Ieri era il 20 maggio, e questa data significa molto per i lavoratori e la classe operaia in generale perché in questa data nel 1970 è stata approvata la legge 300, meglio conosciuta come Statuto dei Lavoratori.
Una legge, e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano deve saperlo bene, che è costata anni di lotte e morti e feriti tra le file di questi stessi lavoratori e operai e delle masse popolari che ad essi si unirono.
Ma ieri il presidente non è riuscito a trattenersi, ancora una volta, dal dare un assist, si direbbe in termini calcistici, al governo, cercando di convincere l’opinione pubblica, affinché segnasse un altro gol contro la classe operaia!
Infatti nel suo messaggio in occasione della commemorazione di Massimo D’Antona, uno studioso che, come Marco Biagi, era stato messo all’opera per smantellare nei fatti quello Statuto dei lavoratori ottenuto a così caro prezzo, Napolitano ha di fatto ripetuto con parole sue il contenuto della riforma dello Statuto che il Ministro Sacconi sta portando avanti con molta foga e vuole sostituire con lo Statuto dei Lavori; come riporta l’Adnkronos, ha detto: “Oggi più che mai occorre un diritto del lavoro 'inclusivo' ed equo, attento alla tutela dei diritti della parte più debole contrattualmente e alla riaffermazione rigorosa dei relativi doveri per salvaguardare insieme crescita economica e coesione sociale''. E ancora: "Massimo D'Antona ha pagato con la vita, per il folle, criminale accanimento del terrorismo brigatista contro personalità della cultura riformista, la sua coerenza nella ricerca di innovazioni responsabili e graduali e di un diverso equilibrio tra legislazione e contrattazione in grado di promuovere più serene e feconde relazioni industriali assieme a nuove forme di partecipazione alle scelte aziendali".
Il Presidente sottolinea la parte relativa alla tutela dei più deboli perché pensa che nessuno potrebbe dire il contrario e con questo trucchetto in sostanza vuole dire che per fare questo bisogna smantellare appunto i diritti previsti dallo statuto dei lavoratori. Ma che bisogno ci sarebbe di smantellare lo statuto dei lavoratori per tutelare la parte più debole contrattualmente? Nessuna, anzi. Al contraio, sarebbe normale, come è stato detto più volte, quando l’attacco all’articolo 18 dello Statuto, quello che prevede l’impossibilità di licenziare se non per giusta causa, è stato frontale, estendere la sua validità anche alle aziende con meno di 15 dipendenti!
Ma al Presidente questa logica non piace, anzi, fa un appello ad altri “responsabili” del panorama italiano del momento, ai dirigenti delle organizzazioni sindacali, ad “arricchire la propria progettualità” ricordandosi del lascito “scientifico (1) e morale (!!!) di D’Antona”. Che cosa ci sia di morale nel volere smantellare i diritti dei lavoratori Napolitano non lo può spiegare e nessuno in genere glielo chiede!
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