Nel firmare
l'appello per la convocazione di stati generali
contro la violenza, Lella Costa si rende conto che occorre molto più, la forza
materiale della ribellione delle donne, arrivando a parlare della necessità di
uno sciopero delle donne, la necessità del protagonismo delle donne in prima
persona, rispetto all'insopportabilità della condizione delle donne in questo
paese, non delega alle donne istituzionali, non il chiuso di un convegno da cui
le donne, le lavoratrici, precarie, disoccupate sono escluse a priori, non hanno
voce, dove tutt'al più vengono proposti provvedimenti che scalfiscono appena il
problema che spesso sono il problema e non la soluzione!
A Milano, durante una prima presentazione dell'opuscolo s/catenate, una compagna, giustamente ha fortemente affermato: "sarebbe bello se le donne per una giornata fermassero il paese, si fermassero dalle cure di mariti, figli, al quartiere. E' proprio quello che ci vuole. Dare risonanza, un episodio che crea eco.."
Lella Costa:“E se le donne facessero sciopero?”
Lella Costa, una
delle protagoniste di “Ferite a morte” in tutti questi mesi, è stata tra le
prime ad aderire al nostro appello per la convocazione d’urgenza degli Stati
Generali contra la violenza. Con una proposta in più che qui andiamo a
leggere:
“Da un po’ di tempo
a questa parte mi frulla in testa un’idea: lo sciopero delle
donne.
Le poche volte che
ne ho parlato in pubblico mi han guardato con sorrisini condiscendenti e sempre
– sempre – qualcuno ha tirato in ballo Aristofane. Allora provo a spiegarmi
meglio: immaginate cosa succederebbe nel nostro Paese se per un giorno intero
tutte le donne – ma proprio tutte – smettessero di fare tutto quello che fanno
abitualmente. Ma proprio tutto. In casa e fuori, in famiglia e sul posto di
lavoro. Nei negozi, negli asili, negli aeroporti. Negli ospedali e nei
ministeri, nei ristoranti e nelle scuole, nei tribunali, nelle redazioni, nei
supermercati, nelle onlus. Dovunque.
Un paese
paralizzato, altroche. Immaginate, immaginiamo: è facile, basta provarci, lo
diceva anche John Lennon. Perché se le parole non bastano – neppure quelle
indispensabili, quelle non negoziabili – allora bisogna trovare un’altra maniera
per farci ascoltare.
Perché fare senza
dire non serve, ma dire senza fare non basta. E noi non possiamo permetterci di
perdere altro tempo, altre
vite.
Non più. No
more.”
“Da un po’ di tempo a questa parte mi frulla in testa un’idea: lo sciopero delle donne.
Le poche volte che ne ho parlato in pubblico mi han guardato con sorrisini condiscendenti e sempre – sempre – qualcuno ha tirato in ballo Aristofane. Allora provo a spiegarmi meglio: immaginate cosa succederebbe nel nostro Paese se per un giorno intero tutte le donne – ma proprio tutte – smettessero di fare tutto quello che fanno abitualmente. Ma proprio tutto. In casa e fuori, in famiglia e sul posto di lavoro. Nei negozi, negli asili, negli aeroporti. Negli ospedali e nei ministeri, nei ristoranti e nelle scuole, nei tribunali, nelle redazioni, nei supermercati, nelle onlus. Dovunque.
Un paese paralizzato, altroche. Immaginate, immaginiamo: è facile, basta provarci, lo diceva anche John Lennon. Perché se le parole non bastano – neppure quelle indispensabili, quelle non negoziabili – allora bisogna trovare un’altra maniera per farci ascoltare.
Perché fare senza dire non serve, ma dire senza fare non basta. E noi non possiamo permetterci di perdere altro tempo, altre vite.
Non più. No more.”
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