo legame internazionalista con gli
operai indiani, hanno chiesto di fare circolare il dossier Maruti tra gli
iscritti al loro sindacato. A questo proposito abbiamo avanzato la proposta di
preparare un'iniziativa davanti all'ambasciata indiana per chiedere la
liberazione degli operai in carcere e la fine della repressione. Abbiamo
proposto un messaggio da inviare agli operai indiani e i lavoratori lo hanno
sottoscritto e lo faranno circolare tra gli iscritti e, tradotto, nella loro
rete internazionale sindacale.
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