Ha avuto scarsissimo rilievo sulla stampa locale che ne ha dato
notizia solo con piccoli trafiletti su agenzie online a visita
terminata.
A differenza dei media italiani,
quelli tunisini riportano esclusivamente la proposta al momento
velleitaria di KS di organizzare una Conferenza Internazionale sulle
migrazioni.
L'ambasciata d'Italia in Tunisia ha rigirato ieri il messaggio del viminale con foto: "L’obiettivo comune di rafforzare la cooperazione tra #italia e #tunisia sul piano della sicurezza e del contrasto ai trafficanti di esseri umani. Questo il tema al centro dei colloqui durante la visita del Ministro #Piantedosia #Tunisi, dove è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica, Kais Saied, e ha incontrato il Ministro dell’Interno, Kamel Fekih".
Il
reportage più completo è quello di Agenzianova, mentre l'articolo di
Matteo Garavoglia sul Manifesto è il migliore, incollo qui un suo
commento personale con nota a margine pubblicata sulla sua pagina fb.
Piantedosi è in Tunisia per riaffermare il primato degli interessi
italiani in Tunisia, a spese dei migranti e nel contesto delle
contraddizioni interimperialiste Italia-Francia in Nord Africa.
Commento di Matteo Garavoglia:
Incontri
di Stato di qualche ora, mesi di lavoro per capire effettivamente i
termini degli accordi raggiunti tra finanziamenti diretti e forniture
per il controllo delle frontiere. Ultimamente i rapporti diplomatici tra
Italia e Tunisia si possono riassumere così.
Non
fa eccezione la visita di ieri del ministro degli Interni Matteo
Piantedosi a Tunisi per incontrare il suo omologo Kamel Fekih e il
presidente della Repubblica Kais Saied.
Sono
passate poche settimane dall’annuncio del ministro degli Esteri Antonio
Tajani per sbloccare 10 milioni di euro in termini di forniture alla
Tunisia. I dubbi da parte della società civile sono sempre gli stessi:
funziona un modello basato solamente sulle intercettazioni in un momento
storico dove nel paese stanno crollando le minime strutture economiche?
Negli ultimi mesi il ministero degli Interni tunisino è tornato alla
ribalta per il suo ruolo nella repressione dei più basilari diritti
civili e sociali, è opportuno continuare a finanziare un’istituzione che
ha mostrato più di una crepa e che non gode della fiducia (per usare un
eufemismo) della popolazione?
Nota
a margine: spesso queste visite vengono raccontate per dimostrare che
queste forniture sono scarse e che bisogna continuare ad appoggiare a
oltranza le autorità tunisine per bloccare la rete dei trafficanti che
opera in Tunisia. Il punto è che dal 2020 a oggi abbiamo già speso 27
milioni di euro per la rimessa in efficienza di sei imbarcazioni della
guardia costiera tunisina, oltre alla fornitura di almeno 100 pick-up,
mini bus per il trasporto dei detenuti e altri sistemi di controllo
terrestre. All’interno del progetto The Big Wall di ActionAid in collaborazione con IrpiMedia, insieme ad Arianna Poletti
stiamo continuando a monitorare una linea di finanziamento tra il
ministero degli Esteri, quello degli Interni tunisino e l’agenzia delle
Nazioni Unite Unops (si legge qui: https://bit.ly/42XqZA1).
E, per ogni annuncio ufficiale, ci vogliono mesi di domande, mancate
risposte e di accessi agli atti che spesso prendono molto tempo prima di
capire il totale di questi aiuti. Da qui una domanda: perché
semplicemente non rendere pubblici e fruibili questo tipo di documenti
se l’obiettivo finale è solo di appoggiare una lotta totale ai
trafficanti del mare?
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