Il piano di riarmo dell'Europa presentato da Ursula von der Leyen a Strasburgo nella giornata del 12 Marzo è stato approvato con un voto fortemente maggioritario: 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti. Si tratta di un testo sul Libro bianco della Difesa europea che prevede un massiccio investimento di 800 miliardi di euro in armi per rispondere all'appello di Trump che dice che se gli europei vogliono difendersi lo facciano a spese loro.
Al ricatto dell'imperialismo USA guidato da Trump, l'Europa
ha risposto sì e ha risposto con le sue istituzioni e infine con un voto
parlamentare.
Cominciamo dal voto parlamentare che ha visto la convergenza di fatto di tutte le forze presenti in Parlamento che hanno un reale peso nei governi dei differenti paesi imperialisti. I cosiddetti socialisti, a guida dei socialisti tedeschi, che hanno ripetuto come sempre in periodi in cui si avvicinano le guerre interimperialiste mondiali il voto favorevole all’armamento, votano i crediti per le armi. Per questo sin dalla Prima guerra mondiale tutto quello che si chiama socialismo a parole - ma in realtà si tratta di socialdemocrazia, riformismo, qualunque siano il nome delle formazioni - in occasione delle guerre, passa armi e bagagli nel campo dell'imperialismo e nel sostegno dei suoi governi. Lì, anzi, sono tappe fondamentali per mostrare al proletariato, alle masse popolari e a tutti coloro che si definiscono socialisti di sinistra e così via, che partiti socialisti/socialdemocratici comunque si chiamino, sono
sempre nel campo dell'imperialismo e che proprio in occasione delle guerre passano armi e bagagli nel campo dell'imperialismo e permettono all'imperialismo su scala internazionale, su scala nazionale, all'interno dei paesi imperialisti, di sostenere il riarmo, gli armamenti che poi sono l'anticipo della partecipazione sempre più diretta alle guerre in corso e la disponibilità a organizzarsi in una possibile futura guerra interimperialista mondiale.Ma questo sostegno alla guerra viene quasi sempre in un clima di unità nazionale com’è stato il caso, in questa occasione, del voto al Parlamento europeo che ha visto nello stesso campo Fratelli d'Italia e il Pd. Nel Pd vi sono stati molti “mal di pancia” ma la cosa non incide perché si sa che anche “i mal di pancia” che vengono all'interno di questo partito non cambiano né la sostanza questo partito, né la sostanza dei risultati che l'imperialismo, i governi della borghesia, ottengono.Vi sono state delle opposizioni, non hanno votato i deputati
del Movimento 5 Stelle nè hanno votato i deputati dell'Alleanza Verdi Sinistra.
Circa le contraddizioni che invece si sono espresse nel centrodestra, che sono
contraddizioni di concorrenza, di contraddizioni tattiche, di corsa ad
accreditarsi al carro di Trump tra la Meloni e Salvini, hanno fatto sì che
Salvini si schierasse in questa occasione in maniera più organica con Trump.
Trump apparentemente dice: europei, armatevi da soli ma non
ha nessuna intenzione di trovarsi di fronte a un’Europa militarmente rafforzata
e meno che mai che essa possa ipotizzare uno schieramento nelle guerre e nella
guerra interimperialista mondiale differente da quello dell'imperialismo
americano. Certo, l'accelerata posta da Trump, sulla ripresa di un ruolo
egemone dominante - che nel caso significa certamente di accelerazione guerrafondaia
da parte dell'imperialismo americano - ha chiamato a uscire dall'equivoco delle
ambiguità degli Stati e dei governi imperialisti gli europei. Ma l'uscita
dall'ambiguità non vuol dire certo che questi governi e questi Stati si
presentino come un blocco unico nei confronti dell'imperialismo americano e
vogliano giocare il ruolo da blocco unico all'interno della fase attuale della
contesa interimperialista, questo sia nel campo economico dove impazza la
guerra commerciale accelerata dal dai dazi americani né tanto meno sul piano
militare.
I paesi imperialisti sono espressione di borghesie
imperialiste, formalmente unite, ma in costante contrasto tra loro. L'idea di
un'Europa unita come blocco imperialista in proprio contrapposto agli Stati
Uniti o in dialettica con esso è schierato nella contesa interimperialista mondiale
contro le altre potenze imperialiste: la Cina innanzitutto, la Russia in forma
secondaria, è come sempre, sin dai tempi di Lenin, definita una questione di
propaganda, ma non certo di sostanza. Tutti i governi imperialisti rispondono
agli interessi delle proprie borghesie che, mentre formalmente si trovano
chiaramente in un campo alleato di dissenso rispetto all'accelerata posta da
Trump, sono in contesa tra di loro. E infatti all'ombra di questa grande
discorso del riarmo europeo si moltiplicano vertici e incontri che mostrano
come l'Europa imperialista sia un teatro di scontro interno, di contesa tra
banditi e non certo di un'alleanza organica.
Meno che mai noi proletari e masse popolari vorremmo questa
alleanza organica, perché è evidente che i costi del riarmo europeo
innanzitutto, ricadono e ricadrebbero sempre di più sui proletari e le masse
popolari a livello europeo e in ogni paese europeo, secondo il diverso peso che
i governi e gli Stati hanno all'interno della Comunità europea. In secondo
luogo perché gli interessi dei proletari e delle masse rispetto alla guerra
imperialista e alle contraddizioni interimperialiste, sono su un fronte
diametralmente opposto, il fronte dei proletari e delle masse popolari è quello
della pace. Proletari e masse popolari sanno bene che le guerre imperialiste,
le guerre reazionarie sono uno scannatoio in cui “i morti, sono nostri, i
profitti sono loro”. E quindi sempre il movimento operaio, proletario e
popolare è stato contro le guerre e sicuramente non vogliono le guerre, ma
attenzione, perché oggi il problema non si può porre in termini di guerre e
pace. Porlo così dallo spazio a considerare tutte le formulazioni che
rivendicano la pace come progressive e come nel campo del proletariato delle
masse popolari.
Le cose non stanno così. Tutti i paesi imperialisti nelle
loro contraddizioni, si fanno sostenitori di una pace: la manifestazione, ad
esempio, che si tiene nella giornata di oggi in Italia, convocata attraverso
innanzitutto il giornale la Repubblica, una chiamata in campo di tutto quello
che dovrebbe essere il campo che non si riconosce direttamente non solo nelle
posizioni del governo, della Meloni, ma nelle scelte organiche che in questo
senso vengono fatte anche a livello europeo, si tratta chiaramente di una
manifestazione che parla di pace ma sostiene pienamente il riarmo europeo e
tutta una serie non solo di giornali e di intellettuali, di artisti, di
scrittori che si tingono di progressisti, proprio sul fronte della guerra, sostenendo
questa manifestazione del 15, dimostra che anche loro sono pacifisti a parole e
guerrafondai nei fatti, sono pacifisti che vogliono l'armamento dell'Europa
imperialista perché la manifestazione del 15 è questo che sostiene e vogliono
tingerla di pace con i colori arcobaleno come sempre hanno fatto nella Prima e nella
Seconda guerra mondiale tutte quelle forze che hanno prima parlato di pace, poi
invocato la pace, ma appena la guerra è cominciata sono passati armi e bagagli
nel campo della guerra, a sostegno del proprio governo, del proprio Stato.
È positivo che ci siano forze anche all'interno di questo
campo – perché tutte le forze che manifestano in contrapposizione alla
manifestazione, in differenza, alla manifestazione del 15, vanno considerate
nello stesso campo, nel campo del pacifismo e nel campo della socialdemocrazia,
nel campo dell'illusorio sostegno a un'Europa della pace.
L'unica Europa della pace è quella che potrà scaturire dal
rovesciamento di tutti i governi della guerra, ma il rovesciamento dei governi
della guerra richiede il rovesciamento delle classi dominanti di cui questi governi
sono i comitati d'affari. Quindi in questo senso la lotta per la pace oggi è
innanzitutto lotta contro i governi della guerra, ma in secondo luogo
costruzione delle forze, della chiarezza, della linea, dell’organizzazione,
della prassi per rovesciare i governi della guerra. I governi della guerra si
rovesciano con la Rivoluzione e non con le elezioni.
Queste sono questioni elementari che la storia ha riproposto
infinite volte e quindi la lotta per la pace coincide oggi con la lotta per la
Rivoluzione e la Rivoluzione non è un pranzo di gala. La Rivoluzione che poi
rovesciata questi governi e questi Stati è una Rivoluzione in grado di spezzare
le macchine statali, rovesciare i governi e imporre un potere alternativo che,
su scala mondiale, si unisce a tutti i proletari, alle masse popolari, che
innanzitutto non hanno alcun interesse alla guerra imperialista né al sistema imperialista
che oltre che guerra, è fascismo, miseria e oppressione dei popoli.
Quindi l'alternativa alla manifestazione del 15 non è costituita
dalla contro-manifestazione che viene prodotta a Roma. Noi non ci saremo.
Coloro che hanno organizzato questa manifestazione alternativa lo hanno fatto con
la parola d’ordine “noi non ci saremo”.
Noi diciamo altrettanto chiaramente che noi non ci saremo
all'altra manifestazione perché essa è una alternativa politica dalle stessa
caratteristiche ideologiche, culturali e sociali dell’altra manifestazione, è
una tirata per la giacca delle forze che passano armi e bagagli nel campo del riarmo
europeo.
Serve la lotta contro la guerra, ma essa va unita alla lotta
contro l'economia di guerra e alla forte necessità dei proletari e delle masse
popolari di considerare questa lotta internazionale e quindi legarsi a tutti
coloro, innanzitutto le forze proletarie e antimperialiste che in Europa e nel
mondo lottano contro la guerra.
Nel nostro paese noi dobbiamo fare il nostro sia nella costruzione
delle forze materiali programmatiche e pratiche per rovesciare i governi e gli
Stati della guerra e quindi i nostri governi, il nostro Stato, il nostro
imperialismo. E gli strumenti per rovesciare i governi, il loro Stato, il loro
sistema applicati alla realtà odierna che presenta molti aspetti di novità,
però gli strumenti sono sempre gli stessi, il partito della classe operaia, il
Partito rivoluzionario della classe operaia, il Fronte unito dei proletari
delle masse oppresse e di tutte le energie sociali e politiche anche presenti
in altre classi che vogliono stare dalla parte dei proletari, dei proletari e
delle masse popolari e la costruzione degli strumenti militari necessari a
proletari e masse popolari per opporre alla guerra dell'imperialismo, alla
guerra esterna e interna dei paesi imperialisti e quindi a quella nel nostro
paese, tinta da marcia verso un regime moderno fascista, incarnata attualmente
dal governo Meloni, richiederà necessariamente gli strumenti per rovesciare
l'apparato dello Stato, perché ogni comitato d'affari della borghesia
imperialista - e quindi anche nel nostro paese - è guida dello strumento
principe del dominio della borghesia, che è l'apparato militare, l'esercito, la
polizia, le forze dell'ordine. Tanto è vero che proprio anche perché siamo in
un clima di tendenza alla guerra, di economia di guerra, tutti gli sforzi dei
governi sono diretti a rafforzare in forme repressive, ai limiti dittatoriali,
gli Stati di polizia e gli Stati di guerra all'interno di ciascun paese. Dire
queste cose significa dire cose di buon senso che tutti coloro che hanno a
cuore gli interessi dei proletari e delle masse, innanzitutto le avanguardie proletarie
di lotta delle masse, non possono che considerare un passo necessario,
indispensabile, una condizione necessaria e indispensabile oggi per opporsi
alla guerra.
NO al piano di riarmo dell'imperialismo europeo
NO alla guerra imperialista
No al falso pacifismo che pace a parole guerrafondaio nei fatti della cosiddetta “sinistra” che si raccoglie nelle manifestazioni del 15 a Roma
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