Che volessero mettere in discussione il 1° Maggio, come Festa dei Lavoratori, era da tempo che padroni, governo, partiti borghesi, economisti, giornalisti “a servizio permanente ed effettivo”, ci stavano lavorando.
Quest'anno hanno tentato di fare un primo passo pratico con la imposizione in alcune città, con sindaci del PD in testa, dell'apertura degli esercizi commerciali, e quindi del lavoro dei dipendenti.
Certo per i padroni c'è un problema di basso utilitarismo economico, nella crisi ogni incasso in più “fa brodo”; ma non è questo l'aspetto principale.
La questione è più strategica, è economica, nel senso dell'interesse generale capitalista, è politica; ha a che fare con la lotta di classe. Si vuole cancellare la festa “dei lavoratori”, “dei proletari”, di cui la questione più inaccettabile e da sopprimere è proprio la parola “lavoratori”.
Così come da tempo, da Sacconi a Ichino, a vari esponenti di partiti parlamentari, vogliono trasformare lo Statuto dei Lavoratori in “Statuto del Lavoro”; nello stesso modo vogliono far diventare il 1° Maggio “festa del lavoro”, ma nel senso effettivo di festa in cui si esalta il lavoro, “lavorando”..., fino a trasformare la 'festa dei lavoratori' in 'festa dei padroni'.
Certo, da tempo i sindacati confederali hanno reso il 1° Maggio una semplice giornata di vacanza dal lavoro, in poche città vengono fatte manifestazioni,
ma, ma... questa festa del 1° Maggio finchè esiste, non solo parla di operai, "proletari", di classi mai sparite e quindi di lotta di classe, ma soprattutto allude, comunque, all'abolizione del lavoro salariato, ad una società senza sfruttati e sfruttatori, al potere dei lavoratori...
E, allora, è meglio eliminarla!
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