giovedì 13 febbraio 2025

pc 13 febbraio - La conferenza di Monaco - 1 - Un articolo utile a comprenderne natura e importanza

Le incognite su guerra e mondo multipolare al centro della Conferenza sulla Sicurezza di Monaco

Il prossimo venerdi a Monaco si aprirà la Conferenza sulla Sicurezza che ogni anno riunisce nella città tedesca ministri, capi di stato e analisti delle principali potenze euroatlantiche ma anche dei Brics.

Scorrendo le numerose e interessantissime pagine del documento preparatorio della edizione di quest’anno, appare evidente come – oltre a fare il punto sui conflitti in corso in Ucraina e Medio Oriente – il tema centrale siano le possibilità e le conseguenze di un mondo multipolare destinato a contrastare – e se possibile a sostituire – quello dell’imperialismo unipolare a egemonia statunitense degli ultimi tre decenni ma in evidente difficoltà dal ritiro dall’Afghanistan nel 2021.

Nel documento preparatorio della Conferenza , al quale è come di consueto allegato il Risk Index (indicatore della percezione dei rischi, ndr), si scontrano tesi diverse e sotto certi aspetti contrapposte.

Da un lato ci sono analisti e politici che vedono gli Stati Uniti mantenere la loro supremazia (soprattutto basata sui fattori militari e monetari), dall’altro quelli che invece affermano come l’emersione di nuove potenze nel Sud globale – la Cina soprattutto – determini una nuova multipolarità nelle potenze con poteri decisionali a vari livelli e nella dimensione internazionale.

Qui di seguito alcuni stralci del documento che sottolineano le principali contraddizioni e motivi di contrasto nelle relazioni internazionali.

La multipolarizzazione non è evidente solo nella diffusione del potere materiale, ma anche nel fatto

che il mondo è diventato più polarizzato ideologicamente. Il liberalismo politico ed economico, che ha caratterizzato il periodo unipolare post-Guerra Fredda, non è più l’unico gioco in città. È sempre più contestato dall’interno, come dimostra l’ascesa del populismo nazionalista in molte democrazie liberali. Ma è anche sfidato dall’esterno, come dimostra la crescente biforcazione ideologica tra democrazie e autocrazie, nonché l’emergere di un mondo in cui coesistono, competono o si scontrano più modelli di ordine” è scritto nel documento.

“La vittoria presidenziale di Donald Trump ha seppellito il consenso sulla politica estera degli Stati Uniti dopo la Guerra Fredda, secondo cui una grande strategia di internazionalismo liberale avrebbe servito al meglio gli interessi degli Stati Uniti. Per Trump e molti dei suoi sostenitori, l’ordine internazionale creato dagli Stati Uniti rappresenta un cattivo affare.  La politica estera degli Stati Uniti nei prossimi anni sarà probabilmente plasmata dalla competizione bipolare di Washington con Pechino. Questo, tuttavia, potrebbe accelerare la multipolarizzazione del sistema internazionale”.

Il documento per la Conferenza di Monaco evidenzia anche le conseguenze sull’Unione Europea che proprio in questo ambito aveva dato fuoco alle sue vocazioni guerrafondaie contro la Russia. Ne individua sia le contraddizioni interne che quelle provenienti dall’esterno come l’avvento di Trump:

Per l’UE, che incarna l’ordine internazionale liberale, la crescente contestazione degli elementi fondamentali dell’ordine rappresenta una sfida particolarmente grave (capitolo 4). La guerra della Russia contro l’Ucraina e l’ascesa del populismo nazionalista in molte società europee, tra le altre cose, stanno mettendo a rischio elementi chiave della visione liberale dell’UE.

La rielezione di Donald Trump potrebbe intensificare queste sfide e rilanciare il dibattito sulla necessità che l’UE diventi un polo autonomo nella politica internazionale. Ma potrebbe anche incoraggiare i movimenti populisti che approfondiscono le divisioni interne dell’Europa e minano la capacità dell’UE di affrontare le crisi che ha di fronte”.

Secondo gli analisti che hanno elaborato il documento preparatorio per la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, “le stesse visioni del multipolarismo sono polarizzate”. A loro avviso ciò rende sempre più difficile adattare l’ordine esistente in modo pacifico, evitare nuove corse agli armamenti, prevenire conflitti violenti all’interno degli Stati e tra di essi, consentire una crescita economica più inclusiva e affrontare congiuntamente minacce condivise come il cambiamento climatico, che gli intervistati del Munich Security Index hanno costantemente valutato in modo elevato. Il 2025 mostrerà se questo è nelle carte – o se il mondo crescerà ancora più diviso di quanto non sia”.

Sulle incognite e le diverse valutazioni del multipolarismo nel documento c’è inoltre un apposito capitolo dedicato ai vari scenari dal titolo: Posizioni polari: Uni-, Bi-, Multi- o Non-polarità?

Unipolarismo

A giudizio di alcuni degli analisti: Alcune dimensioni del sistema internazionale continuano effettivamente a sembrare molto unipolari. Secondo le stime dell’Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), gli Stati Uniti rappresentano ancora quasi il 40% della spesa nominale globale per la difesa, mentre la Cina, il secondo finanziatore, non rappresenta nemmeno la metà della spesa militare statunitense (…) Anche altri settori, oltre a quello militare, continuano a essere caratterizzati da quella che potrebbe essere descritta come una distribuzione unipolare del potere. Ad esempio, gli economisti parlano di un “mondo valutario unipolare”, con il dollaro USA come valuta globale dominante.

Sebbene i Paesi BRICS abbiano annunciato l’intenzione di creare una moneta BRICS per ridurre la dipendenza globale dal dollaro USA, il percorso verso il multipolarismo finanziario, o “de-dollarizzazione”, sembra lungo e ripido e sicuramente provocherà una reazione da parte degli Stati Uniti”.

Bipolarismo

Altri analisti concludono che le tendenze puntano verso una nuova era bipolare, in cui gli Stati Uniti e la Cina sono le uniche superpotenze, mentre tutti gli altri non hanno le capacità economiche o militari per superare la soglia delle grandi potenze (….) La Cina, suggeriscono, non ha bisogno di raggiungere completamente gli Stati Uniti perché il sistema diventi bipolare. Pechino deve solo essere in grado di impegnarsi in una seria competizione tra grandi potenze con Washington (…)

La Strategia di sicurezza nazionale dell’amministrazione Biden dell’ottobre 2022 descriveva la Repubblica Popolare Cinese come “l’unico concorrente con l’intento di rimodellare l’ordine internazionale e, sempre più, con il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per farlo”[19] Nonostante la guerra della Russia contro l’Ucraina e altre potenziali minacce, la Cina è diventata la “sfida del ritmo” che guida la pianificazione militare degli Stati Uniti.[20] Per la nuova amministrazione Trump, preoccupata del declino degli Stati Uniti, la Cina è una grande potenza (…) Se confrontiamo le capacità relative della Cina con quelle dell’Unione Sovietica al suo apice nella Guerra Fredda, la Cina è già lo sfidante più potente degli Stati Uniti – in quasi tutte le dimensioni (…)

Sebbene la Cina sia inferiore agli Stati Uniti in termini di PIL nominale e PIL pro capite, è già la più grande economia del mondo in termini di parità di potere d’acquisto. Allo stesso modo, la sua spesa militare è seconda solo a quella degli Stati Uniti e gli analisti statunitensi hanno osservato gli sforzi di modernizzazione militare della Cina con crescente preoccupazione.[24] Come risultato del “più drammatico accumulo militare dalla Seconda Guerra Mondiale”,[25] alcuni analisti concludono che “in alcune aree, [la Cina] ha già eguagliato o superato l’America”.

Nonostante il suo arsenale nucleare, la Russia è “una potenza regionale con significative capacità nazionali”, ma non una grande potenza. Infine, sebbene la continua ascesa dell’India possa spostare il sistema verso il multipolarismo in futuro, per ora rimane chiaramente al di sotto della soglia.

Multipolarismo

Per un altro gruppo di studiosi, questi criteri piuttosto restrittivi sono fuorvianti e oscurano l’emergere di un mondo multipolare. Essi accettano una soglia più bassa per raggiungere lo status di grande potenza o dubitano che uno Stato debba essere una grande potenza in tutte le dimensioni per essere considerato un “polo”. Da questo punto di vista, un mondo multipolare non significa che ci debbano essere diverse potenze con capacità approssimativamente uguali, “richiede solo che un potere significativo sia concentrato in più di due Stati” (…)

La “multipolarizzazione” non è più avanzata che in ambito economico, poiché diverse economie emergenti hanno registrato una crescita impressionante. In termini di parità di potere d’acquisto, i membri dei BRICS hanno già superato il G7 nel 2018. Dopo l’allargamento del blocco nel 2024, che ha visto l’aggiunta di Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti, i Paesi BRICS rappresentano circa il 40% del commercio globale e il 40% del prodotto petrolifero greggio.

La percezione dei rischi

Dal 2021, la Munich Security Conference e la Kekst CNC hanno raccolto dati in un “Risk Index” per rispondere a domande fondamentali che aiutano a comprendere la percezione del rischio globale: le persone pensano che il mondo stia diventando un posto più rischioso? Esiste un consenso globale su alcuni dei gravi rischi che l’umanità sta affrontando oggi? E quanto si sentono preparate le società ad affrontare queste minacce? Combinando questi cinque parametri, l’indice fornisce una visione approfondita di come in 11 paesi vengono visti i 33 principali rischi nel tempo.

Questa edizione del Munich Risk Index si basa su campioni rappresentativi di 1.000 persone provenienti da ogni nazione del G7 e dei paesi BICS (ovvero i Brics ma senza la Russia esclusa dalle rilevazioni, ndr). Il campione totale ammonta quindi a 11.000 persone. Le votazioni sono state condotte tra il 14 e il 29 novembre 2024. Gli intervistati sono stati selezionati in base a quote stratificate per genere, età, residenza, istruzione formale e reddito per garantire la rappresentatività. I dati finali sono stati quindi ponderati in modo che corrispondessero esattamente alle quote. Il margine di errore è stato del 3,1 per cento.

Il Risk Index rileva cime “Dopo l’elezione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il rischio percepito nei confronti degli Stati Uniti è aumentato bruscamente tra i paesi del G7 – soprattutto in Germania e Canada – così come in India, è rimasto invece più o meno lo stesso in Cina e Brasile ed è diminuito in Sudafrica”.

Mentre la conferenza di Monaco dello scorso anno aveva mostrato un lieve miglioramento della percezione del rischio Russia, “la percezione del rischio verso Mosca è aumentata in Canada, Francia, Germania, India e Regno Unito” (….) “Sorprendentemente, solo la Germania e il Regno Unito vedono la Cina come un rischio maggiore rispetto allo scorso anno”.

Interessante poi segnalare che tra i fattori di maggiore rischio percepiti, in molti paesi, non c’è quello della guerra o delle pandemie ma quelli di carattere ambientale. “I rischi non tradizionali rimangono tuttavia le principali preoccupazioni degli intervistati in tutto il mondo. I tre rischi ambientali inclusi nell’indice – condizioni meteorologiche estreme e incendi boschivi, distruzione di habitat naturali e cambiamenti climatici in generale – si classificano come il primo, il secondo e il terzo rischio aggregato. In India, Brasile e Italia, i primi tre rischi sono tutti di natura ambientale. Gli attacchi informatici sono considerati il quarto rischio più grande in aggregato, classificandosi tra i primi tre negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada. La Russia è la più grande preoccupazione nel Regno Unito, in Canada (a pari merito) e in Germania (a pari merito) e la seconda più grande negli Stati Uniti”.

La Conferenza sulla Sicurezza di Monaco inizierà venerdi 14 febbraio per concludersi domenica. In un epoca di bruschi cambiamenti e accelerazioni sarà interessante vedere le risposte degli ambienti euroatlantici agli scenari internazionali presi in esame nella edizione di quest’anno.

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