"ORE 12" esce in audio il lunedi/mercoledì/venerdi
Trascrizione dell'audio del 18 maggio - 6 -
L'Alluvione in Emilia Romagna
Ci sarebbe molto poco da aggiungere, rispetto a quello che la grande stampa pubblica, sulla disastrosa alluvione in Emilia Romagna. Ci sarebbe poco da aggiungere a fronte delle devastazioni, dei morti, degli sfollati.
Non sta a noi fare qui informazione ma, soprattutto, controinformazione.
E’ scontata la solidarietà, la nostra, quella dei lavoratori che fanno riferimento a noi, alle popolazioni alluvionate, è scontata quella che viene a tutti i livelli dalle organizzazioni sindacali di base, dalle associazioni e dai movimenti che si occupano di ambiente e di lotta contro la devastazione del territorio.
Il problema nostro è oggi quello di aiutare a comprendere, sia noi che chi ci ascolta, più che le ragioni, la lotta da fare rispetto a quello che è sotto gli occhi di tutti.
Già si dice – ed è perfino un discorso facile - che il dissesto idrogeologico è provocato dalle politiche sciagurate delle amministrazioni comunali, dei governi centrali, dall’utilizzo dei fondi pubblici a fini che non sono quelli della tutela del territorio e delle popolazioni.
E’ scontato che questi fenomeni siano dentro a una più generale situazione del clima e dell'ambiente che è al centro dell'attenzione del mondo negli ultimi tempi e che si riversa, nel concreto, in disastri come questo.
Il punto è che viene nascosto, il punto è che non viene messo in luce che tutto questo si chiama Capitalismo, e che è il sistema capitalista non solo è responsabile - diciamo all'80% di quello che avviene - ma è anche il sistema capitalista che impedisce alle popolazioni, ai governi, di fronteggiare e di ridurre al minimo i danni che eventi di questo genere provocano e che continueranno a succedere.
E’ il sistema capitalista. Quando si parla di “sistema capitalista” questo viene considerato come uno slogan e da molti
addirittura come un retaggio di teorie, politiche, ideologie, sorpassate e superate dai tempi e della attuale situazione. Ed, invece, si tratta semplicemente dell'incomprensione delle leggi che guidano la società che sono state tracciate da Marx ed Engels, pensiamo alle opere che Marx ed Engels hanno dedicato al rapporto tra uomo e natura, al rapporto tra economia e natura e al modo come questo si riversa nella condizione generale delle popolazioni, dei proletari, delle masse popolari e dell'intera società.Oggi bisogna parlare di Capitalismo. Se non si parla di Capitalismo e di lotta anticapitalista, si sta ancora molto in superficie. In una forma o nell'altra si continua a sperare in questo sistema, in questi governi, in queste amministrazioni. Si continua a... “sperare nella Provvidenza” come unica soluzione possibile e si ritiene che, curandosi del proprio territorio, curandosi dei propri affetti, questo possa essere il compito massimo che toccherebbe a ognuno di noi.
Le cose non stanno così.
Perché il sistema capitalista nella sua marcia distruttiva, in un’epoca in cui esso è rappresentato a livello mondiale dall’imperialismo, continua la sua marcia inarrestabile che produce tutto questo.
Pensare che questo dipenda esclusivamente da un governo o da un politica è una visione del tutto superficiale. Se dovessimo dire di un governo, diremmo che tutti i governi sono responsabili.
L'Emilia-Romagna è sostanzialmente governata da sempre, con recenti smottamenti, dalle forze che potremmo chiamare di centro-sinistra, erede della tradizione storica del movimento operaio ed, in particolare, erede della tradizione storica del Partito Comunista della sua epoca peggiore quando, da organizzazione della trasformazione sociale e politica, si è trasformato in amministrazione della situazione sociale politica. Quindi è colpa senz'altro di questa amministrazione. E’ inutile che Bonaccini, ultimo arrivato di questa tradizione, ci venga a dire che non bisogna guardare alle polemiche, alle forze politiche, che bisogna unirsi tutti "ringrazio tutti"... e così via. Banalità. Le cose non stanno così.
L'Emilia Romagna è da sempre, anche per condizioni naturali - ce lo rispiegano scienziati, geologi e ogni genere di esperti di questa situazione – un terreno soggetto ad alluvioni e anche a terremoti: non è questa la novità!
La novità sta negli effetti che questo produce nelle popolazioni, nell'incapacità di fronteggiarli, di allertare le popolazioni, di organizzarne l'autodifesa a fronte degli eventi naturali. Ma chi potrebbe organizzare questa autodifesa quando il modello Emiliano è fondato sull'utilizzo massivo del territorio, è fondato sulla gentrificazione selvaggia della Regione, all'insegna del turismo? Il turismo è il contrario della salvaguardia della natura. Il turismo, nell'epoca dell'imperialismo, nel modello Emiliano, per non dire dell'intero modello neoliberista di gestione di questa situazione, è quello che occupa tutto e non per salvaguardare i beni naturali ma per sviluppare un processo selvaggio di cementificazione, di una trasformazione del territorio che non pensa agli eventi naturali che possono colpire: lo stato delle dighe, gli invasi, ecc. Invitiamo a leggere i giornali su questo perché molto è scritto e non sta a noi rileggerli ma darne una chiave di lettura.
Chi ha provocato i danni non può essere il salvatore della patria, non sarà l’amministrazione di Bonaccini, erede della tradizione amministrativista, del falso socialismo, del falso comunismo, della falsa sinistra nel nostro paese, del falso “rosso”, che potrà essere in qualche misura la soluzione del problema.
Certo, il nuovo governo è il peggiore dei mali.
Il nuovo governo, al di là della demagogia, è il governo della Santanchè, del Papeete, di Salvini, uno dei soggetti fondamentali di quest’uso selvaggio del territorio a fini di profitto, al fine di una economia parassitaria che, sostanzialmente, la natura ora ci fa scontare con i suoi eventi naturali.
Per di più, il governo potrà usare strumentalmente argomenti politici ma la sostanza è che il suo ministro, tutto il governo, il Salvini di turno, il Ministro della Giustizia sono, per esempio, impegnati nel rimuovere qualsiasi reato di abuso d'ufficio. Chi sa le cose - e anche chi non le sa le può capire - sa bene che l'abuso d'ufficio è stato uno dei palliativi dei reati piccoli che vengono addebitati ai sindaci e agli amministratori che utilizzano il potere amministrativo, il voto degli elettori e il grado di consenso, per speculazioni di carattere fondamentalmente edili sul territorio, che sono anche fenomeni di corruzione. Liberalizzare gli appalti, togliere l'abuso d'ufficio, significa dare mano libera a tutto ciò che ha prodotto il disastro territoriale che, in caso di eventi naturali, si traduce in disastro umano e sociale.
A fronte di questo non si può tacere! L'aiuto non può essere un silenziatore! E' chiaro che bisogna oggi sostenere tutte le operazioni che vanno in direzione della salvezza delle vite umane, della riduzione degli sfollati, tutti i provvedimenti che vanno incontro a chi sta pagando un alto costo rispetto a questo; la detassazione generale, così come provvedimenti importanti vanno presi per i lavoratori a cui deve essere garantita la cassa integrazione e anche l'integrazione a questa cassa integrazione nei luoghi in cui il disastro naturale comporta una perdita di lavoro.
Abbiamo scarsissima fiducia che il governo, così come non ha fatto nulla per gli altri territori, sarà in grado di prendere provvedimenti in merito alla tutela dei lavoratori, del lavoro e delle loro condizioni materiali.
Il Capitale, come ha utilizzato per il profitto i processi devastativi del territorio e di mancata prevenzione, intende trasformare la ricostruzione - che è assolutamente necessaria e indispensabile - in nuove occasioni di profitto e di speculazione.
Ben altro è il sentimento che anima tanti volontari, di cui i giovani come sempre sono in prima fila, prodigandosi in queste ore, dimostrando di avere un senso civile, un senso di solidarietà, sicuramente molto maggiore dei governi e del sistema capitalistico.
Infine un'ultima questione. E’ evidente che noi siamo parte dell'estrema sinistra, del sindacalismo di base e di classe, dei comunisti rivoluzionari, a noi tocca spenderci in queste vicende, essere una voce contro - ma non contro per principio - ma contro rispetto al fatto che dobbiamo dare voce a chi non ha voce, non bisogna lasciare le popolazioni sole soprattutto nell'elemento di denuncia, perché, come sempre succede in questi casi, vengono lasciate sole, vengono utilizzate dalle televisioni per mostrare gli eventi per essere poi il giorno dopo abbandonate.
E’ evidente che a noi tocca questa trincea, come ci tocca la trincea della difesa delle condizioni materiali di lavoro e di salario dei lavoratori.
Il Vertice del G7 a Tokyo
Appare poi come sconvolgente, proprio in questi eventi, il divario tra le esigenze delle masse, delle popolazioni, la salvaguardia dei beni della vita, della vita sociale e del futuro dell'attività umana, con le scelte dell'imperialismo.
Come non mettere a confronto gli stanziamenti fatti, immediati - il governo dice: abbiamo stanziato 20 milioni di euro, ma 20 milioni di euro è il costo di un F 16 - e i miliardi stanziati e utilizzati per la guerra e non solo. E questa viene ritenuta una spesa intoccabile che difenderebbe la civiltà, la democrazia dalla barbarie (in questa occasione individuata dall'invasione russa dell'Ucraina, perché si è parte del campo dell'imperialismo americano, della NATO, che in questa guerra ci hanno inzuppato il biscotto, il pane e molto di più).
Quindi ai vertici di Tokyo si discute di come avanzare lungo la guerra interimperialista, con nuove sanzioni, con la messa sotto accusa della Cina - altro paese imperialista - utilizzando la tensione internazionale per affossare la via della seta e imporre la via di Biden, la via delle grandi multinazionali, con l'obbligo di stare dentro il recinto economico dell'imperialismo americano, europeo, di cui l'Italia è parte integrante.
Un vertice di guerra che prevede un enorme innalzamento - altro che quello che già c'è stato - delle spese militari, dell'armamento e del suo utilizzo, perché le armi sono fatte per essere utilizzate anche quando si presentano come deterrenza.
Fare, poi, il vertice del G7 a Hiroshima è come se la l’imperialismo dicesse: ebbene sì, se è necessario il nucleare sarà usato.
Lo spettro di Hiroshima qui viene quasi rivendicato dall'imperialismo nel grado di contesa internazionale.
E’ oggettivo, non è una fissazione che non si può fermare la guerra senza combattere l'imperialismo e i sui governi, di cui il governo italiano agisce in prima linea. L'Italia è ben piazzata: il governo Meloni-Crosetto in questi giorni è proprio impegnato ad addestrare i militari ucraini, a mandare le armi di attacco - e non solo quelle già inviate - per accendere la guerra, non certo per spegnerla.
Le parole di pace dell'imperialismo sono parole dei banditi che intanto fanno la guerra e quindi vale ancora il messaggio internazionale e internazionalista: se vuoi la pace devi fare guerra alla guerra. Guerra politica, sociale e militare perché la guerra politica e sociale, necessaria per difendere le ricadute della guerra sulle masse, ha senso se finalizzata alla guerra per rovesciare il potere dei governi, per combattere i loro eserciti.
E questo necessita dell’esercito proletario, che non è un esercito calato dal cielo, ma è la trasformazione della lotta sociale in lotta contro la guerra, contro l'imperialismo. Contro l'imperialismo che uccide con le guerre, uccide con i disastri e uccide sui posti di lavoro: c'è un nesso inestricabile, una catena che dalle grandi guerre finisce fino alle morti sul lavoro. Noi dobbiamo opporre la guerra proletaria e l'organizzazione proletaria e lo sforzo lungo - molto lungo ma indispensabile - per costruire le nostre tre armi per il rovesciamento di questo sistema assassino.
Armi nel "decreto lavoro"
Spostando l'attenzione a un giornale, Il Fatto Quotidiano titola: “servono proiettili per Kiev, 15 milioni nel decreto lavoro”. Nel Decreto Lavoro! Quando parlano di provvedimenti sul Lavoro sono 15 milioni di proiettili per l'Ucraina! Questa è la politica del lavoro del governo, è la politica delle soluzioni delle vertenze che sono al tavolo dell'ex MISE, chiamato oggi, in maniera scandalosa, Ministero delle imprese.
15 milioni sono l'obolo, che, peraltro, avviene in un contesto in cui l'obolo viene tolto al reddito di cittadinanza e non parliamo di salario minimo garantito, i lavoratori devono essere sfruttati, precarizzati, a €3 all'ora se del caso. E’ questa l'unica politica che i padroni intendono quando si parla di lavoro!
Naturalmente questo governo però non è da solo, non esiste un governo e il popolo bue. Il Governo è un sistema, è un sistema politico-elettorale, è un apparato, è un'organizzazione del consenso.
L'organizzazione del consenso è al centro della politica dei governi e come non potrebbe esserlo per questo governo di stampo obiettivamente neofascista e autoritaria. In questa direzione va lo scempio che si sta facendo nella Rai, con cui via via verranno sostituite tutte le caselle che rappresentavano “l'altra cordata”, soprattutto sul fronte giornalistico, nella gestione delle trasmissioni di larga audience. in queste "caselle" ora vengono piazzati personaggi davvero squallidi, alcuni legati al neofascismo storico e perfino al terrorismo fascista, a Mafia Capitale.
Non abbiamo nessuna esitazione nel dire che la RAI è stata messa in mano alla peggiore feccia che questo governo poteva trovare nel suo sottobosco, nelle sue fogne da cui questi personaggi vengono tirati fuori.
Quindi il fronte dell'informazione, della lotta alla Rai che si va edificando da Tele Kabul a Tele Fascio, è evidentemente un fronte che i proletari e le masse popolari e le forze che si oppongono al fascismo e alla reazione in questo paese non possono lasciare alla mera denuncia di parte della stampa.
Significa che la guerra sociale non è sufficiente, che la guerra sociale, se non è combinata con la guerra politica, sul fronte dell’informazione, delle istituzioni, dell'uso capitalistico e forcaiolo della Giustizia, non sarà in grado di opporre alla marcia reazionaria del governo la controffensiva, la risposta, la ripresa del movimento proletario e popolare.
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