mercoledì 5 giugno 2013

pc 5 giugno - Napoli Solidarietà a chi lotta! No alla repressione del governo turco!




Oggi 4 giugno un gruppo di student* di Napoli e provincia ha deciso di riunirsi sotto il consolato generale di Turchia per esprimere la propria solidarietà per quanto sta accadendo in questi giorni in questo paese. Abbiamo raccolto l'appello di chi in questi giorni è in strada, lottando per i propri diritti, affinché non calasse il silenzio e l'indifferenza sulla situazione.
Eppure dovrebbero bastare le immagini, quelle sfuggite alla censura del governo di Ankara, per rendersi conto della gravità della situazione. Una protesta che, nata in difesa di un spazio pubblico (Gezi Park) contro l'ennesimo piano speculativo orchestrato dal primo ministro Erdo?an, si è ben presto trasformata in una vera e propria rivolta contro il governo dell'AKP e del suo sfrenato autoritarismo. Quello che da molti veniva indicato come modello socio-economico da seguire ed esportare negli altri stati arabi sta oggi mostrando tutti i suoi limiti.
Sebbene i media stiano provando a banalizzare la portata degli eventi, riducendo – di fatto – la protesta al classico conflitto laicismo vs islamismo, che pur esiste, sembra evidente la sua portata più ampia. E c'era da aspettarselo vista la gestione sempre più autoritaria della vita politica e sociale del Paese. Uno stato controllato attraverso l'uso sistematico della violenza e della repressione.
Un governo che da anni è impegnato nello sterminio della popolazione curda. Un governo che rinchiude migliaia di oppositori politici nelle carceri; che processa e condanna centinaia di giovani colpevoli di distribuire volantini all'interno delle università o d'aver criticato pubblicamente l'operato del governo dell'AKP; che ammazza centinaia di civili nel silenzio più totale in nome della guerra al “terrorismo”; che costringe decine di intellettuali  ad abbandonare la Turchia perché non in linea con l'ideologia dominante; che tortura sistematicamente nelle proprie prigioni; che blocca e rende inutilizzabili tutti i social network; che spia e controlla ogni aspetto della vita dei cittadini. Un governo che non riconosce i più basilari diritti alle “minoranze” etniche.
Questo è il vero volto della Turchia e del governo di Erdo?an. Le migliaia di persone arrestate e fatte salire su bus di linea per essere condotti nelle caserme, il numero spropositato di lacrimogeni sparati (anche ad altezza uomo!) contro i manifestanti, il sospetto utilizzo degli idranti caricati con sostanze urticanti, gli strani lacrimogeni “orange”, la violenza del tutto gratuita della polizia, la sparizione di decine di persone e la morte di altrettante persone (passate nel silenzio più totale!) danno bene l'idea di quello che sta accadendo in questi giorni in Turchia: non si tratta della semplice difesa di un parco, ma della difesa dei propri diritti e della propria dignità; si tratta della resistenza e della rivolta di una nazione intera contro un governo sempre più solo e violento.
E noi non potevamo stare lì a guardare...
una piccola rassegna stampa
- clashcityworkers- contropiano- nena-news- atlasweb
- atenecalling


Di seguito la traduzione del comunicato in inglese.
Solidarity to who struggles! Stop repression of the Turkish government!
On June the 4th in Naples, a group of students went at the Turkish consulate to show their solidarity to the revolts and the events happening in Turkey in these days. We answered to the call of who is struggling in these days and we tried and are still trying to get the attention of the people even though the images describe well the situation. The protest started to defend the public Gezi Park from the attempt of Erdogan’s government to demolish it.
From this point, the revolt spread and turned into a protest against the despotic state although Turkey has been presented more and more times like the new social and economical model but, as the Arabian countries, it is now showing its limits and popular discontent is exploding. Media are trying to trivialize the situation but it’s not only a matter of religion vs. laicism.The Turkish government, indeed, regularly uses repression and violence to “guarantee” social control and represses and bans the Kurdish.
It puts in jail political opponents, brings to trial students and youth who distribute political flyers in universities in which the AKP government is criticized, it forces intellectuals to leave Turkey because they “don’t respect the rules”, it tortures in its prisons, blocks social networks and controls every moment of the population’s life. This is how Erdogan’s government and Turkey are.
The thousands of people who were arrested, brought on buses which were directed to police stations, the incredible number of teargas that was used against demonstrators, the hydrants that probably were loaded with irritant substances, the strange “orange” teargas, the unbelievable police violence and the disappearance of tens of people and the death of other demonstrators makes us understand what this is all about: it’s about defending your rights and dignity, it’s about resistance and revolt of an entire nation against a violent state.

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