Egitto scontri tra oppositori
e sostenitori di Morsi. Due morti e diversi feriti
Lanci di molotov e sassaiole. Al
Cairo la tensione, con manifestazioni e scioperi per la svolta dittatoriale del
rappresentante dei Fratelli Musulmani, sta sfociando ancora nella violenza.
L'opposizione: "Il sangue versato annulla legittimità del
presidente". Dimissionari tutti i consiglieri
Al palazzo presidenziale del Cairo è scoppiata la guerriglia
urbana. Gli scontri sono cominciati questo pomeriggio quando il corteo
pro fratelli musulmani è arrivato di fronte alla residenza di Mohammed
Morsi dove già da ieri continuava il sit in dei partiti liberali contro la
dichiarazione costituzionale e l’approvazione lampo della costituzione fatte
nelle ultime settimane dal presidente egiziano. I piccoli tafferugli iniziali
sono sfociati in scontri durissimi. La dinamica resta incerta e
nebulosa, le proteste sono state infiltrate da teppisti (in arabo
“baltagheyya”) muniti di gas lacrimogeni e molotov. La polizia è
arrivata solo dopo un’ora e ha blindato il perimetro vicino al palazzo. Per ora
il bilancio, comunicato in una conferenza stampa da Mohammed El Baradei,
sarebbero due morti più alcune decine di feriti, una cifra destinata a crescere
nelle prossime ore. Così, nelle larghe strade che portano a qasr ittihadeya si
sono ripetute le stesse scene delle guerriglie urbane di piazza Tahrir.
Sono tornate le motociclette che portavano i feriti alle ambulanze o
all’interno dei palazzi diventati inizialmente dei piccoli ambulatori di
fortuna mentre venivano allestiti i primi ospedali da campo. Tante le persone e
i giovani intossicati e svenuti a causa dei gas o feriti dal lancio di pietre.
“Sapevamo che oggi era pericoloso – spiega Mohammed, attivista in sit in da
ieri – quando il corteo pro Morsi è arrivato erano tantissimi e noi pochi, i
tafferugli sono iniziati quasi subito, siamo stati attaccati”. In serata
moltissime persone sono arrivate per dare sostegno al sit in liberale
rendendo le strade di Heliopolis un via vai continuo tra chi scappava dai gas e
chi tentava di avvicinarsi al palazzo. La situazione politica è ora calda più
che mai e gli scontri sono arrivati nonostante nelle stesse ore il vice
presidente egiziano Mohammed Mekki avesse aperto un dialogo con
l’opposizione. “Siamo disposti a trattare su alcuni punti della
costituzione con l’ala liberale dopo l’approvazione al referendum e dopo le
parlamentari” – ha affermato Mekki, in una conferenza stampa questo pomeriggio,
dichiarazioni che non bastano ai manifestanti che vogliono un immediato ritiro del
documento. Intanto l’opposizione cerca di organizzarsi. Questo pomeriggio il Fronte
di Salvezza Nazionale, l’organizzazione che fa da ombrello ai più grandi
partiti liberali egiziani, si è incontrata per far fronte alla situazione e ha
deciso che l’ex capo dell’agenzia atomica internazionale Mohammed El Baradei
coordinerà l’opposizione che chiede il ritiro del decreto presidenziale e il
ritiro della costituzione che andrà a referendum il 15 dicembre. “Morsi è
responsabile di queste violenze – ha dichiarato El Baradei, sottolineando che
“deve dire al popolo di voler accettare le regole del dialogo”. Nel frattempo
cominciano a circolare voci di ripensamenti da parte di Morsi, che anche
ieri aveva lasciato il palazzo presidenziale circondato da migliaia di manifestanti,
che negli scontri con la polizia (40 agenti feriti) avevano sfondato il cordone
disposto a protezione dell’edificio. Il presidente starebbe valutando di
congelare il controverso decreto costituzionale o di eliminare due articoli
che accrescono i suoi poteri e che hanno scatenato le proteste. Il referendum
costituzionale egiziano “andrà avanti, come previsto”, ha assicurato il vice
presidente della Repubblica, Mahmud Mekki. Il voto è previsto per il 15
dicembre, ha detto Mekki ai giornalisti mentre si trovava nel palazzo
presidenziale, Mekki, , ex procuratore generale della Cassazione, ha anche
invitato l‘opposizione a mettere per iscritto le obiezioni alla carta
costituzionale, per poterle discutere. “Si tratta”, ha specificato, “di una mia
idea personale e non di una iniziativa formale”, gli articoli potrebbero essere
modificati. Nessun negoziato con il governo e annullamento del decreto
costituzionale. Queste le richieste del principale movimento di opposizione
dell’Egitto del dopo-Mubarak, il Fronte per la salvezza nazionale, di cui fanno
parte anche l’ex capo della Lega Araba Amr Moussa e Mohamed El Baradei.
Il Fronte, stando a quanto riporta ‘al-Arabiyà, ha quindi annunciato che sta
valutando se organizzare una marcia verso il palazzo presidenziale. L’opposizione
ritiene Morsi, “pienamente responsabile” delle violenze. “La Costituzione
elaborata dall’Assemblea costituente – ha detto El Baradei – non ha
alcuna legittimità e così anche la Costituente. Siamo disponibili al dialogo solo
se ritirerà il decreto e pronti a lottare con un eventuale sciopero generale.
Morsi dica in un messaggio al popolo di voler accettare le regole del dialogo.
Ogni giorno che passa, questo regime perde legittimità”. ”L’attuale
regime è oppressivo come il vecchio regime. Il nostro movimento è pacifico e
andrà avanti”, ha precisato El Baradei. Nel corso della conferenza stampa è
intervenuto anche un altro dei leader del Fronte, Hamdeen Sabbahi, secondo cui
Morsi “sta rapidamente perdendo la sua legittimità. Il sangue versato questa
sera a Ittahadeya annulla la legittimità del presidente”. Uno dei consiglieri
dimissionari del presidente egiziano Morsi, Ayman el Sayat, ha annunciato alla
stampa che tutti i consiglieri hanno rassegnato le dimissioni. Quattro avevano
già deciso di lasciare dopo il contestato decreto presidenziale. In tutto i
consiglieri sono 17. Intanto lo sceicco dell’università islamica di al-Azhar,
l’istituzione più prestigiosa del mondo islamico sunnita, Ahmed el Tayyeb
ha invitato alla calma e chiesto alle parti di dialogare. Le sue parole sono
state divulgate dalla tv di Stato, mentre la polizia in assetto anti-sommossa
si schierava nel tentativo di separare i due fronti.
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