Riprendiamo i passi seguenti, che commenteremo nel prossimo giovedì
Dal “Che fare?”: “Ma perché il movimento spontaneo… va verso il predominio dell’ideologia borghese? Per la semplice ragione che per la sua origine l’ideologia borghese è molto più antica di quella socialista, essa è più elaborata in tutti i suoi aspetti e possiede mezzi incomparabilmente più grandi di diffusione…”
Ancora, in una nota: “Si dice spesso la classe operaia aspira spontaneamente al socialismo. Ciò è giustissimo nel senso che più profondamente e più esattamente di tutte le altre la teoria socialista determina le cause dei malanni della classe operaia e perciò gli operai possono assimilarla facilmente, purché questa teoria non capitoli davanti alla spontaneità, purché non si assoggetti alla spontaneità, la classe operaia aspira spontaneamente al socialismo ma l’ideologia borghese che è la più diffusa (e che costantemente risorge nelle forme più svariate) pur tuttavia è imposta spontaneamente più di ogni altra all’operaio.
Riferendosi al giornale dell’economismo, Rabociaja Myisl Lenin scrive: “non nega completamente la lotta politica… parla di lotta contro il governo… pensa soltanto che la politica segue sempre
l’economia… Queste tesi sono assolutamente false, se per politica si intende la politica socialdemocratica (comunista ndr). La lotta economica degli operai, come abbiamo visto, è spessissimo legata (benchè non indissolubilmente) alla politica borghese… La politica tradunionista è l’aspirazione generale di tutti gli operai ad ottenere dallo Stato misure dirette contro i malanni propri della loro condizione, ma non ancora idonee a sopprimere questa condizione, cioè a distruggere la sottomissione del lavoro al capitale… Quindi, vi è politica e politica…”.Gli economisti “riconoscendo pienamente la lotta politica che cresce spontaneamente dallo stesso movimento operaio (o meglio le rivendicazioni e le aspirazioni politiche degli operai)… rifiutano assolutamente di elaborare in modo autonomo una politica… specifica che risponda ai compiti del socialismo e alle attuali condizioni”, del paese e della lotta di classe.
Lenin proseguendo nell’esame di altre forme dell’economismo, prende in considerazione coloro che danno molto peso alla lotta spontanea degli operai, che naturalmente quando comincia a svegliarsi afferra i primi mezzi di lotta che capitano, ma chiaramente questi primi mezzi saranno i mezzi tradunionisti e la prima ideologia che capita sarà sempre l’ideologia borghese”.
Lenin non mette in discussione questo processo né “che il movimento operaio di massa sia un fenomeno importantissimo è cosa su cui non si discute. Ma la questione sta tutta nel modo di intendere come questo movimento determinerà i compiti. La cosa si può intendere in due modi, o nel senso del culto della spontaneità di questo movimento, cioè della riduzione del ruolo della socialdemocrazia alla pura servilità nei riguardi del movimento operaio come tale…, oppure nel senso che il movimento di massa ci pone nuovi compiti teorici, politici, organizzativi molto più complessi…”.
Lenin prosegue esaminando come gli economisti, anche quando fanno affermazioni politiche giuste, le traducono sempre in forme di adeguamento al movimento esistente; e contrappone ad essi l’organizzazione per la lotta politica. E prende in considerazione alcuni aspetti di questa posizione degli economisti.
In una nota si scrive: “La teoria degli stadi, o teoria del timido zig-zag, è espressa così: le rivendicazioni politiche comuni… devono tuttavia corrispondere nei primi tempi all’esperienza che un determinato strato di operai ha ricavato dalla lotta economica. Soltanto sul terreno di questa esperienza si può e si deve intraprendere l’agitazione politica”.
E per rafforzare questo concetto, gli economisti sostengono: “quale socialdemocratico non sa che secondo la dottrina di Marx ed Engels gli interessi economici delle singole classi svolgono una funzione decisiva nella storia e che, per conseguenza, in particolare la lotta del proletariato per i suoi interessi economici deve avere un significato primario per il suo sviluppo di classe e la lotta emancipatrice?”.
Lenin replica: “Questo per conseguenza è assolutamente inopportuno. Dal fatto che gli interessi economici svolgono una funzione decisiva non deriva affatto alcuna conseguenza sul significato primario della lotta economica (= sindacale), perché gli interessi più essenziali “decisivi” delle classi possono essere soddisfatti soltanto con radicali trasformazioni politiche in generale; in particolare, l’interesse economico fondamentale del proletariato può essere soddisfatto solo mediante una rivoluzione politica che sostituisca alla dittatura della borghesia la dittatura del proletariato”.
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