Dai quotidiani ungheresi info sulle mobilitazioni antifa nella "giornata dell'onore" e l'uso che ne fa Orban assieme alla prigionia di Ilaria Salis
l'articolo in prima del giornale stampato in distribuzione in questa settimana |
Iniziamo questa rassegna stampa sui fatti dell'Ungheria di Budapest, su ciò che è accaduto questo fine settimana a partire dai giornali ungheresi on-line, in particolare ci rifaremo a Merce che può essere ricondotto a un'area della sinistra e dell'opposizione al governo Orban, ma abbiamo dato un'occhiata anche ai giornali nazionali ufficiali.
Ci stiamo concentrando su questo fine settimana perché sono state le due giornate in cui si è svolta quella che in Italia abbiamo imparato a conoscere come la “giornata dell'onore”, cioè una commemorazione nazifascista che è diventata il pretesto per un incontro internazionale di nazisti e fascisti a Budapest. Incontro che avviene soprattutto perché, come hanno dichiarato spesso i loro capi, ormai l'Ungheria è diventato un luogo sicuro dove liberamente riunirsi, liberamente sfoggiare i simboli tipici fascisti come le svastiche, le uniformi naziste della SS, dove fare propaganda e comunque trovare l'occasione per incontrarsi a livello internazionale.
Queste giornate sono state anche l'occasione per una risposta dell'antifascismo internazionale. L'anno
scorso questa risposta ha determinato scontri e violenze tra i gruppi fascisti e gli antifascisti che hanno portato ad arresti di alcuni antifascisti internazionali, tra cui la nostra Ilaria Salis, di cui la vicenda è nota e di cui cercheremo di parlare un pò verso la fine.Concentrandoci sulle due giornate possiamo dire che il 10 Febbraio e l'11 Febbraio sono considerati come la commemorazione dell'assedio di Budapest, un fatto storico della Seconda guerra mondiale dove l''Armata Rossa sovietica ormai accerchiava Budapest - perchè l'Ungheria è stata collaborazionista del nazismo - in un assedio che si è concluso con la capitolazione sia dell'esercito nazista occupante che dei collaborazionisti ungheresi.
In realtà l'11 Febbraio 1945, il “giorno dell'onore”, quello che viene chiamato così dalle formazioni naziste, vuole ricordare un episodio specifico, cioè il tentativo da parte dell’esercito nazista, esercito ungherese, collaborazionista di sfondare questo assedio facendo un attacco suicida sulle montagne di Buda, quindi sulla parte alta della della città di Budapest, che portò al massacro di 14.000 tedeschi e 2000 soldati ungheresi.
Questo fu l'ultimo tentativo delle canaglie naziste e fasciste ungheresi di non capitolare e il risultato fu comunque la liberazione di Budapest e del paese dai nazisti.
Questo aspetto storico è importante saperlo perché questa giornata di commemorazione dell'assedio di Budapest e delle sue vittime è una commemorazione che avviene da moltissimi anni, fin dal periodo in cui l'Ungheria faceva parte del blocco sovietico e rappresentava una ricorrenza inizialmente antifascista, nel senso una ricorrenza che ricordava la liberazione dell'Ungheria e il trionfo e l'entrata dell'Armata Rossa. Solo che da 10 anni, prendendo come episodio questo tentativo di fuga e di evasione dei nazisti del ‘45 dall'assedio, i nazisti odierni ne hanno fatto una loro giornata. E da parecchi anni la risposta dell'antifascismo non si è fatta attendere.
Allora vediamo quest'anno. L'anno scorso ci sono stati scontri tra entrambe le parti, ci sono stati arresti di antifascisti, tra cui Ilaria Salis. Quest'anno vediamo che dai giornali che le manifestazioni sono risultate essere pacifiche, non ci sono stati scontri, questo per l'ingente presenza di polizia che ha protetto i fascisti e ha evitato contatti con i gruppi antifascisti. In realtà ci sono state molte identificazioni di antifascisti, anche quelli provenienti da fuori dell'Ungheria e si registra l'arresto di un gruppo di tedeschi antifascisti. D'altra parte è ironico pensare che, forse proprio a causa del polverone sollevato sulla questione di Ilaria Salis, quest'anno il governo aveva proibito le adunate naziste, le ha rese praticamente illegali, salvo che non ha fatto nulla per realmente impedirle.
I gruppi fascisti si sono dati degli appuntamenti in questa giornata che si è articolata non solo con manifestazioni e commemorazioni, ma anche con concerti di gruppi filonazisti e non hanno comunicato in maniera pubblica i luoghi di ritrovo, anche se poi i luoghi di ritrovo sono più o meno quelli dell'anno scorso, in particolare il castello di Buda che è nella zona dove c'è stato questo tentativo nel ‘45 di evasione da parte dell'esercito nazista e d'altra parte hanno mascherato la loro propaganda facendola passare con un tour commemorativo. Il risultato è stato quindi che comunque la manifestazione fascista si è avuta e non è stata realmente impedita, semplicemente a livello formale era vietata.
D'altra parte - i giornali lo sottolineano, soprattutto quelli filo governativi - c'è una grande enfasi nel dire che quest'anno a tutti è stato dato diritto di manifestare, anche alle forze antifasciste, che sono state autorizzate che quindi nulla poteva essere addebitato a livello di antidemocratico a questo governo, salvo che da dove emerge dalla descrizione degli articoli di Merce, di questo giornale di sinistra, l'attenzione della polizia, sia a livello di controlli, di arresti – come nel caso del gruppo tedesco – verso agli antifascisti è stata molto superiore a quella fatta contro i fascisti.
Il doppio standard verso il trattamento degli antifascisti rispetto al trattamento degli antifascisti è una consuetudine qui in Ungheria, proprio perché il governo ungherese di Orban ha questa assoluta vicinanza con i gruppi fascisti e utilizza l'antifascismo come forma non solo di repressione esterna, ma anche di repressione interna. Infatti su questo sarebbe il caso di soffermarsi leggendo un pò questi giornali online.
Le manifestazioni antifasciste che ci sono a Budapest e che si ripetono da 10 anni, così come le manifestazioni fasciste, vedono una varietà di soggetti presenti, non solo internazionali, come quelli a cui aveva aderito Italia Salis, ma anche - e soprattutto - gruppi antifascisti ungheresi.
Infatti l'immagine che ci arriva dell'Ungheria da noi è spesso un po appiattita su un'unica forma di governo autoritario come quello di Orban, che certamente c'è, come di una specie di omologolazione politica.
In realtà stiamo verificando che l'antifascismo cerca in qualche maniera anche lì di farsi sentire. In questo caso le manifestazioni del 10 e dell'11 Febbraio di sabato e domenica ci sono state, hanno visto anche la presenza degli appartenenti alla resistenza ungherese – un pò come la nostra ANPI - e anche la altre forze più contemporanee che rivendicano l'antifascismo, addirittura è stata lanciata una manifestazione che aveva come titolo “Smettiamola di glorificare il nazismo in Ungheria”. Questo fa anche capire che l'appoggio che Orban dà di fatto alle formazioni naziste a questa celebrazione ha come scopo soprattutto quello di avere una sorta di riconoscimento politico.
Infatti la vicenda di Ilaria Salis, leggendo i giornali ci fa capire che entrava in un gioco internazionale, anche di pressione rispetto all'Unione europea, c'è stato il discorso legato allo sblocco dei finanziamenti per la guerra in Ucraina a cui Orban ha ceduto, dando il proprio voto positivo per un nuovo finanziamento, però ha usato la vicenda, l'irriducibilità, l'inflessibilità nei confronti di Ilaria come strumento internazionale per dimostrare all'interno di non cedere così facilmente alle pressioni dell'Unione europea, alle pressioni internazionali.
L'antifascismo associato a terrorismo, a violenza, è per il governo di Orban, una scusa perfetta per criminalizzare qualsiasi opposizione interna che non è così appiattita: l'anno scorso l’ Ungheria è stata attraversata da grandi proteste, sia studentesche sia legate al movimento LGBT, sia di insegnanti contro una riforma scolastica molto pesante in chiave neoliberista, manifestazioni che ci sono state, che sono state represse duramente con arresti, cariche, licenziamenti degli insegnanti. E poi tutto un meccanismo di repressione in cui Ilaria Sarris in qualche maniera sta soffrendo in prima persona, ma che soffrono gli oppositori ungheresi, probabilmente quotidianamente, sia dal punto di vista processuale che dal punto di vista delle condizioni carcerarie, che dal punto di vista della repressione sociale sul lavoro, sul movimento. La crisi economica, l'inflazione e gli alti prezzi, la crisi del lavoro, la dipendenza esterna dell'Ungheria, sta facendo vacillare di molto il governo Orban, che quindi l'anno scorso ha trovato come capro espiatorio perfetto sia esterno ma soprattutto interno l'antifascista come criminale e terrorista, e questo fa anche capire l'accanimento rispetto a Ilaria Salis.
Però quest'anno le pressioni internazionali hanno avuto l'effetto di cercare di far apparire un più basso profilo da parte del governo rispetto all'appoggio a queste formazioni naziste. E d'altra parte, invece di scoraggiare totalmente l'antifascismo, lo ha reso abbastanza più vivace. Abbiamo visto che le manifestazioni antifasciste ci sono state, sono state varie, non ci sono stati scontri per la presenza della polizia. Però le parole sono state chiare contro il ritorno del fascismo, contro il revisionismo.
Non possiamo dire che questo stia portando a una vera e propria svolta immediata, anzi. Il fascismo di Orban ha fatto un passo in più rispetto all’azione repressiva, ma anche rispetto a un revisionismo storico: infatti, proprio il governo Orban, insieme a queste formazioni naziste che si radunano abitualmente a Budapest e trovano spazio e consenso, si stanno facendo promotori a livello di Unione europea di un'attribuzione della responsabilità della Seconda guerra mondiale alla stessa Unione Sovietica, un ribaltamento storico impressionante che però fa il gioco, anche interno, di portare a una criminalizzazione degli antifascisti come come terroristi e criminali e che quindi il rischio vero è che se non ci sarà una svolta l'anno prossimo, forse proprio le manifestazioni antifasciste potrebbero essere quelle proibite e quelle più criminalizzate.
Quest’anno è stata una commemorazione interlocutoria che vedremo in futuro cosa realmente ha significato.
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