Ma
questa, come ha sempre denunciato e sollecitato alla lotta lo Slai
cobas, è la politica non nuova di Acciaierie d'Italia, che vuole ridurre
i costi e aumentare i profitti; una politica che finora non ha trovato
seri ostacoli, se non due scioperi dell'anno scorso a distanza di 6 mesi
l'uno dall'altro. Per il resto da parte dei sindacati in fabbrica solo
lamentale e peggio accordi, come l'ultimo separato, che hanno dato ampio
credito all'azienda, quando era chiaro anche allora che la
cassintegrazione sarebbe aumentata e i numeri indicati sono quelli dei
futuri esuberi.
Quindi chi dovrebbe guardarsi allo specchio e darsi schiaffi in faccia sono in primis Fim e Fiom
(non parliamo degli altri piccoli sindacati firmatari dell'accordo
separato che chiamarli "sindacati" è una menzogna, quando sono dei
"fiduciari" dell'azienda), che, però, invece di ammettere la "stronzata fatta" dicono:
La Fiom: “Nella
giornata di ieri i massimi livelli di Acciaierie d’Italia hanno
comunicato un forte aumento del ricorso alla CIGS. Si tratta di una
decisione assolutamente in disaccordo con la situazione produttiva di
Acciaierie d’Italia e con quanto comunicato negli incontri di
monitoraggio appena due giorni fa, quando era stata formalizzata la
ripartenza di Afo2 a Taranto ed erano state annunciate ricadute positive
sugli impianti e sui lavoratori. Peraltro, a conferma della situazione
paradossale, non più tardi dello scorso mese l’azienda aveva annunciato
l’arrivo di 60 milioni di nuovi ordini con la conseguente riduzione di
500 unità in CIGS. Assistiamo ancora una volta ad una totale mancanza di coerenza e trasparenza nelle scelte aziendali".
Ancora Brigati/Fiom: “Il metodo Morselli è ormai obsoleto e alla lunga non ha più nemmeno l’effetto sorpresa.
Quanto avvenuto con l’aumento indiscriminato della cassa integrazione è
il solito metodo utilizzato dall’Amministratore Delegato di
ArcelorMittal con cui prova a destabilizzare, ancora una volta, i lavoratori..."
La Fim: “Dopo
una fase successiva alla firma dell’accordo sulla Cigs, abbiamo
registrato un cambio di passo nelle relazioni industriali che facevano
da apripista al dialogo sui temi del lavoro, ma a pochi giorni dalla
ripartenza di Afo2, i lavoratori tornano ostaggio di una gestione
fuori controllo. Invece di diminuire i numeri dei cassintegrati con la
risalita della produzione, li aumenta e questo senza nemmeno avvisare i
lavoratori e le organizzazioni sindacali...".
Allora,
o questi sindacati sono stupidi o, ed è la realta', sono dei
"vendioperai", andati di corsa dietro la politica della Morselli; questi
hanno riempito di dichiarazioni positive sull'accordo pagine di
giornali, hanno fatto assemblee in fabbrica per giustificare la
giustezza e la bellezza di quell'accordo, dando piena fiducia alla
Morselli e tenere addormentati i lavoratori, e ora? Si arrampicano sugli
specchi, invece di, come minimo, cancellare la firma dell'accordo
separato e chiamare i lavoratori alla mobilitazione. Ma questo neanche
in questa occasione lo fanno. Il massimo è sempre e solo chiedere
l'intervento del Governo (che come tutti sanno è gia' dentro Acciaierie
d'Italia ed è parte in causa delle decisioni aziendali)
Ma
purtroppo su cosa fare a fronte di questo aumento della
cassintegrazione che portera', con l'aumento dell'attivita' produttiva,
un incremento del carico di lavoro, dello straordinario per chi resta in
fabbrica, mentre migliaia di operai continueranno stare fuori e a
prendere 800/900 euro di stipendio, anche da parte della Uilm la
risposta è sempre il Tavolo con il governo, cosi' come la annosa e
generica richiesta di "piano industriale" che tutto dovrebbe risolvere
(quando l'azienda il suo piano industriale lo sta gia' mettendo in
atto).
La Uilm: "Le denunce che avevamo manifestato
nella mancata sottoscrizione dell’accordo di Cigs dello scorso marzo si
stanno trasformando in realtà... Chiediamo al Governo di intervenire tempestivamente e in maniera definitiva per evitare una pericolosa deriva...
Solo un piano industriale, con una diversa governance e un impegno
concreto del Governo può dare la certezza di un rilancio industriale,
ambientale e sociale vero all’ex Ilva".
A
questo punto sono gli operai che dovrebbero farsi sentire e fermarsi.
Bisogna fare come gli operai della Stellantis di Pomigliano, che da loro
hanno deciso di scendere in sciopero, senza aspettare indicazioni dei
sindacati confederali.
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