Ogni giorno padroni capitalisti, politici e giornalisti al loro servizio giurano che la ripresa dell'economia sta per arrivare, se non è domani sarà nel secondo semestre del 2013, qualcuno dice non prima del 2014 e l'editoriale del Sole 24 Ore di oggi parla del “carattere epocale della crisi in corso” e “Gli indicatori economici mostrano infatti che molti anni sono stati inghiottiti dalla crisi. È probabile che l'eurozona recupererà il livello di reddito del 2007 solo nel 2015.”
Insomma
l'attuale crisi da sovrapproduzione di capitale cominciata a fine
2007 continua, e la luce in fondo al tunnel che Monti e tutti gli
amici suoi vedevano è diventata da tempo una barzelletta.
Le
cosiddette misure a sostegno dell'economia, gli “stimoli”, e cioè
i miliardi di dollari ed euro immessi dalle banche centrali di quasi
tutti gli stati nel circuito delle banche non è servito se non a
“salvare” le stesse banche e i profitti dei ricconi che vi hanno
investito; non sono servite le nazionalizzazioni di banche e imprese
come hanno fatto Inghilterra e Stati Uniti e come si appresta a fare
il Giappone per esempio con il colosso elettronico Renesas; tutte
misure che servono da ammortizzatore per il fallimento della società
fondata sul capitale.
E
a mano a mano che la crisi si allarga anche il salvagente dei Brics i
cosiddetti paesi emergenti (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica)
si sgonfia, come riporta il Sole24Ore di ieri: “La crescita di
India e Brasile continua a rallentare anche nel terzo trimestre:
nonostante le misure di sostegno all'economia introdotte dai governi
nazionali i due Paesi si avviano a chiudere l'anno con il minor
incremento del Pil degli ultimi dieci anni.” Praticamente economia
ferma. E la Cina non è da meno: è alle prese con la “bolla
immobiliare” e con la necessità dell'aumento dei salari imposto
dalle lotte degli operai, e la “crescita” scende per la prima
volta al di sotto del 7%!
Già
la chiamano economica di guerra, dice infatti ancora l'editoriale del
Sole24Ore: “Gli indici delle aspettative in
caduta possono aggravare la perdita di reddito e dare a essa una
dimensione bellica.” E il giornalista continua con la
necessità di una organizzazione che veda insieme l'Europa unita e
gli Stati Uniti d'America che insieme possono combattere contro i
paesi emergenti: “Quando il mercato asiatico
sarà pienamente sviluppato, con una propria robusta domanda interna,
né l'Europa, né gli Stati Uniti avranno le dimensioni da soli per
essere indispensabili agli altri Paesi.” “Essere indispensabili
agli altri paesi” vuol dire per il giornalista non avere più la
possibilità di esportare proprio in quei paesi “emergenti” che
rappresentano un mercato di miliardi di “clienti”.
Questo appello
all'unità della borghesia (che utilizza un linguaggio tipico, quella
della guerra appunto, e non solo economica ma anche militare) è
necessario perché “Quando il mercato asiatico sarà pienamente
sviluppato, con una propria robusta domanda interna, né l'Europa, né
gli Stati Uniti avranno le dimensioni da soli per essere
indispensabili agli altri Paesi. La capacità europea e americana di
esercitare influenza politica nel mondo sarà molto diminuita. E, più
grave ancora, la soluzione dei contrasti che dovessero insorgere tra
Occidente e Oriente rischia di abbandonare il linguaggio negoziale
della cooperazione commerciale, tipico della diplomazia europea, e
minaccia di ritornare sul piano del conflitto politico se non
addirittura di quello militare.”
La
gravità di questa crisi porta la borghesia oltre a continuare a
scaricare sulle spalle delle masse popolari tutti i costi, a parlare
già chiaro anche sul modo di “uscirne”.
Nel
nostro paese in particolare il 2013 vedrà l'applicazione delle leggi
e di tutti gli accordi che il governo ha fatto con i padroni e in
sindacati confederali che peggioreranno senza fine le condizioni di
vita e di lavoro di tutti i proletari: organizzarsi nel partito della
rivoluzione è la parola d'ordine del momento!
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