martedì 1 ottobre 2013

pc 1 ottobre - La fine dell'anomalia Fiom - l'opposizione interna ha ragione, ma ora più che mai serve il sindacato di classe in fabbrica!

Fiom. La normalizzazione è compiuta

Scritto da  Stefano Porcari
Fiom. La normalizzazione è compiuta
L'Assemblea nazionale dei delegati Fiom svoltasi in questo fine settimana a Rimini, secondo Agustin Breda, dirigente nazionale della corrente di Lavoro e Società ha avviato ''un cammino di pacificazione nei rapporti non sempre facili tra la categoria dei metalmeccanici della Cgil e la stessa confederazione''.
Il documento presentato in assemblea dalla segreteria di Landini ha incassato un amplissimo consenso - con l'opposizione del solo documento presentato da Sergio Bellavita della 'Rete 28 aprile' che ha ottenuto 37 voti - grazie anche ''alla convergenza delle diverse correnti prima critiche verso la direzione Cgil della Camusso. L'obiettivo, spiega ancora Breda, e' quello di arrivare al prossimo Congresso della Cgil ''senza le contrapposizioni degli ultimi quattro anni''. Le contraddizioni tra Fiom e Cgil si erano manifestate al congresso del maggio 2010, quando Cgil e Fiom si schierarono su due mozioni distinte. Nuovi contrasti - anche se in tono decisamente minore - c'erano stati sull'accordo del 20 giugno 2011, poi oggetto di riavvicinamenti successivi fra Maurizio Landini e Susanna Camusso, gia' nell'autunno di quell'anno. Fino ad arrivare all'intesa del 31 maggio di quest'anno - duramente criticata invece dai sindacati di base - che lo stesso Landini è arrivato a definire ''utile''. Ed è proprio su questo che nel documento approvato si legge un passaggio decisamente irricevibile, quando si scrive che "L’Assemblea ritiene ineludibile e non più rinviabile l’applicazione dell’Accordo interconfederale del 31 maggio 2013, pertanto chiede alla Cgil di garantirne l’esigibilità".
Non solo. L'assemblea della Fiom ha anche respinto un ordine del giorno disolidarietà con il movimento No Tav e con Alberto Perino. Qui di seguito il testo dell'odg presentato da Bellavita e respinto: "L'assemblea nazionale delle delegate e dei delegati Fiom è senza riserve al fianco del movimento che nella Val di Susa si oppone ad un'opera assurda, inutile e devastante per l'ambiente e la salute delle popolazioni come la Tav. Condanna la pesante repressione che si è scatenata contro gli attivisti e le attiviste del movimento ed esprime solidarietà e vicinanza a Alberto Perino per la perquisizione subita nei giorni scorsi. "Un bruttissimo segnale di desolidarizzazione in un momento in cui sarebbe invece sarebbe stato utile e politicamente importante. E' anche su queste basi che e' partito il progressivo riavvicinamento fra Fiom e Cgil, contrassegnato anche dalla rimozione delle posizioni diverse assunte a suo tempo nei confronti di Fiat. Il discorso di chiusura di Landini all'assemblea dei delegati, ha visto infatti il segretario Fiom tornare a chiedere a Fim e Uilm ''un incontro per uno sciopero su cose precise e non generiche: sarebbe una prospettiva utile e necessaria''.
La normalizzazione della Fiom - dopo i momenti di lotta di tre anni fa - è dunque conclusa e lo è proprio nel momento in cui sarebbe più forte l'esigenza di un sindacato conflittuale sganciato dall'arruolamento della Cgil dentro le larghe intese. Decisamente difficile però sorprendersi di questa amara conclusione.


"La Cgil è pienamente responsabile del disastro abbattutosi sui lavoratori" 

dal Documento presentato all'assemblea nazionale dei delegati della Fiom a Rimini.  Il documento presentato dalla Segreteria nazionale, è stato approvato con 489 voti a favore, quello presentato da Sergio Bellavita ha raccolto 37 voti a favore, 2 voti sono stati di astensione

"La Cgil è pienamente responsabile del disastro abbattutosi sui lavoratori"
La crisi economica che investe il nostro paese si sta abbattendo con crescente brutalità sulla condizione delle classi popolari. Non solo non vi è alcun segnale che indichi una reale inversione di tendenza della congiuntura economica, ma anzi gli effetti drammatici della crisi inducono un crescendo dei processi di smantellamento del patrimonio industriale e produttivo del paese.
La siderurgia, l'elettrodomestico, le telecomunicazioni, il settore ferroviario, la produzione di autobus, la microelettronica, la cantieristica e la stessa Fiat grazie alle colpevoli politiche di privatizzazioni, liberalizzazioni, disimpegno delle multinazionali e assenza di investimenti su prodotti e processi rischiano drammatiche ristrutturazioni quando non la stessa scomparsa.
Si impone da subito una vertenza generale per la nazionalizzazione della siderurgia e per la ricostruzione di un intervento pubblico in economia.
La Fiom giudica negativamente e contrasterà duramente il piano che il Governo Letta sostiene di dismissioni di aziende del gruppo Finmeccanica.
Il ricorso alla delocalizzazione, alla ristrutturazione e l'utilizzo degli ammortizzatori sociali hanno
traguardato livelli mai raggiunti prima. La disoccupazione di massa è un dato ormai strutturale mentre per tutti e tutte coloro che ancora hanno un'occupazione cresce l'intensità dello
sfruttamento su carichi, orari e ritmi.
La stessa cancellazione delle pensioni operata dalla brutale controriforma Fornero ha aumentato l'orario di lavoro di fatto su base della vita lavorativa, con la conseguente riduzione ulteriore dell'occupazione a tutto svantaggio delle giovani generazioni a cui viene preclusa ogni speranza per il presente e il futuro. La precarietà è divenuta, anche grazie alla riscrittura dell'art. 18 e alla legge Bossi-Fini che va abrogata, condizione generale del lavoro.
 Il Governo delle larghe intese Pd-Pdl, in totale continuità con quelli di Monti e Berlusconi, ha assunto il rigore di bilancio e le politiche d'austerità come vincolo inviolabile della propria iniziativa, alimentando così la spirale recessiva, la spoliazione di diritti e tutele del lavoro, lo smantellamento dello stato sociale ed un impoverimento generale delle classi popolari.
La dimensione della crisi è tale che la stessa fragile repubblica parlamentare è messa in
discussione dal crescente presindenzialismo di Giorgio Napolitano, umiliata dai diktat
dell'Unione europea che cancellano la sovranità nazionale e corrosa dal consociativismo di
un ceto politico corrotto, screditato e incapace di rispondere ai bisogni del paese.
Centrodestra e centrosinistra coprono litigando sulle vicende giudiziarie di Berlusconi,
la loro totale sintonia sulle politiche economiche e sociali, alimentando così sfiducia,
rassegnazione e passività nel paese.
Per il movimento sindacale, per la Cgil è l'ora di un bilancio rigoroso e privo di infingimenti e
reticenze.
Le pesanti controriforme contro il lavoro, dalle pensioni all'art. 18, sino alle devastanti manovre
economiche dei governi sono state approvate nella totale assenza di contrasto sociale.
Il sindacato, la Cgil, è pienamente responsabile del disastro che si è abbattuto sui lavoratori.
Sull'altare della difesa del governo tecnico e cancellando ogni autonomia dal partito
democratico, la Cgil ha assistito passivamente al più pesante e violento attacco al mondo
del lavoro dal dopoguerra ad oggi.
E' ora di cambiare radicalmente.
L'accordo del 28 giugno 2011 che ha accolto le deroghe al contratto nazionale, legittimando
cosi la contrattazione peggiorativa, ha contribuito ai processi di impoverimento e indotto
alla competizione al ribasso senza limite alcuno tra imprese, sindacati, territori, categorie
e lavoratori.
La contrattazione ha così cambiato segno, divenendo il cuore dell'iniziativa padronale di
spoliazione di salari e diritti.
La ricostruzione di una contrattazione acquisitiva che risponda cioè ai bisogni di chi lavora
passa inderogabilmente dall'uscita, dalla non applicazione dall'accordo del 28 giugno.
Per la Fiom, per la sua storia e la sua pratica contrattuale degli ultimi 10 anni la democrazia nel
rapporto con i lavoratori, nella costruzione delle scelte e nella consultazione sui suoi atti
negoziali è divenuto elemento imprescindibile.
Per questa ragione la Fiom ha raccolto, alcuni anni addietro, decine di migliaia di firme nei
luoghi di lavoro a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare sulla rappresentanza
e sulla democrazia, tuttora depositata in Parlamento, che consegnava ai lavoratori il
diritto di scegliere liberamente la propria rappresentanza e di votare sugli accordi.
L'intesa del 31 maggio 2013 delimita la rappresentanza alle sole organizzazioni firmatarie
degli accordi, concede il voto dei lavoratori sugli accordi ma senza escludere che lo stesso
si svolga sotto il ricatto consentito dalle deroghe al contratto nazionale ed alla legge
esattamente come accaduto a Pomigliano e Mirafiori. Infine attraverso l'esigibilità degli
accordi si sono accettate le sanzioni sullo sciopero in cambio dei diritti sindacali.
Il No Fiom agli accordi Fiat e la resistenza al modello Marchionne non sarebbero stati
possibili nelquadro delineato da quest'accordo. Il combinato disposto dell'accordo del
28 giugno e di quello del 31 maggio minano la possibilità stessa di una contrattazione
difensiva e impediscono quella rivendicativa. Essi sono parte integrante delle politiche
d'austerità sul versante sociale,entrambi gli accordi vanno pertanto superati.
Così come occorre rompere ogni vincolo, ogni limite alle politiche economiche e sociali
imposto dalla Bce e dalla Ue al nostro paese. Senza questa rottura nessuna delle tante
rivendicazioni sindacali, se non si vuole mantenerle semplici enunciazioni, è possibile.
L'assemblea nazionale delle delegate e dei delegati Fiom propone a tutte le organizzazioni
sindacali la costruzione di una piattaforma rivendicativa, discussa e approvata nei luoghi
di lavoro, che avvii una grande vertenza, a partire da uno sciopero generale, contro le politiche
 d'austerità del governo, per un nuovo intervento pubblico in economia, per la nazionalizzazione
della siderurgia e dei settori strategici, per una redistribuzione del lavoro attraverso una
poderosa riduzione degli orari a parità di salario, per il blocco dei licenziamenti, la riconquista
delle pensioni e delle tutele distrutte dalle controriforme dei governi.

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