Questa è la richiesta che viene dai migliaia di lavoratori delle cooperative, in prevalenza giovani e immigrati, che lavorano nei tantissimi capannoni della logistica dove si smistano senza sosta le merci che andranno a riempire gli scaffali dei supermercati o dei centri commerciali della provincia di Bergamo.
Senza diritti e sicurezza sul lavoro, sottopagati rispetto ai minimi contrattuali, con orari di lavoro allucinanti e con la minaccia di essere in qualsiasi momento “licenziati”, per la perdita dell’appalto, o trasferiti nel momento in cui alzano la testa per rivendicare le minime tutele sindacali, che spesso vengono scavalcate dal sistema perverso delle scatole cinesi tra cooperative che gestiscono al ribasso il lavoro presso le multinazionali della logistica.
Ma sono proprio questi nuovi schiavi che non ci stanno a tenere la testa bassa, hanno una loro dignità che non vuole più essere calpestata e vogliono lottare per essere considerati per quello che sono operai salariati che da anni lavorano e svolgono mansioni qualificate presso i capannoni disseminati nella nostra provincia.
Per questo anche spontaneamente iniziano a cercare di organizzarsi per rivendicare dei miglioramenti sul posto di lavoro e cercano un sindacato che tuteli i loro interessi di lavoratori avendo coscienza che già questo passaggio è molto rischioso e per così dire rivoluzionario in quanto la repressione e i ricatti sono molto forti, anche per i continui subentri di nuove cooperative.
La storia dei lavoratori del magazzino Kuehne Nagel di Brignano Gera D’Adda che lavorano per due cooperative associate alla CBS (consorzio bergamasco servizi) è lo specchio della situazione di tantissimi operai invisibili agli occhi dell’opinione pubblica sempre pronta a parlare degli immigrati solo quando si tratta di costruire campagne allarmistiche come in questi giorni verso gli immigrati tunisini, ma che poi fanno finta che non esista e di non vedere questo sfruttamento diffuso di manodopera.
Questi lavoratori hanno verificato sulla loro pelle la connivenza dei sindacati confederali con questo sistema di sfruttamento e la loro inerzia verso le aziende, all’inizio con l’iscrizione d’ufficio da parte della cooperativa alla CGIL e poi con il passaggio di iscrizione di tanti verso un altro sindacato la FIT CISL nell’illusione che qualcosa cambiasse. Ma dopo 5 mesi che i lavoratori pagavano la tessera e sollecitavano un intervento del sindacato presso la cooperativa in merito ad una serie di anomalie sulla busta paga, sui livelli e mansioni e altro, non è stato richiesto nemmeno un incontro.
A questo punto i lavoratori hanno iniziato a fare da se, mettendo in campo alcune iniziative autonome, come quella di fermarsi tutti insieme e chiedere alla cooperativa un adeguamento di pochi centesimi della paga oraria inferiore rispetto al ccnl, ma la risposta è stata negativa ed è stata accompagnata da una minaccia delle cooperative ai lavoratori: se avessero osato fare un'altra volta questa fermata spontanea gli avrebbero addebitato i danni provocati alla produzione…..i lavoratori non si sono fermati e hanno deciso per protesta di fare solamente le 8 ore giornaliere previste dal contratto (rispetto alle 13-14 ore) ottenendo come risposta dell’azienda la modifica dell’orario settimanale su 6 giorni (mantenendo le 40 ore) e introducendo nuova manodopera a tempo determinato per compensare il lavoro giornaliero…..la cooperativa ha giustificato questa rappresaglia con una comunicazione in bacheca che diceva:” a seguito di riorganizzazione del cliente Kuehne Nagel …..a decorrere dal 4 aprile 2011 i nuovi turni di lavoro saranno i seguenti 6.40-12.40 e 12.40-19.20:”.
“I lavoratori chiedono tutele e diritti la cooperativa risponde con la guerra” è ha questo punto che anche tra i lavoratori nasce la necessità di trovare un sindacato che li organizzi e li tuteli in questa guerra per questo si rivolgono ai Cobas, che a Bergamo sono rappresentati sin dalla loro nascita dallo Slai Cobas per il sindacato di classe, ed è così che dopo alcuni incontri, i lavoratori decidono di passare in massa, per ora oltre 60 su 160, ad un sindacato combattivo e non invischiato con le aziende, che sempre più sta dimostrando che l’unita nella lotta e una linea giusta può vincere e ottenere risultati nei posti di lavoro e anche nelle cooperative legate alla logistica.
Tutto questo avviene in un contesto difficile in cui tanti lavoratori sono sfiduciati dai sindacati perché hanno visto che non fanno niente e quindi tendono a vederli tutti uguali, ma nello stesso tempo si è dimostrato anche dal tipo di approccio che abbiamo avuto la diversità dei Cobas che come hanno detto alcuni lavoratori si vede anche dalle facce e dagli occhi che siete diversi, oltre al fatto che ci siamo fatti carico di spiegare come vediamo questa battaglia per i diritti che sarà una guerra ma che si intreccia con la volontà di questi lavoratori di radicare la presenza sindacale tra le loro fila, di rendersi protagonisti e attivi di questa sfida dove non basta iscriversi e delegare ma lottare.
Per concludere questa prima tappa si vuole mettere in evidenza che appena sono arrivate le disdette alla CISL l’azienda ha provato per due giorni a fare un passaggio che definire scandaloso è poco, ossia ha iniziato a chiamare ad uno ad uno i lavoratori in ufficio invitandoli a firmare un foglio per aderire alla CGIL, che pare sia il sindacato di gradimento di queste cooperative, invitando i lavoratori a farlo altrimenti avrebbero lavorato solo ed esclusivamente per 8 ore, con conseguente riduzione di paga, come sindacato abbiamo subito risposto con una diffida che ha fatto cessare questa iniziativa anti sindacale e ha ottenuto immediatamete un incontro che si terrà questa settimana dove mettere sul tavolo le richieste dei lavoratori.
La battaglia è iniziata e non sarà facile ma anche tra i lavoratori aumenta la decisione di portarla fino in fondo.
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