David Yambio, testimone contro Almasri, è uno degli intercettati da Paragon: “Temo per la mia vita”
È una delle vittime dei crimini commessi dal torturatore libico Almasri. Lo scandalo si allarga ancora di più: “L’obiettivo era farmi tacere”.
A cura di Antonio Musella
David Yambio è il portavoce di Refugees in Libya, il collettivo di migranti rifugiati politici in Europa che denuncia da tempo le violenze e le torture che le persone migranti subiscono in Libya ad opera delle milizie in dei veri e propri lager. Anche lui è tra le vittime dello spionaggio illegale attraverso il software militare israeliano della Paragon, usato solo dagli Stati occidentali. Yambio è stato uno dei testimoni chiave contro Najeem Osama Almasri, il generale libico accusato di crimini contro l'umanità ricercato dalla Corte Penale Internazionale e liberato dalle autorità italiane, dopo essere stato arrestato lo scorso 19 gennaio, e riaccompagnato in Libia con un volo di Stato. Insieme a Lam Magok e Mohamed Daoud, David è stato tra le tre vittime di Almasri che hanno denunciato al parlamento italiano gli orribili crimini del torturatore libico. L'attività di spionaggio sarebbe stata svelata nello scorso mese di novembre, Yambio ne parlerà oggi al parlamento europeo a Strasburgo dove deve essere
Il collegamento con il caso Almasri: "L'obiettivo è farmi tacere"
Appare fin troppo evidente che l'attività di denuncia delle torture e del traffico di esseri umani fatta da Yambio e da Refugees in Libya sia la motivazione per la quale l'attivista di origini sudanesi sia stato illegalmente spiato. Allo stesso tempo viene da immaginarsi un collegamento con il caso Almasri, se non temporale, visto che lo spyware sul telefono di David è stato scoperto a novembre e il generale libico è stato fermato a Torino a gennaio, sicuramente rispetto alle attività più complessive di trafficanti libici. "Io non lo so se esiste un collegamento tra lo spionaggio ai miei danni e la vicenda Almasri – spiega Yambio – ma visto che mi occupo delle sofferenze che ha inflitto alle persone, direi che tutto è possibile. Chiunque mi spii e invada la mia privacy è un criminale e ha un obiettivo: uccidermi, mettermi a tacere, ricattarmi o utilizzare i dati per uccidere le vittime della tortura in Libia, Tunisia e coloro che testimoniano davanti ai tribunali contro i regimi governativi in Libia e in Europa". In effetti il portavoce di Refugees in Libya è uno dei testimoni che ha lavorato con la Corte Penale Internazionale per raccogliere le prove dei crimini contro Almasri commessi nel lager di Mitiga in Libya e nelle altre prigioni sotto il controllo del generale libico. "Ho vissuto nella paura costante fino ad oggi – racconta David – viviamo in un'era in cui i dispositivi possono essere manipolati e controllati e possono esplodere come una bomba. E se cercassero di uccidermi in quel modo? Vorranno prendere di mira tutti coloro che sono nei miei dati e invadere anche la loro privacy".
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