
L’”uccisione”, fatta dopo la Resistenza dall’ex Pci e dai partiti riformisti e dalla Cgil/Fiom, della coscienza di classe, e delle idee comuniste rivoluzionarie è stata “mirata” a disarmare, rendere impotenti gli operai di fronte al dominio del sistema del capitale in campo economico, politico ed ideologico. In questo, i guasti maggiori fatti dal riformismo tra gli operai non sono tanto rispetto allo spuntare ogni arma di lotta di classe contro il peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita, quanto sul fronte politico, teorico, ideologico, sul fronte della “sogno” scientifico di una società, socialista, senza sfruttamento.
Gli operai senza la loro teoria rivoluzionaria sono alla mercè di spazzature di idee che hanno il solo scopo di mantenere il loro cervello all’ammasso e di farli essere strumento innocuo di teorie borghesi, riformiste o qualunquistiche (dalla sparizione delle classi e del conflitto di classe: per cui stiamo tutti nella crisi, allo sfogatoio del mercato delle idee totalmente innocuo di facebook, ecc.; alle sub sub teorie alla “grillo”, ecc. ecc.). Gli operai coscienti devono avere nausea di tutto questo.
La teoria rivoluzionaria è l’arma per la lotta rivoluzionaria, illumina la strada da percorrere e apre gli occhi, le orecchie, la testa. Ma, come dice Lenin, la scienza del proletariato va trattata appunto come “scienza”.
Certo, “pensare con la propria testa” richiede uno sforzo, ma ne vale la pena!
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