Repubblica
il 12 febbraio 2011 scriveva: “Li ha
implorati in ginocchio di lasciarlo lavorare in pace, di non sequestrargli la
merce che stava vendendo ai bordi della strada: capellini, occhiali da sole,
sciarpe e cinture. Ma la pattuglia della polizia municipale non ha voluto
sentire ragioni. Così di fronte a quegli uomini in divisa che ancora una volta
si mostravano inflessibili, Nourredine Adnane, 27 anni, ha perso la testa: si è
cosparso il corpo di benzina, ha preso un accendino e si è dato fuoco. In un
attimo il suo corpo è stato avvolto dalle fiamme. Quel ragazzo marocchino
adesso è in fin di vita. Faceva l’ambulante in via Ernesto Basile, a due passi
dalla cittadella universitaria di Palermo dove tutti gli studenti lo conoscono
con il soprannome di Franco...”
Non
di un caso isolato si è trattato ma di
un episodio indicativo della condizione in cui vivono oggi i giovani in Italia,
non solo immigrati, ma anche in altri paesi. Pur con i dovuti distinguo, Adnane
sicuramente essendo immigrato subiva le politiche razziste del governo.
Si trovava in una posizione svantaggiata anche rispetto ad un giovane precario
italiano, ma in generale tutti i giovani oggi si trovano in una condizione di
sempre più pesante precarietà e sfruttamento superiore alla generazione precedente.
Questa
condizione salta più facilmente all’occhio dell’opinione pubblica quando
assistiamo a gesti del genere o quando i
giovani si ribellano in massa a tutto ciò dando vita a vere e proprie rivolte, come è successo nei paesi arabi, o in Grecia dopo l’omicidio da parte di uno
sbirro del giovane 15enne Alexis il 6 dicembre 2008.
Altro
che mele marce! è chiaro che la condotta dei vigili non è stato un problema
individuale ma di linea generale e nazionale d’intervento nell’applicazione di
politiche sempre più repressive dei governi fino all'attuale tecnico/dittatoriale Monti, vedi i recenti pesantissimi interventi delle forze dell'ordine, da sempre più stato di polizia, contro gli studenti in occasione della giornata di mobilitazione internazionale del 14 novembre.
Chiedere
giustizia perché vengano condannati gli esecutori materiali di questa nuova
specie di omicidio, in questo caso di Adnane a Palermo,
è il minimo, ma la radice del problema è la classe dominante che per
governare sfrutta doppiamente, triplamente, i più deboli.
La
risposta a tutto ciò è la via della lotta rivoluzionaria con l’obiettivo di
abbattere questa società che sforna solo sfruttamento, precarietà, disoccupazione, miseria e lutto e crearne una nuova
nelle mani dei lavoratori, giovani,
donne e del popolo.
*****
Otto vigili urbani accusati di abuso d'ufficio
L'inchiesta parte dal suicidio di Noureddine Adnane, un venditore ambulante marocchino che, sentendosi vessato da continui controlli, si diede fuoco l'anno scorso in via Ernesto Basile e morì alcuni giorni dopo a causa delle gravi ustioni
PALERMO. La Procura di Palermo ha chiuso l'indagine su otto vigili urbani, accusati di abuso d'ufficio. L'inchiesta parte dal suicidio di Noureddine Adnane, un venditore ambulante marocchino che, sentendosi vessato da continui controlli, si diede fuoco l'anno scorso in via Ernesto Basile e morì alcuni giorni dopo a causa delle gravi ustioni.
Dopo la morte dell'ambulante, magistrati e carabinieri hanno analizzato l'attività della squadra amministrativa della polizia municipale per capire se, come dissero alcuni colleghi di Adnane, c'erano stati degli abusi, non solo nei confronti del suicida ma anche di altri extracomunitari. Gli avvisi di conclusione indagine, firmati dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Maurizio Agnello e Amelia Luise, sono stati notificati all'ispettore capo Giuseppe Massaro, agli agenti Giuseppe Oddo e Silvia Cilio, al commissario Giuseppe Milazzo e ai poliziotti Maria Grazia Bologna e Carmelo Antinoro, Davide Bellomonte e Antonino Bonaccorso. Gli inquirenti, anche grazie a intercettazioni, sono riusciti a riscontrare quello che avevano raccontato alcune vittime e hanno verificato che alcuni dei verbali di controllo degli ambulanti sono stati falsificati.
www.repubblicapalermo.it
Dopo la morte dell'ambulante, magistrati e carabinieri hanno analizzato l'attività della squadra amministrativa della polizia municipale per capire se, come dissero alcuni colleghi di Adnane, c'erano stati degli abusi, non solo nei confronti del suicida ma anche di altri extracomunitari. Gli avvisi di conclusione indagine, firmati dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Maurizio Agnello e Amelia Luise, sono stati notificati all'ispettore capo Giuseppe Massaro, agli agenti Giuseppe Oddo e Silvia Cilio, al commissario Giuseppe Milazzo e ai poliziotti Maria Grazia Bologna e Carmelo Antinoro, Davide Bellomonte e Antonino Bonaccorso. Gli inquirenti, anche grazie a intercettazioni, sono riusciti a riscontrare quello che avevano raccontato alcune vittime e hanno verificato che alcuni dei verbali di controllo degli ambulanti sono stati falsificati.
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