domenica 15 marzo 2015

pc 15 marzo - MARX MOSTRA LA FALSA SOLUZIONE DELLA CRISI

MARX HA GIA' AMPIAMENTE SPIEGATO CHE NON E' L'IMMISSIONE DI DENARO CHE RISOLVE LA CRISI.

Chi vuole capire realmente vada a rileggersi gli scritti di ottobre e novembre 2014 sulla "Formazione operaia" su "appunti di studio su Marx e la crisi  - di cui ora riportiamo alcuni stralci:

Dal boom del credito alla crisi

Durante la crisi i livelli del ricorso al credito continuano a crescere da una recessione all'altra e da un massimo di ciclo economico all'altro. In misura sempre maggiore il livello generale di attività economica (...) viene sostenuto da sempre maggiori iniezioni di credito da parte del governo e da parte di enti privati.

(ndr) come i capitalisti produttivi non sono estranei alla crisi finanziaria, così non lo è affatto il governo che dando soldi, finanziamenti “a fondo perduto” agli industriali sotto varie forme, o dirette... o indirette... contribuisce soltanto ad amplificare il credito, ad aumentare il capitale finanziario (chiamiamolo “virtuale”) rispetto a quello reale.

La finanza non è la malattia, ma il sintomo della malattia

... e al tempo stesso la droga che ha permesso di non avvertirla – e quindi l'ha cronicizzata
.
Questa esplosione della finanza e del credito ha avuto una triplice funzione: 1) mitigare le conseguenze della riduzione dei redditi dei lavoratori; 2) allontanare nel tempo lo scoppio della crisi da sovrapproduzione nell'industria; 3) fornire al capitale in crisi nel settore industriale forme alternative di investimento a elevata redditività. Vediamo più da vicino questi tre aspetti.

1) Credito alle famiglie... il tenore di vita delle persone con redditi medio-bassi ha cominciato ad essere almeno in parte sganciato dall'andamento del reddito da lavoro... ha alimentato il credito al consumo e la bolla immobiliare, consentendo a famiglie a basso reddito di contrarre debiti relativamente a buon mercato... il risultato era la quadratura del cerchio, il sogno di ogni capitalista:un lavoratore che vede diminuire il proprio salario e però consuma come e più di prima.

2) Credito alle imprese... facciamo un esempio. L'intervento svolto da Sergio Marchionne all'incontro della Fiat con il governo e i sindacati del 18 giugno 2009 è molto utile per intendere questo aspetto: “il primo grande problema del settore è quello della sovraccapacità produttiva (...) la capacità produttiva a livello mondiale è di oltre 90 milioni di vetture l'anno, almeno 30 milioni in più rispetto a quanto il mercato sia in grado di assorbire in condizioni normali”... Come hanno fatto le case automobilistiche a tirare avanti in questi anni in presenza di una sovrapproduzione di questa entità? In tre modi. Innanzitutto spingendo sul credito al consumo per l'acquisto di autovetture... lo stesso Marchionne ha affermato che “le autovetture finanziate in Europa sono tre su quattro”, Poi riscadenzando i propri debiti... Infine facendo profitti non più con le attività tradizionali ma da operazioni finanziarie.

(ndr) come si vede questi interventi, anche il “credito alle imprese”, costituiscono poi un “debito” solo per le famiglie con redditi medio-bassi; quindi sul medio periodo vanno ad aggravare i salari dei lavoratori, ad indebitare enormemente le masse popolari; mentre per il capitale, soprattutto il grande capitale, nel suo complesso – a parte alcuni singoli fallimenti, costituiscono una possibilità di difendere i profitti punto e basta...


Il credito accelera le crisi

Il credito “spinge la produzione capitalistica al di là dei suoi limiti” anche nel senso di porre a disposizione della produzione “tutto il capitale disponibile e anche potenziale della società”... E' precisamente per questi motivi, osserva Marx, che il credito appare come la causa della sovrapproduzione: ”se il credito appare come la leva principale della sovrapproduzione e dell'iperattività e della sovraspeculazione nel commercio, ciò accade soltanto perchè il processo di riproduzione, che per sua natura è elastico, viene qui forzato fino al suo estremo limite, e vi viene forzato proprio perchè una gran parte del capitale sociale viene impiegata da coloro che non ne sono proprietari, che quindi rischiano in misura ben diversa dal proprietario...”. in quanto la finanza (banche) utilizza il denaro di altri.
Ma per Marx tutto questo non (è) una patologia ma una caratteristica di fondo del sistema creditizio.

Però, proprio per il fatto di accelerare “lo sviluppo delle forze produttive e la creazione del mercato mondiale” (Marx), il sistema creditizio al tempo stesso “accelera le crisi, le violente eruzioni di questa contraddizione e quindi gli elementi di dissoluzione del vecchio modo di produzione” (Marx).
Grazie al credito si può ben spingere la produzione oltre i limiti del consumo (ossia dell'effettiva domanda pagante), ma alla fine il processo si inceppa e la crisi si incarica di dimostrarci che quel limite e invalicabile. Le merci restano invendute, cominciano i ritardi nei pagamenti, la circolazione si arresta in più punti, e tutto il meccanismo entra in stallo.
Ecco come Marx descrive la situazione: “Fino a che il processo di riproduzione fluisce normalmente (...) questo credito si mantiene e si amplia, e questo ampliamento è fondato sull'ampliamento del processo stesso di riproduzione. Non appena subentra un ristagno provocato da ritardi dei rientri, da saturazione dei mercati, da caduta dei prezzi, la sovrabbondanza di capitale industriale persiste sempre, ma in una forma che non gli permette di adempiere alla sua funzione. Massa di capitale-merce, ma invendibile. Massa di capitale-fisso, ma in gran parte inattivo a causa del ristagno della riproduzione”.
A questo punto il credito si contrae: la restrizione del credito e la richiesta di pagamenti in contanti contribuiscono a conferire alla crisi la sua apparenza di crisi creditizia e monetaria.
(Ma) dietro la crisi “creditizia e monetaria” (oggi si direbbe finanziaria) oltre al fallimento di speculazioni nate nel momento di massima espansione del credito, c'è insomma una crisi di sovrapproduzione e di realizzazione del capitale.
(Anche oggi) la crisi (è) una classica crisi di sovrapproduzione, (essa) è precedente lo scoppio della bolla creditizia. La bolla creditizia l'ha prima mascherata e poi, esplodendo, ha creato l'illusione di esserne la causa...
Nella crisi, puntualmente, si è interrotto il ciclo di trasformazione della merce in denaro e si è prodotta quella caratteristica “carestia di denaro” che trasforma il denaro stesso, da semplice mezzo di circolazione del capitale, in “merce assoluta”, in “forma autonoma del valore” superiore e contrapposta alle singole merci: “in periodi di depressione, quando il credito si restringe oppure cessa del tutto, il denaro improvvisamente si contrappone in assoluto a tutte le merci quale unico mezzo di pagamento e autentica forma di esistenza del valore” (Marx).

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