Turchia, muore un giovane di 22 anni:
tre le vittime degli scontri polizia-manifestanti
Continua la protesta contro il governo di Erdogan, accusato di voler islamizzare il Paese. Il premier dal Marocco: "Al mio ritorno sarà tutto risolto". Ma poco dopo piazza Taksim a Istanbul e altri luoghi ad Ankara e nel Sud si sono nuovamente riempiti di dimostranti e ci sono stati nuovi disordini. Nella notte assedio al palazzo di Erdogan
(da Contropiano)
Il terzo morto
ufficiale, ieri, ad Antiochia: un giovane ucciso da un colpo d’arma da
fuoco. Ancora manifestazioni e scontri in tutto il paese. Oggi comincia
lo sciopero di ‘avvertimento’ del sindacato Kesk nel settore pubblico.
Continuano manifestazioni e scontri, soprattutto ad Ankara e in alcuni quartieri di Istanbul, e purtroppo continua a crescere anche il numero dei manifestanti uccisi dalla dura repressione delle forze di sicurezza. Il conteggio ufficiale dei morti è arrivato ieri sera a tre, con il decesso di un ragazzo di 22 anni, Abdullah Comert, ucciso da un colpo d’arma da fuoco durante una manifestazione ad Antakya (Antiochia, provincia di Hatay), città al confine con la Siria. Secondo alcune fonti Comert era un attivista del Partito repubblicano popolare (Chp), il principale partito di opposizione turco, socialdemocratico e nazionalista. Altre due persone hanno perso la vita nei giorni scorsi negli scontri che hanno infiammato il Paese. Un altro giovane manifestante di sinistra, Mehmet Ayvalitas, è morto a Istanbul dopo essere stato travolto da un'auto che si è lanciata contro un gruppo di dimostranti antigovernativi. A perdere la vita è stato anche un altro giovane, Ethem-Sarisuluk, alla quale un poliziotto ha sparato alla testa a bruciapelo sabato, durante una manifestazione nel centro di Ankara. Questo il bilancio ufficiale: in realtà il conteggio fornito dai coordinamenti dell’opposizione è ancora più alto, e parla di cinque vittime, includendo altri due attivisti uccisi a Istanbul durante i duri scontri di venerdì scorso. Moltissimi sono i manifestanti ricoverati negli ospedali del paese in gravi condizioni, colpiti alla testa dai candelotti lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo o da pallottole di gomma. Molti coloro che hanno perso un occhio o del tutto la vista a causa anche dell'effetto dei gas Cs usati in quantità industriale dalle forze di sicurezza.
Scontri duri si sono verificati ieri in molte città della Turchia. Mentre a Taksim decine di migliaia di persone manifestavano contro il governo, scontri sporadici si sono verificati ai margini della grande spianata e poi si sono spostati nel quartiere di Besiktas, dove i manifestanti da giorni assediano gli uffici del primo ministro Erdogan, attaccati e dati alle fiamme. Anche ad Ankara per tutto il giorno ieri e poi in serata i reparti antisommossa hanno tentato di sgomberare Piazza Kizilay con idranti e gas lacrimogeni sparati di nuovo dagli elicotteri, mentre i manifestanti hanno risposto lanciando pietre e bottiglie. Manifestazioni - spesso attaccate dalla Polizia - si sono tenute nella giornata di ieri anche a Bursa (dove a migliaia hanno bloccato l'autostrada), ad Adana, ad Antalya, a Izmir, a Mersin, Samsun, Trebisonda.
Questa mattina alle 11 intanto comincia uno sciopero di ‘avvertimento’ contro il governo che sta guadagnando numerose adesioni. A proclamarlo ieri, per 48 ore, è stato il Kesk, la Confederazione dei sindacati dei lavoratori pubblici. "Il terrore di Stato messo in atto contro proteste assolutamente pacifiche sta continuando in modo tale da minacciare la sicurezza della vite dei civili" scrive la confederazione, che conta circa 240 mila iscritti nel settore pubblico e che ha chiesto ad alre sigle sindacali e ai lavoratori non organizzati di mobilitarsi subito contro la repressione e contro il giro di vite antipopolare che il governo ha impresso alle politiche economiche negli ultimi anni. In queste ore la mobilitazione sembra crescere vista la chiusura di scuole e facoltà universitarie in particolare ad Istanbul e ad Ankara.
Continuano manifestazioni e scontri, soprattutto ad Ankara e in alcuni quartieri di Istanbul, e purtroppo continua a crescere anche il numero dei manifestanti uccisi dalla dura repressione delle forze di sicurezza. Il conteggio ufficiale dei morti è arrivato ieri sera a tre, con il decesso di un ragazzo di 22 anni, Abdullah Comert, ucciso da un colpo d’arma da fuoco durante una manifestazione ad Antakya (Antiochia, provincia di Hatay), città al confine con la Siria. Secondo alcune fonti Comert era un attivista del Partito repubblicano popolare (Chp), il principale partito di opposizione turco, socialdemocratico e nazionalista. Altre due persone hanno perso la vita nei giorni scorsi negli scontri che hanno infiammato il Paese. Un altro giovane manifestante di sinistra, Mehmet Ayvalitas, è morto a Istanbul dopo essere stato travolto da un'auto che si è lanciata contro un gruppo di dimostranti antigovernativi. A perdere la vita è stato anche un altro giovane, Ethem-Sarisuluk, alla quale un poliziotto ha sparato alla testa a bruciapelo sabato, durante una manifestazione nel centro di Ankara. Questo il bilancio ufficiale: in realtà il conteggio fornito dai coordinamenti dell’opposizione è ancora più alto, e parla di cinque vittime, includendo altri due attivisti uccisi a Istanbul durante i duri scontri di venerdì scorso. Moltissimi sono i manifestanti ricoverati negli ospedali del paese in gravi condizioni, colpiti alla testa dai candelotti lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo o da pallottole di gomma. Molti coloro che hanno perso un occhio o del tutto la vista a causa anche dell'effetto dei gas Cs usati in quantità industriale dalle forze di sicurezza.
Scontri duri si sono verificati ieri in molte città della Turchia. Mentre a Taksim decine di migliaia di persone manifestavano contro il governo, scontri sporadici si sono verificati ai margini della grande spianata e poi si sono spostati nel quartiere di Besiktas, dove i manifestanti da giorni assediano gli uffici del primo ministro Erdogan, attaccati e dati alle fiamme. Anche ad Ankara per tutto il giorno ieri e poi in serata i reparti antisommossa hanno tentato di sgomberare Piazza Kizilay con idranti e gas lacrimogeni sparati di nuovo dagli elicotteri, mentre i manifestanti hanno risposto lanciando pietre e bottiglie. Manifestazioni - spesso attaccate dalla Polizia - si sono tenute nella giornata di ieri anche a Bursa (dove a migliaia hanno bloccato l'autostrada), ad Adana, ad Antalya, a Izmir, a Mersin, Samsun, Trebisonda.
Questa mattina alle 11 intanto comincia uno sciopero di ‘avvertimento’ contro il governo che sta guadagnando numerose adesioni. A proclamarlo ieri, per 48 ore, è stato il Kesk, la Confederazione dei sindacati dei lavoratori pubblici. "Il terrore di Stato messo in atto contro proteste assolutamente pacifiche sta continuando in modo tale da minacciare la sicurezza della vite dei civili" scrive la confederazione, che conta circa 240 mila iscritti nel settore pubblico e che ha chiesto ad alre sigle sindacali e ai lavoratori non organizzati di mobilitarsi subito contro la repressione e contro il giro di vite antipopolare che il governo ha impresso alle politiche economiche negli ultimi anni. In queste ore la mobilitazione sembra crescere vista la chiusura di scuole e facoltà universitarie in particolare ad Istanbul e ad Ankara.
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