10 maggio, una giornata importante. Riflessioni a caldo per un periodo "caldo"
L’importanza di questa giornata è data dal fatto che in diverse città si prova a sottolineare la gravità degli atti repressivi, la loro aderenza ad un unico disegno, si cerca di metterli in relazione e di non vederli come atti slegati. Da Milano alla Sicilia, il nuovo Governo “di tutti i colori” ha esplicitato, se ancora ci fossero dubbi, quale sarà la risposta alle rivendicazioni che vengono dagli studenti e da chi cerca di contrastare le sue politiche di sfruttamento. Di fronte a tutto questo è necessaria una assunzione di responsabilità collettiva, una valutazione di come, all’interno di una fase “senza scrupoli” è sempre più necessario, in maniera ancora più forte, riuscire a costruire momenti unitari di solidarietà, giornate di lotta che cerchino di spezzare il giogo dell’isolamento e della criminalizzazione.
Le cariche in giro per l’Italia e la possibilità che la celere venga a picchiare gli studenti all’interno delle proprie facoltà appena cerchino di dotarsi degli strumenti per portare avanti le proprie rivendicazioni e far sentire la propria voce, sono segnali preoccupanti, sono un palese sintomo del tentativo di rimuovere ogni margine di possibilità (già ridottissimo) di rompere la cappa del consenso e di rifiutare un racconto della realtà che si discosta totalmente da quello che viviamo tutti i giorni nelle università, sui posti di lavoro e sui nostri territori.
E’ questo che la giornata del 10 deve assumersi, è questa battaglia che in tutta Italia va portata avanti e vinta!
Se così non fosse, se i governi, che si succedono in una logica da cambiare tutto per non cambiare niente, continueranno indisturbati a reprimere, controllare, diffamare, criminalizzare le lotte; se la reazione di tutti smetterà di essere portata avanti con forza, allora sarà sempre più difficile costruire e dotarsi di tutti gli strumenti che ci servono per fermare le politiche di sfruttamento, e per tentare di cambiare il mondo a partire da tutti i luoghi che viviamo.
Vinciamo questa battaglia per poter vincere la guerra!
Questo è un dato che deve essere assunto da tutti coloro che tentano giorno per giorno di cambiare realmente i rapporti di forza, portando avanti battaglie che indeboliscano progressivamente “loro” e rafforzino “noi”.
E’ importante che anche i singoli, gli studenti, chiunque non si consideri indifferente faccia di questo una guida per l’azione. A fronte di questi segnali è necessario che tutti, anche nel proprio piccolo, trovino tempi e modi per mostrare il proprio dissenso. Girare le informazioni, denunciare costantemente gli atti di repressione, dire “NO” alla repressione, tanto nelle strade che nelle nostre aule universitarie, informarsi e non essere sordi al nuovo clima che è cambiato, sono piccoli gesti che risultano però ancora più importanti in questo momento.
Dietro la retorica dell’unità nazionale, dell’ “uscire tutti insieme dalla crisi”, della coesione sociale, del “moderare i toni”, del superare la sfiducia nelle istituzioni, si nasconde, ormai nemmeno troppo, la preparazione di un contesto che renda impossibile ogni forma di dissenso, che renda la vita sempre più difficile a chi non accetta che tutto sia messo a profitto, senza scrupoli e ricorrendo a ogni strumento.
Oggi, 10 maggio, dicevamo, è una giornata importante! Si continua con sempre maggior forza a dire “basta”, e di conseguenza il nuovo Governo, come i precedenti, dietro a caschi e manganelli, lascia trasparire una dannata paura. Ha ragione! Se si è una tigre di carta, in ogni terreno infiammabile, in ogni focolaio, non si può che vedere lo spettro della propria fine.
Rimandiamo ai due post scriptum alla fine del testo>>Ricordiamo che proprio in questo momento a Milano è in corso un'assemblea pubblica, piccolo tassello di questa giornata di lotta!
Ps: potranno recidere tutti i fiori, ma non fermeranno la primavera: a Genova, gli operai portuali hanno inchiodato alle loro responsabilità, interrompendo la commemorazione ufficiale, i veri colpevoli dell’incidente che ha ucciso 7 lavoratori. Come la crisi, queste morti, non sono eventi atmosferici che ci cadono addosso, ma hanno colpevoli, responsabili e vittime. Per fortuna gli operai di Genova tutto questo lo hanno ben chiaro e, con la loro forte contestazione e denuncia, hanno tentato di ricordarlo a tutti.
pps: E la polizia? S’incazza! Stando all’ultimo rapporto dei nostrani servizi segreti, al di là della paranoia di controllare e etichettare tutto, il senso complessivo del testo è chiaro: la crisi è devastante per le classi più svantaggiate, queste avrebbero tutte le ragioni per rovesciare il tavolo e perciò bisogna fermare e bollare come “pericolosi” tutti i tentativi di organizzare questa rabbia.
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