Tutta la filiera del tessile è al servizio dei profitti dei grandi marchi della moda occidentali a cui non interessano le paghe da fame, i ritmi schiavistici di sfruttamento e la sicurezza in fabbrica!
Con il sostegno delle istituzioni statali corrotte e asservite, i padroni occidentali hanno impiantato fabbriche come trappole per topi nelle zone franche per l’esportazione (foreign o free trade zones): gli operai senza diritti, senza sicurezza!
09/05/2013
fabio sebastiani
Quando non si e' ancora spenta l'emozione per la tragedia legata al crollo il 24 aprile del Rana Plaza dalle cui macerie sono state estratti fino a ieri i cadaveri di 819 operai, le installazioni di un'altra impresa del settore tessile, la Tung Hai Sweater Ltd., sono state distrutte ieri a Dacca da un incendio di origine sconosciuta. Almeno sette persone, fra cui un dirigente ed un ufficiale di polizia, sono morte. Intanto il governo ha deciso di chiudere altri 18 siti che non davano sufficiente sicurezza dal punto di vista della tenuta strutturale
Le fiamme, si e' appreso, si sono manifestate verso le 23, quando il ciclo produttivo si era da poco concluso e all'interno dell'edificio erano rimasti solo alcuni responsabili, impegnati in una riunione, e un ufficiale di polizia. In seguito all'allarme 12 dotazioni dei vigili del fuoco si sono recate sul posto ed hanno circoscritto l'incendio dopo circa due ore. All'interno dell'edificio, pero', i soccorritori hanno trovato sulle scale interne i cadaveri di sette persone, fra cui quelli del direttore esecutivo della fabbrica, Mahbubur Rahman, e dell'ispettore generale della polizia aggiunto, Za Morshed. Il decesso di tutti, hanno reso noto fonti sanitarie, e' avvenuto per soffocamento. Il luogo del disastro e' stato visitato anche dal presidente dell'Associazione dei produttori ed esportatori di abbigliamento del Bangladesh (Bgmea), Atiqul Islam, che ha gettato un ombra di dubbio sull'accaduto dichiarando che ''la fabbrica era chiusa. L'incendio ha qualcosa di misterioso. Indagheremo a fondo''.
Intanto, il governo del Bangladesh ha annunciato la chiusura per ragioni di sicurezza di un primo scaglione di diciotto fabbriche di abbigliamento: sedici nella capitale e due a Chittagong, seconda citta' del Paese. Secondo il ministro per l'Industria Tessile, Abdul Latif Sidique, altri impianti seguiranno a breve termine la stessa sorte per impedire ulteriori lutti, come quelli causati al Rana Plaza. "Garantiremo", ha assicurato il ministro, "la conformita' agli standard dell'Ilo": l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, l'agenzia Onu con la quale le autorita' bangladesi hanno appena sottoscritto un accordo, nel timore che i colossi occidentali smettano di servirsi dei laboratori locali per le produzioni a basso costo, spostandole altrove. "Abbiamo verificato come coloro i quali sostengono di gestire le aziende piu' adempienti non si siano invece pienamente attenuti alle norme edilizie", ha aggiunto Siddique, che presiede la neonata commissione ispettiva incaricata di controllare i circa 4.500 opifici esistenti a livello nazionale, onde prevenire eventuali nuove sciagure e danneggiare irreparabilmente un settore cruciale per la fragile economia nazionale, alla quale garantisce un fatturato complessivo pari a oltre 15 miliardi di euro e l'80 per cento delle esportazioni totali.
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