venerdì 10 maggio 2013

pc 10 maggio - DAL CAU NAPOLI: "Vinciamo questa battaglia per poter vincere la guerra!"

10 maggio, una giornata importante. Riflessioni a caldo per un periodo "caldo"

Dopo le cariche e i gravi atti repressivi che si sono susseguiti in varie città italiane (le cariche alla Statale di Milano, le ripetute cariche a Napoli al presidio in solidarietà all’Ex-Cuem e il solito utilizzo delle provocazioni fasciste contro il presidio che contestava il neo ministro dell’istruzione Carrozza, gli sgomberi delle occupazioni a scopo abitativo a Roma e Torino, l’ennesima dimostrazione della brutalità poliziesca al presidio No Muos di Niscemi, l’isterica reazione del servizio d’ordine della Cgil di fronte alla richiesta di alcuni operai di prendere la parola sul palco del primo Maggio a Bagnoli), oggi ci ritagliamo un momento per riflessioni, analisi e bilanci su quello che sta accadendo. Ma è anche e soprattutto una giornata dove i collettivi, gli studenti e i compagni mettono in campo una prima e diffusa risposta a tutto ciò.
L’importanza di questa giornata è data dal fatto che in diverse città si prova a sottolineare la gravità degli atti repressivi, la loro aderenza ad un unico disegno, si cerca di metterli in relazione e di non vederli come atti slegati. Da Milano alla Sicilia, il nuovo Governo “di tutti i colori” ha esplicitato, se ancora ci fossero dubbi, quale sarà la risposta alle rivendicazioni che vengono dagli studenti e da chi cerca di contrastare le sue politiche di sfruttamento. Di fronte a tutto questo è necessaria una assunzione di responsabilità collettiva, una valutazione di come, all’interno di una fase “senza scrupoli” è sempre più necessario, in maniera ancora più forte, riuscire a costruire momenti unitari di solidarietà, giornate di lotta che cerchino di spezzare il giogo dell’isolamento e della criminalizzazione.

Le cariche in giro per l’Italia e la possibilità che la celere venga a picchiare gli studenti all’interno delle proprie facoltà appena cerchino di dotarsi degli strumenti per portare avanti le proprie rivendicazioni e far sentire la propria voce, sono segnali preoccupanti, sono un palese sintomo del tentativo di rimuovere ogni margine di possibilità (già ridottissimo) di rompere la cappa del consenso e di rifiutare un racconto della realtà che si discosta totalmente da quello che viviamo tutti i giorni nelle università, sui posti di lavoro e sui nostri territori.

E’ questo che la giornata del 10 deve assumersi, è questa battaglia che in tutta Italia va portata avanti e vinta!

Se così non fosse, se i governi, che si succedono in una logica da cambiare tutto per non cambiare niente, continueranno indisturbati a reprimere, controllare, diffamare, criminalizzare le lotte; se la reazione di tutti smetterà di essere portata avanti con forza, allora sarà sempre più difficile costruire e dotarsi di tutti gli strumenti che ci servono per fermare le politiche di sfruttamento, e per tentare di cambiare il mondo a partire da tutti i luoghi che viviamo.

Vinciamo questa battaglia per poter vincere la guerra!

Questo è un dato che deve essere assunto da tutti coloro che tentano giorno per giorno di cambiare realmente i rapporti di forza, portando avanti battaglie che indeboliscano progressivamente “loro” e rafforzino “noi”.

E’ importante che anche i singoli, gli studenti, chiunque non si consideri indifferente faccia di questo una guida per l’azione. A fronte di questi segnali è necessario che tutti, anche nel proprio piccolo, trovino tempi e modi per mostrare il proprio dissenso. Girare le informazioni, denunciare costantemente gli atti di repressione, dire “NO” alla repressione, tanto nelle strade che nelle nostre aule universitarie, informarsi e non essere sordi al nuovo clima che è cambiato, sono piccoli gesti che risultano però ancora più importanti in questo momento.

Dietro la retorica dell’unità nazionale, dell’ “uscire tutti insieme dalla crisi”, della coesione sociale, del “moderare i toni”, del superare la sfiducia nelle istituzioni, si nasconde, ormai nemmeno troppo, la preparazione di un contesto che renda impossibile ogni forma di dissenso, che renda la vita sempre più difficile a chi non accetta che tutto sia messo a profitto, senza scrupoli e ricorrendo a ogni strumento.

Oggi, 10 maggio, dicevamo, è una giornata importante! Si continua con sempre maggior forza a dire “basta”, e di conseguenza il nuovo Governo, come i precedenti, dietro a caschi e manganelli, lascia trasparire una dannata paura. Ha ragione! Se si è una tigre di carta, in ogni terreno infiammabile, in ogni focolaio, non si può che vedere lo spettro della propria fine.

Rimandiamo ai due post scriptum alla fine del testo>>Ricordiamo che proprio in questo momento a Milano è in corso un'assemblea pubblica, piccolo tassello di questa giornata di lotta!


Ps: potranno recidere tutti i fiori, ma non fermeranno la primavera: a Genova, gli operai portuali hanno inchiodato alle loro responsabilità, interrompendo la commemorazione ufficiale, i veri colpevoli dell’incidente che ha ucciso 7 lavoratori. Come la crisi, queste morti, non sono eventi atmosferici che ci cadono addosso, ma hanno colpevoli, responsabili e vittime. Per fortuna gli operai di Genova tutto questo lo hanno ben chiaro e, con la loro forte contestazione e denuncia, hanno tentato di ricordarlo a tutti.

pps: E la polizia? S’incazza! Stando all’ultimo rapporto dei nostrani servizi segreti, al di là della paranoia di controllare e etichettare tutto, il senso complessivo del testo è chiaro: la crisi è devastante per le classi più svantaggiate, queste avrebbero tutte le ragioni per rovesciare il tavolo e perciò bisogna fermare e bollare come “pericolosi” tutti i tentativi di organizzare questa rabbia.

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