mercoledì 27 aprile 2011

pc 27 aprile - corrispondenza da Mirafiori

RIPRENDIAMOCI LE FABBRICHE

Cari compagni,
l'accordo alla Fiat Mirafiori, come a Pomigliano, prevede che si torni ad una
concezione ottocentesca per la quale il lavoratore non ha diritti e il padrone
è il suo "benefattore", dove anche lo stipendio non è più certo, ma diventa una
variabile dipendente dalle alterne fortune e dai mutevoli umori dei vertici
dell'azienda, che infatti considerano i lavoratori solo merce da sfruttare e
pagare il meno possibile. Con la complicità dei sindacati firmatari
dell'accordo, che avranno, solo loro, diritto di rappresentanza, diritto di
effettuare assemblee e altre libertà sindacali.
Noi operai Fiat siamo stati lasciati in balia dei padroni e dei loro media da
cui hanno sentenziato anche alcuni "compagni" o "ex compagni " a favore
dell'interesse degli sfruttatori. Così, il sindaco Chiamparino e il candidato
sindaco Fassino, entrambi provenienti dall'"ex partito storico degli operai",
ci hanno spiegato che bisognava votare SI, come voleva Marchionne, facendo il
coro all'unisono con Berlusconi.

Nonostante le battaglie e gli sforzi compiuti dalla FIOM (ma c’è da domandarsi
se non si sia trattato di una conflittualità solo apparente), è disdicevole e
riprovevole che la stessa O.S. abbia firmato a Melfi, anche se in via
sperimentale, a nome delle RSU locali, l’attuazione della metrica di lavoro
ERGO-UAS che, in nome di un incremento della competitività (leggi profitto),
non esita a minare alla base la salute fisica e psichica dei lavoratori addetti
alla catena produttiva.
E’ necessario fare attenzione poiché potremmo trovarci di fronte all’ultimo
cedimento sindacale, prima che l’attacco sia definitivamente e mortalmente
portato contro i lavoratori più combattivi e avanzati, i soli che ancora
possono organizzarsi per scendere sul piano dello scontro aperto e condurre la
lotta al di sopra della fabbrica e dell’azienda.
E’ oltremodo necessario, evitare il pericolo di affogare nella melma di un
sindacalismo truffaldino che incanala le lotte dei lavoratori nel rispetto
delle regole democratiche. Per respingere il quadro degli accordi che si sta
profilando, è urgente passare a forme di lotta autogestite, senza deleghe a
sindacati di regime e Partiti che ci hanno venduti e ancora ci venderanno ai
padroni.
La sola mobilitazione adeguata all’attuale fase, sarebbe lo sciopero
generale ad oltranza.
Riconoscendo, tuttavia, che un simile scontro non trova una immediata
disponibilità nelle soggettività attualmente in campo, è indifferibile e
urgente un salto dialettico che investa l’opportunità di costruire una forma
politico-organizzativa adeguata a gestire uno scontro che superi la sola lotta
di resistenza.
Ciò, che è auspicabile anche in assenza di una vera e propria direzione di
classe trovandoci nel culmine di uno scontro frontale che pare essere
favorevole alla borghesia e alla sua classe politica, deve essere perseguito
lavorando con metodo alla realizzazione dell’unità politica del proletariato
attorno alla classe operaia. Emerge con chiarezza, quindi, l’importanza dell’
unità dei comunisti, l’importanza del ruolo politico dei comunisti.
E' compito nostro assumere determinazioni decisive per poter uscire dalla
logica di mercato e del profitto, a scapito delle nostre vite.
Privati di questi elementi, saremmo inevitabilmente condannati alla
sconfitta.
Non vogliamo e non possiamo perdere tempo!

Saluti comunisti.

Angelo

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