giovedì 18 maggio 2023

pc 18 maggio - ORE 12 - Controinformazione rossoperaia - 5 - Testi

Trascrizione dell'audio del 17 maggio - 5 -


Gli Stati generali della natalita'

Parliamo degli Stati generali della natalita’, tenutisi l’11 e 12 maggio scorsi, anche se con qualche giorno di ritardo, dato che sono stati importanti, in sintonia e rappresentativi della fase attuale. Avrebbero dovuto avere un’effettiva opposizione e non solo qualche raro articolo critico sui giornali.

Per capire la loro importanza, agli “Stati generali della natalita’” c’erano tutti:

dal governo, Meloni, con ben sette ministri, tra cui chiaramente Lollobrigida, Salvini, Roccella, e poi Giorgetti, Urso, Valditara;
ai padroni, rappresentanti del mondo economico e finanziario, per cui figli vuol dire nuova forzalavoro fresca, con i vertici di Enel, Invitalia, Cassa Depositi e Prestiti, Poste, Tim, il presidente della Danone, il Ceo dell’Allianz, e altri esponenti di multinazionali;
alla Chiesa ufficiale, con papa Bergoglio che ha conciliato “nascite con accoglienza immigrati”, ma non ha avuto remore a stare fianco a fianco con la rappresentante di un governo che si è sporcato le mani di sangue dei bambini morti a Cutro e in altri viaggi nel mediterraneo; mostrando, come hanno evidenziato tutti i giornali, simpatia per la Meloni;
dall’”opposizione” Schlein PD, Conte M5S, Carfagna Azione, Bonetti Iv (partecipando o fisicamente oppure on line); da cui non si è sentita neanche una protesta di fronte ad affermazioni apertamente fascio/clerico integraliste, se non la solita scontata denuncia della condizione delle donne; e come sempre sono stati al “gioco” delle parti;
al Presidente della Repubblica.

Mancavano ufficialmente i vertici militari, ma gia’ iper presenti e condizionanti nella vita sociale, nelle scuole, nella militarizzare delle citta’ anche con l’esercito, ha promesso Piantedosi, in nome della sicurezza delle donne.
Mancavano ufficialmente, ma alcuni esponenti minori erano stati invitati, rappresentanti del mondo della cultura (ma forse si pensava di averli sostituiti con Lollobrigida con la sua enciclopedia Treccani sotto braccio).

Mancavano soprattutto le donne: su 49 ospiti solo 9 donne.

Tutti a segnare l’importanza per l’insieme della classe borghese dominante, del sistema politico, economico italiano di questa convention e il suo obiettivo, grezzamente ma senza equivoci formalizzato dal “padrone di casa” Gigi De Palo, presidente della “Fondazione per la natalita’ (5 figli, nettamente contrario alle unioni di fatto) che ha detto che ci vogliono 500mila nuovi bambini.

Quindi, le donne devono produrre 500mila figli! Anche anticipando “la nascita del primo figlio, non a 35 anni come ora”, citando come esempio di questa discesa dell’eta’ Stati come l’Ungheria, la Slovacchia, la Romania, la Germania. Un “invito” alle donne a fare più figli, che ha più il sapore di un diktat, di un ritorno, come ha scritto un giornale, dell’appello alle madri italiche cui il fascismo chiedeva che fossero fattrici di eroi per la patria”.

E la Brochure di presentazione degli “Stati generali della natalita’”, tanto per essere chiari, si intitolava: “Avete mai immaginato un mondo senza bambini?”. A cui sono seguiti messaggi terroristici”, con scenari da film di fantascienza: “Italia spopolata da qui alla fine del secolo” (indicando chiaramente dati solo dei nati bianchi e italiani, ed esclusi i bambini nati da immigrati).

E Valditara che diceva: “nei prossimi 10 anni gli studenti italiani caleranno dai 7,4 milioni odierni a 6” (chiaramente non c’entrano in questo calo i provvedimenti in corso per fare una scuola di serie A e di serie B che punta ad escludere i ragazzi di famiglie povere, non c’entrano i costi sempre più alti dello studio, non c’entrano i problemi dei prezzi degli alloggi per cui stanno lottando gli studenti universitari...). “Una propaganda volutamente allarmista di un futuro paese Italia spopolato”, come ha detto il demografo Massimo Livi Bacci in un’intervista al Manifesto, utile per dare fiato alla paura della “sostituzione etnica”.

A questo ha cercato di dare man forte il demografo Gian Carlo Blangiardo, ex presidente dell’Istat, quello che voleva far includere i feti abortiti nel calcolo dell’aspettativa di vita e nei pamphlet anti immigrazione, che nel suo intervento ha detto sfornando grafici e numeri a conferma di De Palo, che “l’Italia deve tornare nell’arco di un decennio a quota 500mila nascite” . Ha completato Adriano Bordignon, Presidente del Forum delle famiglie che ha detto: “Non sono più sufficienti dei piccoli interventi correttivi ma è necessario un intervento shock” (!?)

Un immaginario oscurantista e questo si’ preoccupante, sembra quasi di vedere come in un film di nera fantascienza una operazione di un governo che sequestra e mette in una struttura le donne perchè siano ingravidate.

E qual’è la conseguenza di questo “invito” se non un prossimo concreto attacco alla Legge 194 e al diritto d’aborto delle donne, che fara’ tornare ai tempi oscuri e mortali per tante donne, soprattutto proletarie?

Ma si tratta di una propaganda anche espressione di interessi molto più prosaici, infatti la brochure continuava: “Senza bambini significa, tanto per fare degli esempi che diano concretezza alla visione, senza la necessita’ di biberon, di prodotti per l’infanzia”, e li’ agli “Stati generali”, vi erano i manager di Plasmon, Prenatal e Assogiocattoli, per cui più nati vogliono dire immediati profitti, ad evidenziare le loro esigenze: “Il sostegno alle famiglie è al centro della nostra missione aziendale” ha assicurato il ceo di Angelini Industries; l’ad di Prenatal ha sottolineato che hanno 165 punti vendita di prodotti per l’infanzia (che vogliamo? Vogliamo rischiare di chiuderli una parte?).

E significativa era un’immagine del gruppo degli imprenditori con la scritta “La natalita’ produce ricchezza”... per loro!

Certo, nessuno si può dire, e in primis Mattarella, ha negato che se le donne fanno meno figli è perchè ci sono grossi problemi economici, di mancanza di lavoro, mancanza di servizi sociali di sostegno, pochi asili, salari sempre più bassi, che per le donne rasentano la miseria, ecc. ecc., tutto vero, ma dovete fare 500mila bambini in 10 anni!

Dopodichè Urso ha promesso un taglio all’Iva sui prodotti per l’infanzia (che, parole di Massimiliano Dona presidente dell’Unione nazionale consumatori, andra’ “a beneficio dei commercianti invece che delle famiglie”); si promette un rafforzamento del congedo parentale, rinnovo dei sostegni alle giovani coppie per l’acquisto della prima casa (che finora non ha affatto consentito tale acquisto), incremento della quota per i fringe benefit; ma soprattutto incentivi alle aziende se assumono donne e se le riprendono al lavoro dopo la maternita’, ecc,

Si spingono tutti a dire, anche la stessa Meloni, che le donne devono poter lavorare ma si “dimentica” che il 1 Maggio il governo Meloni ha fatto un decreto che estende i contratti a tempo determinato, precarizza il lavoro, ripristina i voucher, taglia e limita il reddito di cittadinanza (ora Assegno di inclusione), tutti provvedimenti che colpiscono tantissime le donne.

In questi Stati generali sono state fatte dichiarazioni (a cui potranno seguire passi concreti del governo) molto pesanti di chiaro stampo reazionario, fascista e nazista, sia da parte della Meloni che da parte di Lollobrigida, senza che però si sia alzata un’ondata di proteste.

Ci dispiace che la stessa Nudm di Roma, che ha le forze per organizzare un presidio, una iniziativa, anche una manifestazione, e nonostante la buona manifestazione in difesa dell’aborto del 28 aprile ad Ancona, non abbia in questa occasione fatto, ne detto nulla contro questi ‘Stati generali’. Eppure era necessario!

La dichiarazione principale della Meloni, riportata da tutti i giornali: “vogliamo che non sia più scandaloso dire che siamo tutti nati da un uomo e una donna, che non sia un tabù dire che la natalita’ non è in vendita, che l’utero non si affitta e i figli non sono prodotti da banco che puoi scegliere e poi magari restituire”, è impregnata da un lato di bassa falsificazione, con una rappresentazione della societa’ falsa (ancora una volta si amplificano situazioni ancora minoritarie in Italia, e si fanno “chiacchiere da bar” che un capo di governo non dovrebbe permettersi, anche al di la’ delle sue opinioni); dall’altro di concezioni da moderno medioevo. Dichiarazione che preannuncia come minimo ulteriori attacchi verso i figli di coppie dello stesso sesso, che per questo governo, ricordiamo le affermazioni della Roccella, vanno “cancellati”, resi desaparecidos, e che volutamente fa.

Chi considera i bambini “prodotti da banco che si possono scegliere” è invece proprio la politica di questo governo Meloni che accoglie i bimbi ucraini mentre respinge, e assiste senza muovere un dito alla loro morte in mare i bambini con la pelle nera o dei paesi asiatici.

Le affermazioni del Min. Lollobrigida di difesa dell’etnia italiana purtroppo non sono squallide dichiarazioni di un idiota razzista, hanno dietro e si collegano alle organiche teorie naziste e neo naziste di teorici di destra, di raggruppamenti nazisti di altri paesi europei, come abbiamo documentato in un articolo ripreso nel blog proletari comunisti. Sono le teorie di “purezza della razza” che sono state il cuore dell’ideologia hitleriana e dei raggruppamenti neo nazisti in Europa, e che oggi vengono riproposte, non dai topi di fogna dei neo nazisti nostrani, ma da ministri del governo. Anche la Roccella ha detto: “le etnie esistono, noi orgogliosi di essere italiani”.

Scrive Sebastiano Messina su Repubblica “l’italianita’ prima di tutto dunque. E cos’altro c’è, se non questo, dietro il furbo cavillo che si è inventato il ministro Sangiuliano per aggirare le norme europee che impediscono l’esclusione dei cittadini europei stabilendo che chiunque può partecipare ai concorsi per dirigere le gallerie, e i parchi archeologi nazionali: chiunque a condizione che sappia parlare e scrivere perfettamente in italiano”.

Verranno licenziati tutti coloro che non sono italiani dagli uffici pubblici?

Questi “Stati generali della natalita’” sono stati una fotografia del tipo di governo fascista che ci ritroviamo e di Ministri (come Salvini, Lollobrigida, e la lista è lunga...) che in uno Stato, pur democratico borghese, non ci potrebbero essere, incompatibili come sono con la Costituzione, formalmente antifascista, antirazzista, con le leggi attuali (una come la Roccella dichiaratamente anti abortista dovrebbe fare la presidente di un’associazione cattolica non la Ministra di uno Stato formalmente laico).

Ma sono anche il frutto della fase di crisi e di guerra, verso una guerra imperialista mondiale. E questo nel futuro richiede braccia, ricambi di braccia da sfruttare per il capitale e richiede corpi per la patria e la guerra.

Vogliamo concludere riprendendo uno slogan gridato nelle manifestazioni delle donne, e ora più che mai attuale: “Non siamo macchine per la riproduzione ma donne in lotta per la rivoluzione!”


Lo sciopero alla Stellantis di Pomigliano

Vogliamo parlare di ciò che la stampa non pubblica, non solo di quello che la stampa pubblica.

Ha avuto scarsissimo eco, con solo dei trafiletti, lo sciopero in atto che ha caratterizzato per tre/quattro giorni la Stellantis di Pomigliano.

Erano diversi anni che non si scioperava e questo sciopero ha riaperto i giochi in quella che è uno dei punti fondamentali delle grandi fabbriche nel nostro paese, che è uno degli stabilimenti principali della Stellatis.

Gli operai si sono ribellati innanzi tutto ai ritmi e al clima esistente in fabbrica, di sfruttamento, di comando padronale. Uno sciopero partito dal basso, organizzato e dichiarato dalla Fiom e che ha visto l'immediato appoggio dei lavoratori dello Slai Cobas di Pomigliano.

Uno sciopero importante. Gli operai hanno rialzato la testa e l’hanno mantenuta ben alta per due/tre/quattro giorni, respingendo l’accerchiamento che hanno ricevuto dei sindacati firmatari degli accordi perché a Pomigliano - come tutto il gruppo Stellantis - vince la pratica degli accordi separati anche nella trattativa aziendale. Si può dire che l'ombra di Marchionne non è mai passata, nonostante la sua morte. Uno sciopero che non ha trovato nessuno spazio nella stampa borghese e quindi è giusto che se ne parli.

Però bisogna guardare a questa vertenza come una vertenza importante. Lo Slai Cobas per il sindacato di classe di Puglia e Basilicata è stato, nei giorni dello sciopero, a Melfi, per portarne l’informazione, trovando subito un riscontro tra i lavoratori, perché in tutto il gruppo Stellantis questa situazione è ritenuta insopportabile e perché, a fronte all'intensificazione dello sfruttamento, sta corrispondendo un piano di riduzione dell’occupazione, di trasferimenti da stabilimento ad altro.

Questo sciopero è importante perché noi riteniamo che le grandi fabbriche, dalla Stellantis alla ex Ilva di Taranto, oggi Acciaierie Italia, oggi siano il cuore del proletariato industriale del nostro paese e consideriamo il proletariato industriale il cuore del proletariato in generale del nostro paese.

Senza la ripresa reale della lotta nelle grandi fabbriche e l'influenza delle lotte operaie nell'insieme del movimento di lotta in altri settori, dalla logistica al precariato, non riusciremo a invertire la rotta del movimento sindacale e né a creare quel brodo di coltura delle avanguardie operaie che possano fare la loro parte nella battaglia generale nella ricostruzione del Partito della classe operaia, per la costruzione del fronte unico di classe e per rispondere effettivamente a padroni e governo.

Va considerato che i governi continuano a lavorare solo per i padroni. Si è detto di Draghi, uomo della grande finanza italiana europea e, naturalmente, visceralmente legato al padronato nel nostro paese, ma, come si direbbe, al peggio non c'è mai fine: abbiamo visto tutti come l'insediamento di questo governo abbia corrisposto a uno schiacciamento sulle posizioni della Confindustria, a una teoria che dice che in questo paese bisogna sostenere le imprese, cioè i padroni, perché se non si sostengono i padroni non c'è lavoro né ci potrà essere un salario. Intanto i salari sono rimasti fermi così come le vertenze.

Le vertenze meriterebbero una trattazione integrale.

Sono tante le fabbriche, grandi e piccole, che aspettano soluzioni, per un totale di 40.000 operai che, di fatto, hanno perso il lavoro e le cui vertenze sono nel “porto delle nebbie” dell’ex MISE e che oggi si chiama, in maniera oscena, Ministro delle imprese – che ha cambiato perfino il logo che sembra una fascistata.

Non c’è alcuna risposta. I lavoratori, fabbrica per fabbrica, fanno il loro meglio, dalla Wartsila alla GKN a Portovesme. Ma questo movimento non è in grado di ostacolare i piani dei padroni e del governo, non è in grado di combattere realmente le delocalizzazioni, le chiusure e, quindi, il sostegno a tutte le vertenze sul lavoro presenti al MISE e la loro organizzazione generale su scala nazionale è una necessità per una effettiva ripresa della lotta di classe nel nostro paese.


Sull'alluvione in Emilia Romagna

Esprimiamo la nostra totale solidarietà alle popolazioni dell'Emilia Romagna, in particolare nelle zone di Forlì, Faenza, Ravenna, devastate da una alluvione che certo è stata rilevante, come spesso lo sono nel nostro paese. Però sono gli esiti di queste alluvioni che spaventano.

Quelle che dovrebbe essere la regione “rossa” di lunga tradizione, per i livelli di impegno delle amministrazioni regionali, provinciali, locali, per molto tempo è stata considerata un punto di riferimento del nostro paese rispetto ad analoghe situazioni esistenti, ad esempio nel sud Italia. Eppure questa alluvione ha prodotto morti e distruzioni. Ha messo allo scoperto che anche in Emilia Romagna è finito il tempo di una regione che si occupava meglio dei problemi strutturali che hanno a che fare con l’impegno nell’ occuparsi realmente del territorio. E le proposte che fanno da tempo sia le associazioni ambientaliste sia settori della stessa opposizione civica, si scontrano con i capitalismo nella fase attuale, che punta tutto sul turismo e nulla per mettere al riparo le popolazioni dai disastri naturali.

Quindi anche qui occorre un impegno di lotta, un rovesciamento dello stato di cose esistente, una ripresa nelle proprie mani di questa lotta da parte delle popolazioni, in particolare dei proletari, dei contadini e anche delle realtà dei piccoli paesi perché, effettivamente, il territorio sia nelle mani di chi ci abita ed i programmi siano corrispondenti alla necessità di mettere al riparo, di mettere in sicurezza, le popolazioni del territorio.

Il capitalismo è entrato in una fase distruttiva, la fase imperialista corrisponde con lo sviluppo massimo della finanza e del parassitismo e abbandona non solo le masse proletarie alle loro condizioni di sotto salario, di mancanza di lavoro di precarietà, ma abbraccia tutto il tessuto sociale, dalla Sanità alla Scuola al territorio.

Gli sforzi devono andare in direzione di una Rivoluzione, perché solo la Rivoluzione è in grado di mettere fine allo stillicidio quotidiano che produce morti e sofferenze tra le popolazioni.

Questa è una consapevolezza che deve passare dalla pratica delle masse, la pratica dell’iniziativa diretta, dell’autorganizzazione, della lotta sociale e politica all’altezza della gravità dei problemi.

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