Certo, c'è parecchia confusione, si guarda alla Comune di Parigi e non si guarda alle rivoluzioni, d'Ottobre, in Cina, per l'Italia si guarda al biennio rosso e alle lotte sindacali e contadine e non alla guerra di popolo della resistenza antifascista; passando ai giorni nostri, si mette spudoratamente insieme le rivolte studentesche e delle donne in Turchia con le ipocrite sceneggiate delle deputate italiane, e con i monaci tibetani...
ma almeno scelgono il ROSSO!!
Scegliamo il Rosso. Per protestare
di Adriana Terzo
Rosso
come la protesta,
o come la Rivoluzione
che
stravolge lo stato presente delle cose.
Per questo – e non per il martirio di Cristiana memoria – lo
“Sciopero” delle donne sceglie il colore Rosso per manifestare il
25 novembre. Drappi e stoffe rosse fuori da balconi e finestre perché
Rosso è il colore dell’energia,
di chi non
abbassa la testa,
di chi grida
forte il proprio dissenso.
Rosso
di rivolta,
ma soprattutto di
quella
Sinistra
che
ha fatto dell’eguaglianza il suo valore fondante, simbolo
delle insurrezioni
popolari contro
l’autorità costituita, a partire dalla Rivoluzione francese. Rosso
come le
bandiere che,
nel 1831, rafforzarono l’opposizione dei minatori nel Galles contro
la polizia, pagata dai proprietari delle miniere. Rosso come la
Rivoluzione
del
1848, con centinaia di bandiere rosse al vento durante le proteste
partite in Francia e poi dilagate in mezza Europa. Rosso come il
colore del primo governo marxista allaComune
di Parigi,
nel 1871: quello sarebbe stato il colore ufficiale della Comune, e
rossa la sua bandiera (invece del tricolore francese). Rosso come il
Biennio
italiano,
cruciale dellelotte
sindacali e contadine del
1919-1920.
Rosso
di
contestazione,
anche ai giorni nostri. Come le tuniche dei monaci
tibetani contro
la violenta politica cinese nel 2008. Come il quadratino
disegnato sui cartelli e sulle vetrine dei negozi, cucito sulle
magliette e tatuato sui corpi che ha segnato la
rivolta
studentesca dell’anno
scorso a Montréal contro l’aumento delle tasse universitarie. Come
gli abiti indossati dalle deputate qualche mese fa a
Montecitorio, contro l’obiezione dei medici e per la piena
applicazione della legge
194 sull’aborto.
Rosso come il fuoco, che canta Bella
Ciao al
funerale di Franca Rame. Rosso come i vestiti delle donne
turche che
fermano gli idranti della polizia. Rosso come i
fazzoletti ai
funerali delle donne uccise per femminicidio.
E’
vero, nella simbologia il colore Rosso si presta a molteplici
interpretazioni, ed è vero anche che per lungo tempo questo colore è
stato usato dai governi per intimidire gli eserciti opposti, o per
indicare emergenze o situazioni d’allarme. Ma a noi preme
sottolineare che il Rosso, scelto per le manifestazioni
del 25 Novembre,
non è e non sarà in nome del sangue versato dalle nostre donne
ammazzate, ma della ribellione
ad ogni forma di violenza.
Né in nome di un vittimismo che non ci appartiene. Abbiamo alzato la
testa, e lo sguardo. Per questo, finalmente, “scioperiamo”.
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